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Mining: la crescita dell’hashrate di Bitcoin non si ferma

La crescita dell’hashrate del mining di Bitcoin continua. 

Domenica 5 novembre 2023, infatti, sono stati registrati i nuovi record storici di sempre. 

Bitcoin mining: il record dell’hashrate di domenica

Il record più eclatante è quello dell’hashrate medio orario. 

Stando alle stime di CoinWarz, domenica per la prima volta nella storia sono stati superati i 600 Eh/s. 

Da notare che giovedì si era scesi per brevissimo tempo sotto i 390 Eh/s, e ieri addirittura a 380 Eh/s. Questo dimostra quanto tali stime siano in realtà imprecise.

Analizzando invece le stime medie giornaliere, il record di domenica è stato di 526 Eh/s, contro i 429 Eh/s del 2 novembre ed i 431 di ieri.

Quindi quello di domenica è stato proprio un singolo picco, che comunque costituisce il nuovo massimo storico di sempre. Il precedente, per quanto riguarda le stime medie giornaliere, era del 28 ottobre, quando per la prima volta nella storia furono superati i 510 Eh/s. 

Da notare che il picco ancora precedente risaliva solamente al 15 settembre, e quello ancora precedente all’8 di luglio. Quindi praticamente quasi ogni mese ormai l’hashrate di Bitcoin sta facendo registrare nuovi massimi storici. 

Il trend di crescita dell’hashrate nel Bitcoin mining

Dato che si tratta sempre solamente di stime, per avere un’idea un po’ più realistica del trend in atto conviene prendere come riferimento le medie settimanali. 

Per quanto riguarda la media mobile a sette giorni, il picco massimo risulta essere di 477 Eh/s, toccato ieri. Il precedente picco era del 2 novembre a quota 470 Eh/s.

Il trend di crescita è iniziato a gennaio di quest’anno, e di fatto non si è ancora concluso. 

Dopo essere scesa anche sotto i 230 Eh/s il 28 dicembre 2022, la media settimanale ha iniziato a salire, facendo registrare i nuovi massimi storici già a metà gennaio, quando per la prima volta nella storia superò i 270 Eh/s. 

Da allora la risalita è stata quasi continua, con una pausa solamente da metà giugno a metà settembre, durante la quale comunque sono stati registrati alcuni singoli picchi giornalieri. 

Ovviamente questo trend segue quello del valore di mercato di Bitcoin, dato che i miner incassano sempre e solamente BTC, e quando questi si riducono di valore sono costretti a spegnere le macchine meno efficienti. 

Infatti ci sono state tre importanti discese dell’hashrate negli ultimi tre anni.

La prima tra maggio e luglio del 2021, a causa del ban cinese, la seconda a maggio 2022, con il crollo dei mercati crypto a seguito dell’implosione dell’ecosistema Terra/Luna, e la terza a novembre 2022 in seguito al crollo dovuto al fallimento di FTX. 

Il prossimo halving

Dato che ad aprile dell’anno prossimo ci sarà il quarto halving di Bitcoin, che di fatto dimezzerà gli incassi dei miner, questi probabilmente stanno spremendo al massimo le loro macchine fin che possono prima di doverle spegnere per sempre. 

Ovvero, quando inevitabilmente il premio per chi mina un blocco verrà dimezzato, i miner saranno costretti a spegnere per sempre le macchine meno efficienti, ovvero quelle che a parità di hash prodotti consumano di più, e quindi costano di più. 

Dato che sanno già benissimo quali macchine saranno molto probabilmente costretti a spegnere per sempre, è possibile che fino ad allora abbiano deciso di spremerle al massimo. 

Infatti nonostante la forte recente risalita del valore di mercato di Bitcoin, la profittabilità del mining rimane bassa. 

Ad ottobre era di circa 0,06$ al giorno per Th/s, mentre ora è salita a circa 0,08$. A partire da metà gennaio si era più o meno stabilizzata attorno agli 0,07$ al giorno per Th/s, quindi è perfettamente in linea con il trend del 2023. 

Il minimo è stato toccato a fine 2022, quando scese quasi a 0,05$, ma prima dell’implosione dell’ecosistema Terra/Luna era addirittura a 0,20$ al giorno per Th/s. 

In altre parole l’attuale profittabilità del mining non è molto distante dai minimi di sempre, toccati a fine 2022 dopo l’ennesimo crollo dei mercati crypto in seguito al fallimento di FTX

Non è da escludere che i miner che stanno spremendo al massimo le loro macchine in questo momento lo facciano per poter accumulare quanti più BTC possibile nella speranza che aumentino di valore il prossimo anno. 

L’impatto ambientale

È vero che il mining di Bitcoin consuma molta energia elettrica, e che maggiore hashrate in genere significa maggiore consumo. 

Tuttavia il record storico per quanto riguarda i consumi risale alla prima metà del 2022, secondo le stime del Bitcoin Energy Consumption Index

Allora la stima del consumo complessivo annuale arrivò a superare i 200 TWh, mentre ora è sotto i 130. Ad inizio gennaio era scesa a 70. 

Il motivo per cui la stima del consumo energetico attuale è inferiore a quella di inizio 2022, nonostante il netto aumento dell’hashrate, va individuato nel semplice aumento dell’efficienza delle macchine per il mining. 

Negli ultimi due anni l’incremento dell’efficienza è stato massiccio, e questo ha portato ad una riduzione del consumo a parità di hash estratti. Anzi, la riduzione del consumo dovuto all’aumento dell’efficienza è stata maggiore rispetto all’incremento di consumo dovuto alla crescita dell’hashrate. 

Inoltre non va dimenticato che ormai il paese al mondo con il maggiore hashrate sono gli USA, e negli USA la maggior parte dell’energia elettrica consumata dal mining di Bitcoin proviene da fonti non inquinanti. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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