HomeCriptovaluteMiningBitcoin: hash rate ancora basso, ma le fee sono alte

Bitcoin: hash rate ancora basso, ma le fee sono alte

L’hash rate di Bitcoin non ha ancora recuperato il calo di venerdì scorso dovuto ai problemi in Cina. 

Venerdì 16 aprile l’hash rate di Bitcoin ha subito un forte calo, passando dai 157 Ehash/s del giorno precedente ai 105 del giorno successivo. 

In altre parole si è ridotto di colpo del 33% a causa di problemi in una miniera di carbone in Cina con cui vengono alimentate alcune grosse mining farm. 

Il crollo della potenza di calcolo dei miner ha causato un’impennata del block time, passato dai soliti 10 minuti ad oltre 15 minuti il 17 aprile, per poi ridursi agli attuali 12 minuti. In buona sostanza per minare un blocco ora come ora ci vuole il 20% in più del tempo previsto, e questo riduce di fatto la capacità attuale della blockchain di Bitcoin per l’appunto del 12%. 

L’hash rate attualmente è ancora sotto i 130 Ehash/s, ovvero il 17% in meno rispetto al 15 aprile, pertanto il block time non sembra essere destinato a ridursi nei prossimi giorni. 

Questo fa sì che la mediana del costo delle transazioni sia ancora decisamente elevata: 0.00053 BTC (circa 28$) per transazione. 

Attesa per la riduzione dell’hash rate di Bitcoin

A meno che i miner non riescano a trovare il modo, a breve, di riportare l’hash rate su livelli più elevati, bisognerà attendere i primi giorni di maggio prima che il problema venga risolto con una drastica riduzione della difficulty. Il fatto è che la situazione in Cina in realtà non è cambiata, quindi sembra improbabile che l’hash rate possa tornare a breve sui livelli precedenti al crollo. 

Va tuttavia sottolineato che la profittabilità del mining di bitcoin in questi giorni ha toccato livelli massimi che non si vedevano addirittura da metà 2019, ovvero quasi due anni fa. 

La riduzione dell’hash rate infatti riduce la concorrenza, e quindi diventa più facile per i miner riuscire a convalidare i blocchi. Aumenta complessivamente il tempo necessario per convalidarli, ma aumenta anche per i singoli miner ancora attivi la probabilità di riuscirci. 

Da notare che questa vicenda dimostra che una parte significativa del mining di Bitcoin avviene in Cina, con fonti fossili come il carbone, e questo non fa che acuire i dubbi sulla sostenibilità ambientale di questa attività. 

Nel frattempo sta aumentando l’utilizzo di soluzioni di secondo livello per inviare BTC, come ad esempio Lightning Network, i cui nodi negli ultimi 30 giorni sono cresciuti del 6,5%, mentre i canali del 4,9%. Questo era un fenomeno già iniziato da tempo, e che potrebbe venire accelerato dall’attuale situazione critica, con le fee ad un livello davvero elevato. In effetti è difficile spiegare perché LN non venga ancora utilizzato in massa, soprattutto per le transazioni di piccoli importi in bitcoin.

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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