In Europa, l’applicazione del Digital Markets Act (DMA) per le big tech slitta a primavera 2023.
Summary
Il nuovo DMA per le big tech in Europa è atteso per il 2023
Era attesa per ottobre di quest’anno la nuova legge antitrust sulle grandi compagnie tecnologiche da parte dell’Unione Europea. Invece, l’approvazione del Digital Markets Act (DMA) slitta alla primavera del prossimo anno. A darne l’annuncio è stata la Vice Presidente Esecutiva della Commissione, Margrethe Vestager, durante la conferenza International Competition Network (ICN).
La proposta di legge, presentata due anni fa e diretta alle grandi compagnie tecnologiche con una capitalizzazione di mercato di oltre 75 miliardi di dollari, mira a limitare il potere monopolistico raggiunto da queste grandi aziende.
Nel DMA, per esempio, erano riportate alcune regole dirimenti, come l’obbligo di permettere di scaricare app da uno store alternativo, o di rendere interoperabili le piattaforme di messaggistica. O ancora la regola che impone alle grandi piattaforme tech di rendere pubblicizzabile l’algoritmo che fa apparire l’adv online mirate a seconda dei gusti degli internauti.
Le pene previste per chi non ottemperava a queste regole potevano anche arrivare al 10% del fatturato dell’azienda. Ma quando sembrava che ormai fosse tutto deciso per riuscire ad approvare un testo definitivo ad Ottobre, la commissaria Vestager ha invece dichiarato che la data dell’approvazione slitterà alla primavera del prossimo anno.
Le ragioni del posticipo della legge europea
Evidentemente come lasciato trasparire dalla commissaria occorre più tempo per arrivare ad una scelta condivisa che possa essere equa ed efficace allo stesso tempo.
Alla fine dell’anno scorso quando sembrava che Parlamento e Commissione avessero trovato un accordo su un testo condiviso e che quindi si potesse arrivare ad una sua approvazione in pochi mesi, Andreas Schwab, uno dei proponenti della legge, aveva detto a proposito:
“L’UE è sinonimo di concorrenza nel merito, ma non vogliamo che le aziende più grandi diventino sempre più grandi senza migliorare ea spese dei consumatori e dell’economia europea. Oggi è chiaro che le regole della concorrenza da sole non possono affrontare tutti i problemi che stiamo affrontando con i giganti della tecnologia e la loro capacità di stabilire le regole impegnandosi in pratiche commerciali sleali.
Il Digital Markets Act escluderà queste pratiche, inviando un segnale forte a tutti i consumatori e le imprese nel mercato unico: le regole sono stabilite dai legislatori, non dalle società private!”.
Questo ritardo non potrà che alimentare i dubbi e i sospetti su una legge che fin dall’inizio ha fatto molto discutere e che ha ricevuto molte critiche non solo dalla grandi big tech, che vedono in questa legge troppo stringente un tentativo di limitare la loro crescita e di volere colpire solo alcune grandi aziende.
Le cosiddette gatekeeper sono definite come quelle aziende aventi i requisiti dimensionali da permettere un regime quasi monopolistico, pur se relativamente ad una singola attività digitale (motore di ricerca, social networking). Non vengono quindi considerati colossi come Uber o Airbnb, che hanno invece interessi in più ambiti pur avendo un’enorme influenza sulla concorrenza e sul mercato.