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Greenpeace: nuova campagna per ridurre l’uso energia di Bitcoin

Greenpeace parla di Bitcoin e lo fa annunciando una nuova campagna “Change the code, not the climate”, volta a ridurre l’uso di energia dal mining di BTC così da essere meno dannoso per l’ambiente. 

Greenpeace e la nuova campagna dedicata al mining Bitcoin

Greenpeace, un network globale indipendente che coinvolge 26 organizzazioni nazionali/regionali in oltre 55 paesi, ha twittato in merito a Bitcoin per lanciare la sua campagna “Change the code, not the climate”:

“BREAKING: Bitcoin usa più energia di alcuni paesi, sta facendo risorgere impianti di combustibili fossili chiusi e guida la devastazione del clima. Ora, ci stiamo unendo a @ewg per ridurre l’uso di energia di Bitcoin del 99,9%.”

Si tratterebbe di un cambio di software, o meglio di “protocollo”, che porterebbe la regina delle crypto a non dover essere più “minata” utilizzando tanta energia come succede ora. 

Dal video, infatti, Greenpeace confronta la quantità di energia necessaria a minare Bitcoin all’intero utilizzo che ne fa un paese come la Svezia. 

La campagna per rendere BTC più ecosostenibile è stata lanciata da Greenpeace, insieme ad altri attivisti climatici e al co-fondatore del sistema di trasferimento fondi Ripple, Chris Larsen. 

Bitcoin svezia
Bitcoin consuma più energia della Svezia

“Change the code, not the climate” e l’intervista a Rolf Skar

Secondo un’intervista al Campaign Director di Greenpeace, Rolf Skar, la nuova campagna “Change the code, not the climate” vorrebbe portare il Proof-of-Work (PoW) di Bitcoin a diventare un Proof-of-Stake (PoS), proprio come sta cercando di fare Ethereum.In questo modo, l’enorme utilizzo di energia o l’utilizzo di quella combustibile inquinante, sarebbe ridotta del 99%.

Greenpeace si è unito anche all’Environmental Working Group e per chiunque volesse unirsi alla campagna o volesse saperne di più, può farlo andando sul sito web ufficiale.  

Sempre Skar ha poi chiarito che “vietare il mining di Bitcoin” come aveva fatto la Cina nel 2021, non avrebbe senso. Infatti, proprio come è successo, i miners si sono spostati altrove. Questo indica che “vietare” non è la soluzione. 

A soli due milioni di BTC dalla max supply 

L’appello ai miners di Greenpeace, arriva proprio quando mancano solo due milioni di Bitcoin da minare. Infatti, proprio oggi, risultano 19.002.284 BTC già creati. 

Come ben risaputo, il tetto massimo di BTC è di 21 milioni e, al momento, vengono estratti 6,25 BTC per ogni blocco minato e aggiunto alla Blockchain, per un totale di circa 900 BTC al giorno

Ovviamente, con il prossimo halving previsto per aprile 2024, il ritmo attuale verrà dimezzato, arrivando a 3,125 BTC per ogni blocco minato. L’halving, in genere, influenza anche il prezzo di Bitcoin che, al momento della scrittura, è di 46.162$.  

Stefania Stimolo
Stefania Stimolo
Laureata in Marketing e Comunicazione, Stefania è un’esploratrice di opportunità innovative. Partendo come Sales Assistant per e-commerce, nel 2016 inizia ad appassionarsi al mondo digitale autonomamente, inizialmente in ambito Network Marketing dove conosce e si appassiona dell’ideale di Bitcoin e tecnologia Blockchain diventandone una divulgatrice come copywriter e traduttrice per progetti ICO e blog, ed organizzando corsi conoscitivi.
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