Continua la discesa dei mercati azionari sulla scia delle notizie che giungono dall’Ucraina e sui timori di nuovi rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed.
La Fed intimorisce con nuovi rialzi dei tassi di interesse

Dopo la grande abbuffata degli ultimi tre anni, i mercati azionari sembrano entrati in una lunga fase di correzione dai massimi storici raggiunti da tutti gli indici americani nel 2021.
I timori per un prolungamento della guerra, con un possibile allargamento del conflitto, il prezzo delle materie prime schizzato ai massimi da qualche mese, i nuovi lockdown in Cina per i focolai di Covid, e i timori per nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed, stanno convincendo molti investitori che sia arrivato il momento di ridurre le proprie posizioni sull’azionariato.
Venerdì scorso tutti gli indici americani hanno subito pesanti flessioni con cali generalizzati dell’ordine dei 2/3 punti percentuali, per poi risalire leggermente nella giornata di Lunedì sulla scia delle notizie dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk.
Le preoccupazioni per un rallentamento economico globale a causa dei focolai di Covid in Cina e della guerra in Ucraina, hanno fatto abbassare i tassi di interesse. Il rendimento del Tesoro a 10 anni è tornato al livello del 2,8%.
A tutto ciò si aggiungono le preoccupazioni per un robusto aumento dei tassi d’interesse USA, dopo le parole del presidente della Fed Jerome Powell, che una settimana fa ha ribadito l’ipotesi di rialzo di mezzo punto percentuale a maggio.
Jamie Cox, managing partner di Harris Gruppo finanziario a Richmond, Virginia, venerdì scorso ha affermato sul giornale finanziario Bloomberg che:
“I mercati sono molto a disagio per la crescente probabilità di un errore politico da parte della Federal Reserve. Quando un funzionario della Fed suggerisce un aumento di 50 punti base, i mercati iniziano immediatamente a provare a prezzare aumenti di 75 punti base.”
Non solo mercato azionario
Il dollaro chiaramente sulle notizie di un rialzo dei tassi ha guadagnato terreno sulle principali valute arrivando ai massimi da due anni. Scende anche il bene rifugio per eccellenza, l’oro, che ha lasciato sul terreno quasi un punto percentuale. Mentre Bitcoin ha perso oltre il 4% nel weekend per poi risalire bruscamente dopo la notizia dell’acquisto di Twitter.
Scende anche il petrolio, con il WTI sotto i 100 dollari e il Brent poco sopra i 102 dollari al barile, perché anch’esso risente dei timori di un possibile rallentamento della crescita economica a livello globale.
Russ Mould, direttore degli investimenti di AJ Bell, lunedì ha affermato alla rete televisiva CNBC che:
“La prospettiva di ulteriori restrizioni in Cina potrebbe portare a un mix velenoso di ulteriori pressioni inflazionistiche, poiché le catene di approvvigionamento nella cosiddetta ‘fabbrica del mondo’ vengono interrotte e una crescita economica più debole.”
Secondo gli esperti, il mix di inflazione alta, conflitto in Ucraina e restrizioni causa Covid in Cina, potrebbero portare verso la stagflazione, uno dei peggiori incubi degli economisti, in cui si mischiano appunto inflazione alta e stagnazione economica.
Il Nasdaq è in calo di circa il 19% dal suo record, lo S&P 500 è in calo del 10,8% dal suo massimo e il Dow Jones segna una perdita di circa l’11% sempre dai massimi di inizio anno.