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Kraken blocca i Bitcoin dei conti che hanno a che fare con la Russia

L’Unione Europea con l’ennesimo giro di vite delle sanzioni alla Russia, ha di fatto impedito qualsiasi transazione in criptovaluta (Bitcoin su tutti) da e verso il Paese di Putin, Kraken, l’exchange di criptovalute con sede negli Stati Uniti, ha così interrotto qualsiasi servizio.

Russia: Kraken costretto a bloccare i Bitcoin di alcuni indirizzi

L’Unione Europea continua con la sua politica di restrizioni e sanzioni “all’arma bianca” nei confronti della Russia per le azioni militari intraprese contro il libero stato sovrano dell’Ucraina.

Il tentativo, prolungato nel tempo, è quello di indebolire il vicino Paese transcontinentale al punto da produrre effetti che limitino l’azione militare e gli facciano valutare la ritirata o la portino a perdere il conflitto. 

L’ultimo giro di vite ha imposto lo stop di qualsiasi affare da e verso il Cremlino da parte di europei per tutti gli exchange di cryptovalute.

Il monito è stato da subito adottato da Blockchain.com e da Crypto.com, ma solo negli ultimi giorni ha fatto seguito anche lo stop di Kraken, l’importante exchange americano di Bitcoin e delle altre valute digitali.

Jesse Powell, CEC del famoso animale mitologico, era già intervenuto in merito alla vicenda russa dichiarando:

“il Bitcoin è l’incarnazione dei valori libertari e, in quanto tale, l’azienda non limiterà gli utenti russi senza un obbligo legale di farlo”.

L’ultima tranche di sanzioni, tuttavia, include il divieto assoluto di tutte le transazioni in criptovaluta tra i fornitori di portafogli russi da un lato ed europei dall’altro.

Kraken e Bitcoin: il caso Iran come precedente a quello della Russia

La lunga storia delle sanzioni a Paesi cosiddetti “ostili” o che comunque si muovessero al di fuori dei regolamenti internazionali con azioni pericolose dal punto di vista militare o strategico o riguardante la sfera dei diritti umani, ha portato Kraken ad avere già a che fare su un’indecisione forte rispetto il sottostare o meno a certi diktat in un mondo in cui vige il libero mercato.

Il dipartimento del tesoro degli Stati Uniti d’America il 26 luglio scorso ha messo sotto indagine la piattaforma proprio per sospetta elusione delle sanzioni imposte ad un altro Paese oggetto di sanzioni internazionali, l’Iran.

In quel caso il legale di kraken Marco Santori aveva tranquillizzato che l’exchange seppur oggetto di controllo da ben due anni da parte del Tesoro americano è in regola in tutto e per tutto e che Jesse Powell (CEO della società e fondatore) si sente tranquillo in merito all’indagine:

“Kraken ha adottato solide misure di conformità e continua a far crescere il suo team di conformità per adeguarsi alla crescita del business. Kraken monitora da vicino il rispetto delle leggi sulle sanzioni e, in generale, segnala alle autorità di regolamentazione anche potenziali problemi”.

All’epoca dei fatti anche un’altro importante exchange era stato oggetto di controlli volti a determinare illeciti di condotta per quanto riguarda le limitazioni internazionali imposte all’Iran ovvero Binance che si era dichiarato altrettanto estraneo e tranquillo in merito alle accuse.

Dalla parte dell’Ucraina 

Kraken seppure adeguandosi tardivamente rispetto ad altre piattaforme in passato si era distinto per filantropia e per tendere la mano al Paese di Zelenski donando ben 10 milioni di dollari per aiutare la causa contro l’oppressore.

Al tempo con un tweet che aveva sollevato un comprensibile polverone il CEO della società americana si era scagliato contro il blocco dell’operatività sulla propria piattaforma di account russi lasciando intendere che non fosse una strada percorribile, ma che aveva preferito donare al Paese vittima 10 milioni di dollari per gli aiuti:

“Se dovessimo congelare volontariamente i conti finanziari dei residenti di paesi che attaccano ingiustamente e provocano violenze in tutto il mondo, il passo 1 sarebbe quello di congelare tutti i conti statunitensi.  In pratica, questa non è davvero un’opzione commerciale praticabile per noi”.

Se all’epoca chiudere i rapporti con i danari russi era considerata un’idea così malsana la scelta di bannare tutti i flussi di denaro in crypto tra Russia ed Europa non dev’essere stata una decisione facile a cui sottostare.

Conclusioni

Con una email tranchant la società ha comunicato la chiusura degli account di tutti i clienti russi che trattano Bitcoin tramite Kraken, tuttavia essi avranno accesso all’exchange solo e soltanto per il ritiro delle somme in loro possesso senza possibilità alcuna di effettuare operazioni.

Il testo conclude affermando:

“Aggiorneremo il nostro centro di supporto in caso di modifiche. Ci scusiamo per il disagio causato”.

La misura è volta al non inimicarsi un popolo che potrebbe essere protagonista in un futuro di pace e potrebbe portare liquidità importante a un exchange a vocazione internazionale e molto sagace dal punto di vista commerciale come dimostrano le importante dichiarazioni di Jesse Powell nel recente passato sull’argomento sanzioni internazionali.

La notizia ha fatto il giro del mondo ed ha permesso a Kraken di allontanarsi dalla lente di ingrandimento delle indagini sul suo conto smarcandosi grazie ad una condotta responsabile ed in linea con il pensiero della comunità internazionale abbandonando per il momento le comprensibili perplessità sul blocco imposto dall’Unione Europea.

Il Dipartimento del Tesoro Americano non ha ancora espresso le proprie determinazioni sul caso “Iran-Kraken” del luglio scorso che riguardava il culmine di due anni di indagini sull’exchange americano ma di certo avrà accolto con piacere la decisione della piattaforma di allinearsi al diritto internazionale e chiudere i rubinetti con Mosca.

Kraken si riallinea quindi al volere della legge e pur rinunciando a un importante fetta di mercato chiude i rapporti tra russi ed europei non senza conseguenze.

In soccorso dei mancati guadagni della piattaforma c’è tuttavia una crescente adozione di Bitcoin e delle sue sorelle nel mondo come dimostra il periodico rapporto di chainalysis sulla diffusione e l’utilizzo delle valute digitali nel mondo.

La ricerca ha infatti sottolineato una importante crescita dell’utilizzo di Bitcoin e compagni per le operazioni commerciali, per il trading e l’holding, ma anche una crescita nella sfera Non-Fungible Token.

La crescita esponenziale riguarda tutto il pianeta ma si è distinta per risultati soprattutto l’Europa (rispetto al 2021) con il Regno Unito tra i primi sei paesi al mondo per utilizzo e capitalizzazione e il primo in Europa ma vanno sottolineate anche le performance di Spagna, Germania ed Italia (sesto posto tra i paesi del vecchio continente).

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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