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La Fed potrebbe di nuovo affossare le crypto

Il bear-market del 2022 è stato causato in parte dalla Fed, ed ha danneggiato anche il settore crypto. 

Sebbene lo scoppio della bolla del 2021 avrebbe comunque dato il via ad un bear-market, la Fed ha drenato molti capitali dai mercati finanziari, accentuando il problema. 

Oltretutto, la bolla del 2021 l’aveva creata la Fed, immettendo sui mercati finanziari più liquidità di quanta non ne avesse mai iniettata prima nella sua intera storia. 

Ma questa volta le cose sembrano cambiate, in meglio, anche se qualche rischio c’è ancora. 

I Repo in diminuzione

Una delle dinamiche con cui la Fed, involontariamente, ha drenato liquidità dai mercati finanziari sono i cosiddetti Overnight Reverse Repurchase Agreements (Reverse Repo). 

Dal grafico si nota come abbiano iniziato a crescere in modo significativo già ad aprile del 2021, quando ad esempio terminò la prima fase dell’ultima grande bullrun ma era ancora in corso il QE. 

Il QE iniziò a rallentare ad inizio 2022, e venne fermato del tutto attorno a marzo dello stesso anno. 

Proprio in quel momento iniziò la seconda risalita della curva dei Reverse Repo, andata avanti fino a giugno dello stesso anno, ovvero quando il crollo dei mercati crypto momentaneamente si arrestò. 

Dopo una piccola discesa, la curva dei Reverse Repo tornò a salire all’inizio del 2023 raggiungendo un nuovo culmine a fine aprile. Molto probabilmente non è un caso che a maggio i mercati finanziari statunitensi sono tornati a salire. 

Il fatto è che tale discesa è ancora in corso, tanto che il livello attuale di Reverse Repo è sceso fino a cifre che non si vedevano da giugno 2022. 

Se il trend di calo verrà confermato, sul breve periodo sui mercati finanziari USA la liquidità potrebbe aumentare, e questo potrebbe far bene anche ai mercati crypto. 

Ma la discesa potrebbe anche fermarsi sui livelli attuali, che sono i più bassi degli ultimi dodici mesi. 

Fed: il problema dei tassi e l’impatto sul mercato crypto

Il vero problema è un altro. 

Ormai tutti danno per scontato che a fine luglio la Fed aumenti ancora per una volta i tassi di interesse sul debito, con un aumento minimo da 25 punti base. 

Il problema, però, è che la Fed potrebbe aumentarli ancora nei mesi seguenti. 

In questo momento i mercati danno come estremamente probabile l’aumento di luglio, ma non credono in ulteriori aumenti

Invece il governatore della Fed, Jerome Powell, ha già affermato più volte che il FOMC deputato a decidere sui tassi ritiene opportuno effettuare ancora due aumenti. 

In altre parole i mercati non credono alle parole di Powell, e si aspettano solo più un aumento. 

Se invece a settembre, o a novembre, il FOMC dovesse per l’appunto decidere di aumentare una seconda volta i tassi, i mercati potrebbero prenderla male. Quindi c’è il rischio che in autunno la Fed torni a far male ai mercati finanziari, compresi quelli crypto. 

L’inflazione

Ma c’è un motivo per cui i mercati in questo momento non credono al secondo aumento dei tassi in autunno. 

Infatti, questi aumenti dei tassi fanno male all’economia statunitense, ma sono necessari per cercare di ridurre l’inflazione. 

Il fatto è che l’inflazione sta diminuendo, e anche molto. Se un anno fa era al 9,1%, a maggio 2023 era scesa al 4%, ovvero meno della metà. 

Quindi tassi di interesse così alti (i maggiori degli ultimi decenni) stanno effettivamente aiutando l’inflazione a scendere molto, ma la Fed potrebbe non essere soddisfatta. 

Infatti la banca centrale statunitense teme due scenari che non sono ancora stati scongiurati. 

Il primo riguarda il ritmo con cui cala l’inflazione. Un anno fa tale ritmo era molto sostenuto, ma da qualche mese ha rallentato. Basti dire che a marzo l’inflazione era al 5%. Di questo ritmo occorrerà ancora probabilmente tutto il 2024 per riportarla al 2%. 

Il secondo è il lentissimo calo della cosiddetta core inflation, ovvero l’inflazione al netto di cibo e energia. Addirittura la core inflation a marzo negli USA era aumentata, e da dicembre 2022 a maggio 2023 è scesa solamente dal 5,7% e 5,3%. 

La Fed utilizza questo specifico parametro, e non quello dell’inflazione in generale, per decidere le sue politiche monetarie. È per questo motivo che probabilmente a luglio aumenterà ancora i tassi di interesse nonostante la forte discesa dell’inflazione generale. 

Stando alle dichiarazioni di Powell, la Fed non si aspetta che la core inflation scenda in modo significativo nei prossimi mesi, tanto che il FOMC ha già in mente un secondo aumento dei tassi entro fine anno. 

Invece, i mercati sembra stiano scommettendo su una forte riduzione anche della core inflation entro fine anno. 

Le decisioni della Fed e la conseguenza sui mercati crypto

Nel caso in cui i mercati si sbagliassero, e la Fed finisse per aumentare i tassi anche in autunno, gli stessi mercati sarebbero costretti a correre ai ripari, prezzando un ulteriore aumento che per ora non hanno ancora prezzato. 

Invece nel caso in cui effettivamente l’inflazione core dovesse scendere in modo significativo nei prossimi mesi, la situazione potrebbe rimanere molto simile a quella attuale, perchè a quanto pare i mercati stanno già prezzando questo scenario. 

Quindi la Fed potrebbe ancora affossare i mercati crypto se dovesse optare per una politica monetaria ancora più restrittiva in autunno, anche se ad oggi i mercati credono che non lo farà. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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