In un recente tweet, Daniel Larimer, CTO di Block.one, azienda dietro allo sviluppo di EOSio e alla blockchain di EOS, ha condiviso una sua idea riguardo ad un sistema alternativo per aumentare la scalabilità e rendere private le transazioni.
Checkout my latest blog post talking about the potential of creating infinitely scalable and completely private digital cash and the open source release of a proof of concept implementation. It can be leveraged by #EOS, #BTC, and just about any chain. https://t.co/Q9RiPIAi6F
— Daniel Larimer (@bytemaster7) January 7, 2021
Summary
La scalabilità di Bitcoin
Nel post, Larimer parte da un problema intrinseco ad ogni tecnologia relativa alla blockchain ossia la scalabilità che è quel parametro che permette di avere più transazioni processate al secondo.
Larimer prende così in esame bitcoin e la possibilità di dividerlo in tanti satoshi, cosa che solo in teoria è fattibile ma che le fee rendono impossibile. Se infatti volessimo spostare delle unità di satoshi tra un indirizzo e l’altro, si spenderebbe più di fee che di altro, rendendolo di fatto indivisibile in satoshi.
L’idea di Larimer per una maggiore scalabilità
Ed ecco così la soluzione di Larimer: trasferire la proprietà della chiave privata passando l’intero importo contenuta in essa senza pagare una fee nel processo. Per esempio, se dovessimo trasferire 2mila satoshi ad una persona potremmo dargli la chiave privata dell’address.
Per fare questo, Larimer ipotizza di utilizzare un sistema hardware che permetta di avere un ambiente separato ed inaccessibile dall’esterno. Questo ambiente potrebbe essere utilizzato solo da un utente specifico.
Si prenda ad esempio il sistema di protezione delle password che sfrutta il sistema di Apple che troviamo sui suoi dispositivi. Si tratta di un ambiente sicuro a cui solo l’utente potrebbe accedere tramite password e/o soluzioni biometriche.
Nel caso della blockchain, il processo prevederebbe l’inserimento della chiave privata in questo ambiente sicuro, la cifratura della stessa e la spedizione al mittente.
In seguito, tramite applicazioni di terze parti si verificherebbe che la chiave privata è stata cancellata dal mittente e che solo il destinatario ne sia in possesso.
Ovviamente Larimer mette in conto che questo sistema non sia perfetto e che con strumenti avanzati si potrebbe estrarre una chiave privata di questo tipo, ma parliamo sempre di casi estremi e non rappresentano la normalità degli utenti. Quindi, a livello macro, chi manda e riceve la chiave privata non avrebbe idea e modo di poterla recuperare.
Mojey esiste già
Sicuramente potrebbe essere un’idea interessante se non fosse che una soluzione simile esiste già e si chiama Mojey (codice aperto e disponibile a tutti). Si tratta di un sistema che sfrutta il trasferimento dei token tramite bluetooth e tramite messaggi, ed in più non necessita di una connessione ad internet. Tra l’altro sfrutta proprio il sistema messo a punto da Apple con la Whitebox crypto.
Viene comunque fatto notare che usando Mojey si perde la possibilità di fare un backup della chiave privata e quindi nel malaugurato caso che il sistema non dovesse funzionare, allora non ci sarebbe modo di recuperare le crypto all’interno.
Comunque, il vantaggio di questo sistema è che si elimina il costo delle transazioni, visto che è alla pari di un messaggio o di un file inviato in maniera praticamente istantanea e senza limiti.
Infine sappiamo che lo stesso Larimer sta lavorando a qualcosa di questo genere ed è molto eccitato dal rivelarlo.
Block.one sta infatti lavorando ad un sistema “offchain” per il trasferimento della chiave privata a cui è collegato un indirizzo “onchain” che contiene uno o più token.
Sapendo tra l’altro che Block.one ha investito in un’azienda che opera con il mining di Bitcoin e la stessa Block.one, possiede centinaia di migliaia di BTC, molto probabilmente questi indirizzi onchain conterranno proprio BTC.