Oggi il web è fin troppo centralizzato, ma le cosiddette “dApp immortali” potrebbero decentralizzarlo.
Summary
Il web centralizzato
Infatti il web al giorno d’oggi è letteralmente dominato da poche grandi società che hanno un controllo pressochè assoluto ad esempio sui contenuti che pubblicano o che conservano, anche quando questi non sono di loro proprietà.
Ad esempio Facebook ha il controllo esclusivo ed assoluto di tutto ciò che gli utenti vi postano, come fotografie, video e testi, oppure Alphabet ha il controllo assoluto di Google Drive, Gmail, e così via.
In teoria queste società, volontariamente o involontariamente, hanno ad esempio il potere di eliminare tutto da un giorno all’altro, senza possibilità di recupero in modo indipendente da parte degli utenti.
Inoltre anche le pagine dei vari siti web vengono continuamente eliminate dai loro proprietari, dai server o da terze parti come hacker o autorità governative.
Questo pone un problema, ovvero il fatto che gli utenti debbano di fatto giocoforza affidare la sicurezza dei loro dati, dei loro file e delle loro informazioni a terzi costituiti spesso da singole società che, come qualsiasi azienda, possono sempre fallire e chiudere.
Anzi, a dire il vero prima o poi qualsiasi codice informatico che sia mai stato prodotto scomparirà, perchè eliminato dal suo proprietario, violato da qualcuno o a causa di problemi legati all’evoluzione nel corso del lunghissimo periodo.
Le dApp Immortali
La soluzione sarebbe quella di affidarsi ad Immortal Decentralized Applications, ovvero le dApp “immortali”.
Immaginando un futuro web 3.0 decentralizzato, costruito su edge computing, reti di dati decentralizzate ed intelligenza artificiale, questo sarebbe dominato da dApp aperte, permissionless e soprattutto trustless.
Lo ha affermato anche uno dei pionieri del web 2.0, ovvero quel Jack Dorsey che ha co-fondato Twitter. Di recente ha detto:
“Blockchain e bitcoin indicano un futuro e indicano un mondo in cui il contenuto esiste per sempre, dove è permanente, non va via, ed esiste per sempre su ogni singolo nodo ad esso connesso”.
Le dApps immortali sono applicazioni non hackerabili e non manipolabili da nessun singolo soggetto, e che quindi ad esempio non possono mai essere eliminate. Inoltre il contenuto su di esse ospitato virtualmente non può essere modificato.
In una visione di questo tipo, i contenuti caricati sul web 3.0 possono potenzialmente esistere per sempre, al riparo dai grandi monopoli tecnologici con i loro specifici interessi aziendali.
Inoltre garantirebbe a chiunque nel mondo accesso a tutti i contenuti, senza possibilità ad esempio che un governo possa limitarne l’accesso.
Nel web 3.0 decentralizzato la responsabilità del mantenimento di un’applicazione online non ricadrebbe sugli editori o sugli sviluppatori, ed una volta online la dApp può consentire a chiunque di accedervi.
Questo garantirebbe anche di fatto la libertà di avere accesso ad un web non censurabile da nessuno, sebbene questo d’altro canto significherebbe anche non poter rimuovere eventuali contenuti illeciti, come ad esempio quelli pedo-pornografici
Infatti l’impossibilità di eliminare un contenuto dopo averlo pubblicato può avere anche dei risvolti negativi, soprattutto se l’autore della pubblicazione può rimanere completamente ignoto. In tal modo infatti potrebbe essere impossibile risalire all’eventuale autore di un reato.
Un’altra nota dolente è quella che riguarda la velocità di sviluppo, che sui sistemi decentralizzati risulta essere giocoforza molto più lenta rispetto a quella velocissima dei progetti centralizzati.
Infine spesso gli strumenti centralizzati sono realizzati in modo da essere il più semplici possibili da utilizzare, anche perché possono generare anche enormi ricavi che costituiscono un potentissimo incentivo allo sviluppo, se riescono a raggiungere le masse. Questa dinamica spesso risulta essere molto meno potente sui sistemi decentralizzati.
Tuttavia ad esempio il CEO di LiquidApps, Beni Hakak, dice:
“Le dApp immortali rivoluzionano l’infrastruttura applicativa nel modo più radicale, eliminando la possibilità che una singola entità consolidi il potere su uno specifico servizio o app. Consentono agli utenti di essere più che semplici fonti di dati grezzi da raccogliere per i giganti di Internet, poiché anche le loro operazioni sui dati sono decentralizzate”.
Se non altro finalmente esiste un’alternativa al web 2.0 centralizzato dominato da pochi grandi aziende che hanno accumulato enorme potere nel corso degli anni.