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Peter Schiff: attività del settore privato in forte calo

Peter Schiff, noto economista, investitore e anchorman, fa notare in un discusso tweet come dal primo lockdown ad oggi la propensione ad intraprendere del settore sia stata così bassa, tanto da registrare il dato maggiore in termini assoluti da quando questo elemento viene registrato.

Il settore privato registra nuovi minimi: i commenti di Peter Schiff

Fin dai tempi del primo lockdown, nel 2020, mai le persone sono state così refrattarie ad intraprendere, questo quanto scritto in un tweet dall’istrionico Peter Schiff che spiega meglio questo dato in un suo recente articolo.

Sia in America che negli altri luoghi del pianeta sensibili all’impresa, Asia ed Europa su tutte, il livello di propensione ad avviare attività o a mantenerle aperte non è mai stato così basso.

L’indice composito dei gestori degli acquisti PMI (Piccola e Media Impresa) S&P Global Flash, che pone in range mediano a 50, così da appurare preoccupazione se si scende al di sotto ed ottimismo se si sale al di sopra di questa soglia, ha raggiunto 47,3 per il mese di luglio e 45 per quello in corso (i dati sono riferimenti al mese precedente in cui vengono dichiarati).

Non soltanto il dato ci mette in allerta per essere negativo, ma è risultato essere anche sotto le attese previste per il dato sull’indice composito di agosto, che secondo gli analisti si sarebbe dovuto attestare a quota 49,1 poco sotto la soglia fatidica dei 50:

“La diminuzione della produzione è stata la più rapida vista da maggio 2020. Il tasso di contrazione ha anche superato qualsiasi cosa registrata al di fuori dell’epidemia iniziale di pandemia da quando la serie è iniziata 13 anni fa. I fornitori di servizi hanno notato che gli aumenti dei tassi di interesse e l’inflazione hanno smorzato la spesa dei clienti poiché il reddito disponibile è stato ridotto”.

Il dato peggiore a livello mondiale per un dato analogo all’S&P Global Flash si registra negli Stati Uniti d’America dove si riscontra che basandosi sulla stessa metodologia di calcolo l’Indice US Services Business Activity Index è sceso a 44,1 in questo mese dai 47,3 del dato precedente.

I settori più colpiti 

Nel dettaglio, il dato Americano fornisce uno specchio più preciso della situazione indicando come i settori maggiormente colpiti siano stati quello dei servizi e quello manifatturiero.

Entrambi i settori hanno sottoperformato l’indice e le cause vanno ricercate in diversi fattori, ma tutti con il medesimo minimo comun denominatore, ovvero la paura.

La paura per l’iperinflazione che erode i risparmi e frena l’economia e nello specifico la propensione alla spese dei cittadini, la paura che in futuro per eventuali minacce sanitarie o di diversa natura altri lock down saranno possibili e infine l’incertezza per le guerre che su più fronti vedono gli USA come osservatore privilegiato in dubbio su intervenire o meno (centro ed est Europa e Taiwan).

Inoltre, il risparmio delle famiglie statunitensi è fortemente diminuito già senza mai aver brillato in passato e questo porta le famiglie americane ad essere più oculate nelle spese, di qualsiasi natura esse siano.

La politica monetaria della Banca Centrale americana, che a gran voce viene definita aggressiva, nei fatti ha alzato i tassi di 250 punti base totali e questo, secondo l’economista, non è assolutamente sufficiente.

La critica alla politica monetaria della Fed

Schiff ritiene che si debba essere più incisivi e che non si sia fatto abbastanza. Alzare i tassi e far quadrare i conti dello stato riducendo possibilmente il debito creerà un lago di sangue, ma è un male necessario, la Fed non può e non deve esimersi dal percorrere questa via perché è l’unica che potrebbe risolvere la situazione.

La critica dell’economista è anche sul fatto che Powell e soci minimizzino sui due trimestri consecutivi negativi del dato sul PIL. Di fatto gli Stati Uniti sono in recessione e negarla o minimizzare non aiuterà a risolvere i problemi che affliggono l’economia del Paese, né tantomeno i cittadini:

“Non darò credito alla Federal Reserve per aver cercato di spegnere un incendio che ha acceso. E a proposito, non ci stanno mettendo nemmeno abbastanza acqua per spegnerlo. La Fed avrebbe dovuto aumentare i tassi di interesse molto di più. È andata troppo lentamente e non perché l’economia possa gestirla, questo non è possibile. Siamo in recessione e vogliono ignorarlo.

La recessione peggiorerà se la Fed continuerà ad aumentare i tassi di interesse, ma non dovrebbe fermarsi solo perchè metterà l’economia in depressione o potrebbe creare una recessione finanziaria, è necessario che lo faccia. L’unico modo per combattere l’inflazione è rimuovere tutta l’inflazione dall’economia che la Fed ci ha messo dentro quindi, devono ridurre il loro bilancio, devono far salire i tassi di interesse e costringere il governo a tagliare la spesa pubblica, ma sfortunatamente nulla di tutto ciò accadrà. Questa recessione peggiorerà molto e Powell andrà incontro alla sconfitta, concentrerà la sua attenzione sul tentativo di stimolare l’economia e lascerà che l’inflazione sfugga al controllo”.

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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