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Nuova battaglia crypto: la SEC contro Kraken

Nuovi problemi per l’exchange crypto Kraken dovuti alla SEC. 

Questa volta però l’exchange non si arrende, e risponde a tono. 

Il precedente crypto tra Kraken e la SEC

A febbraio di quest’anno l’exchange statunitense Kraken fu costretto a chiudere il servizio di staking a causa di accuse provenienti dalla SEC. 

All’epoca l’agenzia che vigila sul mercato delle security negli USA aveva accusato l’exchange di fornire per l’appunto un servizio di investimento in security non registrate. 

In altre parole la SEC riteneva che un servizio come quello dello staking-as-a-service, in cui gli investitori guadagnano solo grazie al lavoro del nodo dell’exchange, rientrasse a pieno titolo nell’offerta di investimenti in security, e dato che si trattava di un’offerta non registrata presso la SEC, ritenevano che venisse offerto in modo illecito. 

Kraken decise di tagliare la testa al toro chiudendo il servizio, al posto che sfidare l’agenzia. 

Da allora però le cose sono cambiate, soprattutto grazie alla vittoria di XRP nella causa intentata dall’agenzia a Ripple. 

Quella sentenza ha ridimensionato di molto le ipotesi sul fatto che alcune criptovalute, o alcuni servizi crypto, siano da considerare security, probabilmente consentendo anche allo stesso Kraken di cambiare atteggiamento. 

La nuova denuncia

Ieri, si è scoperto che la SEC ha di nuovo denunciato Kraken. 

Stavolta non è accusata di offrire investimenti in security non registrate, ma di operare come una borsa valori non registrata. 

Il concetto di base però è lo stesso: l’offerta al pubblico di servizi che, in teoria, dovrebbero venire autorizzati dall’agenzia, e che invece sono privi di autorizzazione. 

Quello che però stupisce è che tali accuse siano state rivolte solo a Kraken, e non anche agli altri exchange statunitensi che praticamente fanno la stessa cosa. 

Tuttavia, potrebbe anche essere solo questione di tempo, tanto che la SEC potrebbe aver iniziato da Kraken per poi proseguire forse anche con altri exchange. 

In effetti Kraken, come del resto anche gli altri exchange crypto, non sono soggetti registrati presso la SEC, ma perchè offrono scambi di criptovalute, che a loro volta non sono asset regolamentati negli USA. 

In altre zone, come ad esempio nell’Unione Europea, le criptovalute ormai sono asset riconosciuti e regolamentati a livello legale, e vi sono spesso appositi registri presso i quali gli exchange crypto devono registrarsi. 

Gli USA invece da questo punto di vista sono indietro, anche a causa della mancata convergenza politica al Congresso nei confronti di un testo per regolamentare le criptovalute che, pur essendo già esistente, non ha ancora raccolto sufficienti consensi per essere approvato. 

Le accuse al crypto exchange Kraken da parte della SEC

Quindi l’exchange crypto è accusato di non essersi registrato presso un registro che negli USA non c’è, e di operare come un gestore non riconosciuto di scambi di asset non regolamentati. 

Dopo le varie sconfitte subite nel corso dell’anno in differenti tribunali, la SEC ha deciso comunque di proseguire la sua lotta ai mercati delle criptovalute, ma ormai la sua efficacia in tal senso è stata ampiamente messa in discussione. 

Basti dire che un tribunale ha scritto nero su bianco che la SEC ha sbagliato nel decidere di non approvare la richiesta di Grayscale di confertire il suo Bitcoin Trust in un ETF su Bitcoin spot. 

A questo punto è comprensibile perché stavolta Kraken non ha deciso di arrendersi tanto facilmente. 

La battaglia legale

Con un post sul loro blog ufficiale, il team legale di Kraken ieri ha chiaramente annunciato che stavolta darà battaglia. 

Affermano di non essere d’accordo con le nuove accuse della SEC, aggiungendo che stavolta intendono difendere vigorosamente la loro posizione in tribunale. 

Quindi dopo Ripple, Grayscale e Coinbase, anche Kraken sfiderà la SEC in tribunale. 

Inoltre aggiungono che la denuncia non avrà nessun impatto sull’operatività dell’exchange. 

Sottolineano inoltre che nella denuncia non compare alcuna accusa di frode, manipolazione del mercato, perdita di clienti dovuta ad hacking o compromissione della sicurezza, e nessuna violazione del dovere fiduciario. Si tratta invece solamente di un aspetto tecnico-legale su cui non sono affatto d’accordo. 

Scrivono: 

“la denuncia fa leva su un argomento tecnico: che l’attività di Kraken richiede licenze speciali per le security per poter operare, perché gli asset digitali che supportiamo sarebbero in realtà “contratti di investimento”. Ciò è errato dal punto di vista giuridico, falso di fatto e disastroso dal punto di vista politico”.

Oltretutto c’è già anche una sentenza di un tribunale che afferma che ad esempio XRP sicuramente non è un contratto di investimento. 

La contestazione

Kraken evidenzia come la SEC sostenga che le piattaforme di trading di asset digitali possano “entrare e registrarsi” presso l’agenzia. 

Tuttavia sottolineano che non esiste una sola legge a sostegno di questa posizione, e che la stessa SEC non ha mai promulgato alcuna regola a riguardo. Non esiste ancora nemmeno una guida ufficiale su come un’operazione del genere dovrebbe essere portata a termine. 

Aggiungono che il Congresso sta portando avanti una proposta di legge in tal senso, evidentemente auspicando che prima o poi venga approvata in modo da fare finalmente chiarezza. 

La campagna elettorale

Se da un lato da un tale quadro sembrano emergere ben poche probabilità che la SEC riesca a vincere una causa simile in tribunale, dall’altro non va dimenticato però che l’anno prossimo negli USA ci saranno le elezioni. 

L’attuale governo è democratico, ed il presidente della SEC Gary Gensler è sempre stato parte della classe dirigente democratica. 

Parte della campagna elettorale in vista delle elezioni del prossimo anno verte proprio sul fatto che i democratici siano schierati contro le criptovalute, nonostante molti di loro siano stati finanziati da FTX. 

La SEC si accinge a dover approvare gli ETF su Bitcoin spot, e quindi il suo presidente potrebbe voler dare dei segnali non troppo positivi nei confronti del settore crypto, forse inviso ad una parte dell’elettorato democratico. 

Questo giustificherebbe l’iniziativa contro Kraken anche in assenza di buone probabilità di successo. 

Quello che spiace è che i costi di tale iniziativa non saranno affatto a carico di Gensler, ma solo a carico di aziende private come Kraken e ovviamente dei contribuenti americani. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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