Il viceministro dell’energia Evgeny Grabchak ha dichiarato che sarebbe opportuno legalizzare il mining di Bitcoin in Russia.
La Russia vuole aprirsi al mining di Bitcoin
Il viceministro dell’energia della Federazione russa Evgeny Grabchak ha dichiarato alla Tass, agenzia stampa russa, che il proprio paese dovrebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di approvare una legislazione a favore dell’attività di mining di criptovalute. Grabchak afferma infatti che:
“Il vuoto giuridico rende difficile regolamentare quest’area e stabilire regole chiare del gioco. Questo vuoto giuridico deve essere [eliminato] il prima possibile. Se vogliamo in qualche modo andare d’accordo con questa attività e non abbiamo altre opzioni nella realtà attuale, dobbiamo introdurre una regolamentazione legale, aggiungendo il concetto di mining al quadro normativo”
Questa affermazione in realtà non arriva certo a sorpresa in un paese che deve far fronte a durissime sanzioni imposte dalla comunità internazionale e che sta seriamente pensando alle valute digitali per arginare le conseguenze che queste gravano sull’economia del paese.
Possibili soluzioni alla svalutazione del rublo
Il crollo del rublo e le difficoltà a riuscire ad onorare le scadenze dei titoli sia da parte dello stato che delle aziende russe, ha spinto il paese a proporre addirittura l’ipotesi di accettare le criptovalute come pagamento per le forniture di gas e petrolio.

Evidentemente il chiaro obiettivo di Grabchak sarebbe quello di far diventare la Russia un hub per l’attività del mining di criptovalute, soprattutto alla luce del ban impartito lo scorso anno dalla Cina a tutte le attività legate al mondo crypto.
Il fatto che le criptovalute siano disinternediate vuol dire che esse in teoria sfuggono al controllo di qualsiasi istituzione centrale. Avendo sul proprio territorio la possibilità di minare criptovalute potrebbe dare al paese un vantaggio competitivo rispetto ad altri paesi e fornire un quantitativo di valute digitali con cui eventualmente aggirare o quantomeno ridurre il peso delle sanzioni.
Non è un caso se secondo i dati di Glasnode la Russia avrebbe assistito a una crescita importante nell’utilizzo delle criptovalute nei giorni successivi allo scoppio del conflitto. Secondo un rapporto del governo i russi possiedono più dell’11% del quantitativo di criptovaluta totale del mondo, ovvero circa 240 miliardi di dollari.
D’altra parte anche lo stesso presidente Putin aveva dichiarato due mesi fa come l’attività di mining potesse essere un’opzione vantaggiosa per un paese ricco di materie prime come la Russia.
Dopo il ban cinese, la Russia è diventata una delle mete preferite dai minatori di Bitcoin in fuga dalla Cina che ospitava circa il 65% del totale delle mining factory di Bitcoin.