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Stati Uniti in lotta contro ransomware e criptovalute

Continua la battaglia silente, ma forse sempre di meno, del Governo degli Stati Uniti in favore di una definitiva stretta ai movimenti di criptovalute provenienti da ransomware e attività illecite.

Dopo la lettera presentata da due senatori al Congresso per avere maggiore chiarezza sulla legge pro-tassazione sulle transazioni crypto si apre un nuovo scenario di denunce.

Criptovalute e ransomware: pugno duro degli Stati Uniti

Il Dipartimento del Tesoro ha infatti firmato una sanzione su di uno scambio di criptovalute addebitato a due operatori con l’accusa di operare attraverso guadagni illeciti. Sono stati sequestrati circa 6,1 milioni di dollari in fondi.

L’Office of Foreign Assets Control (OFAC) ha così definito la questione: 

“facilitazione di transazioni finanziarie legate al ransomware”.

Oggetto della denuncia con conseguente confisca sono stati gli scambi di criptovalute Chatex e la rete di base che li supporta.

L’OFAC ha dichiarato che da una serie di analisi e indagini condotte è risultato oltre il 50% delle transazioni ampiamente riconducibili ad attività di tipo illecito e con probabilità di connessione al mercato darknet.

La qualità delle analisi non è discutibile, ma apre molte questioni su come si possa controbattere a quella che sembra essere una continua persecuzione nei confronti della finanza decentralizzata.

Il 21 settembre l’OFAC aveva già sanzionato Suex OTC, un’altra piattaforma per lo scambio di criptovalute, con la stessa definizione portata agli atti, sospetta attività illecita. Chatex è legata direttamente a Suex OTC.

La regolamentazione delle criptovalute è da tempo ormai motivo di discussione all’interno di tante sale congressuali del mondo.

La paura in particolare del governo americano si rifà ad una base di forte inflazione, presente e in aumento, che lascia spazio ad una visione decentralizzata da parte dei cittadini.

Investire in criptovalute per molti sembra essere diventata una soluzione quasi stabile all’instabilità dei governi rappresentativi.

In questi giorni le denunce per transazioni illecite in America sono state diverse. L’OFAC ha inoltre sanzionato anche Yaroslav Vasinskyi e Yevgeniy Polyanin sempre in relazione a fatti di ransomware.

L’ucraino e il russo sono stati accusati di continuare a elaborare transazioni riconducibili a fatti poco chiari dal punto di vista legislativo (Sodinokibi/Revil).

Stati Uniti ransomware criptovalute
Monero (insieme a Bitcoin).è la criptivaluta più usata per le attività illecite

Stati Uniti, il governo criminalizza l’uso delle criptovalute

La criminalizzazione continua da parte del governo di chi opera con fondi legati alle criptovalute andrebbe analizzata ulteriormente. I due sono stati identificati come parte di un gruppo criminale che operava attraverso riscatti pagabili solo in Bitcoin o Monero.

Monero è stata al centro di più fatti, anche legati allo spionaggio tra Russia e America, e continua ad essere presa di mira come moneta di scambio per i traffici legati al mondo oscuro delle criptovalute.

Il sequestro effettuato ed ordinato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) di fondi detenuti presso FTX Trading ha accusato direttamente il russo Polyanin.

La definizione che il Dipartimento ha dato dell’ordine di sequestro ha al suo interno la parola “indipendente”. Il sequestro è di circa 6 milioni di dollari. L’accusa è quella di avere chiesto riscatti a grandi aziende ed enti governativi attraverso una rete criminale che generava ransomware. I fondi sequestrati sono riconducibili a “presunti” pagamenti di riscatto ricevuti proprio da Polyanin. I fondi erano riconducibili ad un conto FTX Trading Limited a nome di Evegnii Igorevich Polyanin.

Secondo l’accusa Polyanin avrebbe ricevuto oltre 11 milioni in Bitcoin.

Una lotta ingiustificata

Il quadro generale politico americano, che dovrebbe occuparsi di combattere l’inflazione crescente, si concentra invece sulla lotta, molte volte, ingiustificata alla finanza decentralizzata e al mondo delle criptovalute che si alimenta al suo interno.

Sembrano valere poco i continui richiami di molti esponenti del Congresso ad una regolamentazione o almeno ad un’accettazione di termini di scambio libero.

Le criptovalute, per il momento restano una spinosa questione.

 

 

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