In questo articolo raccontiamo la pazzesca storia di Slerf, una memecoin a tema bradipo della blockchain di Solana, e dell’errore “accidentale” del suo fondatore che subito dopo aver ottenuto finanziamenti da una vendita pre-sale di token per 10 milioni di dollari ha bruciato tutte le risorse destinate agli investitori.
Nonostante questo incidente di percorso, Slerf ha visto un’attenzione mediatica fuori dal comune riuscendo a totalizzare un volume di scambi nel primo giorni di contrattazione della criptovaluta pari a 2,7 miliardi di dollari, più di quanto registrato da tutti gli scambi decentralizzati della blokchain di Ethereum.
Grazie all’errore (o alla furbata) del suo sviluppatore principale, la memecoin è passata in un solo giorno dal prezzo iniziale di 0,02 dollari a 0,76 dollari per un incremento del 38X.
Tutti i dettagli di seguito.
Summary
La storia incredibile della memecoin Slerf: fondatore brucia per errore 10,8 milioni di dollari degli investitori pre-sale
Slerf, una nuova memecoin basata su Solana che riprende l’immagine di un bradipo, ha attirato l’attenzione dell’intero mondo crypto dopo che il suo fondatore (aka sviluppatore) è riuscito a commettere un errore da diversi milioni di dollari.
Tutto è iniziato quando, il 18 marzo, subito dopo aver concluso una pre-sale pubblica da 10,8 milioni di dollari con i nuovi token SLERF che sarebbe stati utilizzati come ricompensa per gli investitori, il fondatore del progetto annuncia di aver bruciato “accidentalmente” i token LP rappresentativi della liquidità fornita on-chain e i token destinati agli acquirenti pre-sale.
Queste risorse sono considerate perse per sempre poiché inviate per sbaglio, nel tentativo di fare pulizia sul proprio wallet di tutti i token scam inviati dagli utenti esterni, ad un portafoglio di cui lo sviluppatore non conosce le chiavi private.
Così facendo oltre a inviare nel nulla tutto il denaro degli investitori, Slerf ha perso automaticamente il 50% della propria supply massima.
Un evento simile nel settore memecoin, è accaduto agli albori del successo di Shiba Inu, quando il suo lead developer Ryoshi ha inviato il 50% della supply a Vitalik Buterin, nell’intento di spingere in alto il prezzo della criptovaluta (come poi realmente accaduto).
Anche in questo caso, possiamo immaginare che il presunto “l’errore” sia stato architettato in precedenza solo per giovare di maggior attenzione in un mercato folle in preda all’entusiasmo, specialmente nel contesto di Solana, e attirare potenziali acquirenti.
Il successo è sin da subito enorme: in appena 24 ore di contrattazione SLERF registrava un incremento del proprio valore di circa 38X il prezzo di listing e un volume di scambi incredibile di 2,7 miliardi di dollari, maggiore addirittura di tutto il volume scambiato nei mercati decentralizzati di Ethereum.
Nelle prime 2 ore e mezza di listing i compratori hanno spinto il prezzo di SLERF a rialzo del 6500% passando da 0,02 dollari circa a quasi 1,4 dollari.
Il fondatore del progetto si è mostrato visibilmente dispiaciuto per l’errore, e si è disposto di organizzare uno space X per discutere di eventuali risoluzioni per ripagare gli investitori rimasti con il cerino in mano.
Il suo stesso investimento nel token è andato perso per sempre, alimentando la narrativa (poco credibile) del fatto che l’incidente sia avvenuto un buonafede.
Ciò che in realtà è più probabile, anche non so confermabile a livello empirico, è che si tratta di una mera strategia di marketing, creata appositamente per spingere il prezzo del token e far rivalutare un’altro acquisto esterno alla pre-sale, il cui controvalore sarebbe cresciuto di diversi moltiplicatori.
In questo modo, da una parte lo sviluppatore ha perso una somma consistente di denaro ( di cui la maggioranza non apparteneva a lui) ma dall’altra ha segnato un profitto stellare.
Una mossa geniale di insider trading.
Il supporto della community Solana per l’incidente Slerf
Gli unici ad essere rimasti scottati dalla vicenda Slerf, sono i compratori in pre-sale che pur avendo sborsato i propri SOL non hanno ricevuto alcuna somma nella suddetta memecoin.
Per rimediare alla disgrazia la community Solana ha pensato a diverse possibili soluzioni di compensazione, come ad esempio la creazione di un nuovo token, ma tutte le idee sono state scartate dal fondatore del progetto crittografico.
Piuttosto è stato pensato di creare un wallet apposito per le donazioni agli utenti che sono rimasti scottati dalla pre-sale, dal quale il team di Slerf non ha accesso essendo gestito da una terza parte indipendente.
Ad ogni modo, il vero sostegno è arrivato dall’ecosistema Solana, e più in generale dall’intero mondo crittografico, nei giorni successivi al listing della memecoin quando diversi exchange che avevano listato il token sui propri mercati hanno deciso di devolvere i proventi delle commissioni agli utenti truffati.
Tra questi emergono gli exchange HTX (ex Huobi Global), Bitget e BingX: ancora non è chiaro in che modalità avverranno i rimborsi ma gli amministratori delegati delle piattaforme hanno rivelato che verranno svelate nuove indicazioni nelle prossime settimane.
Anche Justin Sun, famoso multimiliardario proprietario di HTX e Tron, ha partecipato all’evento solidale per mettere una pezza sopra alle perdite degli investitori.
Infine, un’altra forma di contributo è arrivata con la stessa modalità con cui è stata concepita la stessa moneta crittografica, ovvero sotto forma di meme!
Diversi utenti su X hanno mostrato il proprio supporto agli utenti rimasti fregati, twittando messaggi di supporto e allegando meme divertenti.
Anche Leonidas, personaggio di spicco nel campo Ordinals, ha scherzato sulla vicenda riprendendo le parole dello sviluppatore di Slerf (cit: Guys, i fucked up) subito dopo aver inviato un NFT “Runestone” al portafoglio di Satoshi Nakamoto, commemorando il lancio della risorsa digitale.
Questo mercato non finisce più di stupirci.