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OneCoin: 4 anni di carcere ad uno dei capi dello schema Ponzi crypto

La responsabile dell’ufficio legale dello schema Ponzi crypto OneCoin è stata condannata a quattro anni di carcere. 

Lo ha rivelato mercoledì il Dipartimento di Giustizia degli USA con un comunicato ufficiale

OneCoin: lo scandalo dello schema Ponzi crypto 

OneCoin era uno schema Ponzi creato addirittura nel 2014, l’anno del fallimento di Mt.Gox e quello precedente al lancio di Ethereum, che affermava di essere basato su una criptovaluta. 

In realtà alla base non aveva realmente una criptovaluta, ma un sistema centralizzato completamente controllato e gestito dai suoi creatori. 

Fu fondato in Bulgaria da Ruja Ignatova e Karl Sebastian Greenwood, e già l’anno successivo, il 2015, la Financial Supervision Commission (FSC) della Bulgaria emise un warning che citava esplicitamente il progetto. 

Già nel 2016 venne descritto pubblicamente come una truffa, anche perchè effettivamente non era affatto difficile capire che si trattava di un Ponzi, dato che era basato su sistema centralizzato completamente oscuro e prometteva guadagni a chi entrava versando del capitale. 

L’arresto del fratello di Ruja Ignatova, Konstantin Ignatov, avvenne però solo nel 2019, ed in quei cinque anni OneCoin ebbe modo di truffare molte migliaia di persone, per un totale superiore ai 4 miliardi di dollari. 

Ruja Ignatova, conosciuta anche come la CryptoQueen, è invece irrintracciabile dal 2017. 

La condanna

La responsabile dell’ufficio legale di OneCoin, Irina Dilkinska, fu arrestata a marzo dell’anno scorso in Bulgaria, e poi estradata negli USA. 

Dopo meno di un anno di processo è stata condannata dal giudice del distretto meridionale di New York, Edgardo Ramos, a 4 anni di carcere per il suo ruolo nella frode OneCoin. 

Il comunicato ufficiale del Dipartimento di Giustizia che annuncia la condanna afferma che OneCoin commercializzava una criptovaluta fraudolenta omonima attraverso una rete globale di marketing multilivello (MLM). 

La stessa Dilkinska una volta arrestata ed accusata si era dichiarata colpevole di associazione a delinquere finalizzata a commettere frode telematica, e di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro.

Anche il fratello della fondatrice si era dichiarato colpevole, una volta arrestato, anche perchè era praticamente impossibile nascondere o negare che OneCoin fosse uno schema Ponzi, ovvero una truffa. 

Persino il co-fondatore Karl Sebastian Greenwood si è dichiarato colpevole nel 2022.

Da notare però che Konstantin Ignatov fu condannato solamente a 34 mesi di carcere, ovvero un po’ più della metà dei 4 anni dati a Irina Dilkinska, mentre a Greenwood invece hanno dato 20 anni. 

Quindi secondo la giustizia i veri responsabili sono Greenwood e probabilmente Ruja Ignatova, mentre suo fratello Konstantin Ignatov e Irina Dilkinska sono solo complici. 

A Dilkinska il giudice ha anche imposto di rinunciare ad oltre 111 milioni di dollari probabilmente guadagnati grazie alla truffa OneCoin. 

Il commento

Il procuratore Damian Williams che ha incriminato Dilkinska ha dichiarato: 

“Il coinvolgimento di Irina Dilkinska nel vasto schema piramidale OneCoin è stata una flagrante violazione di condotta. Invece di difendere la legge e abbracciare la sua posizione di responsabile dell’ufficio legale e della conformità, ha facilitato e commesso il riciclaggio di denaro, favorendo lo sfruttamento di milioni di vittime. Come Dilkinska ha appreso oggi, questo Ufficio riterrà responsabile ogni autore dello schema OneCoin, indipendentemente da dove si nasconda”. 

Il riferimento a Ruja Ignatova è evidente, anche se da tempo circola l’ipotesi che potrebbe essere stata uccisa e per questo risulterebbe completamente irrintracciabile. 

Il comunicato del Dipartimento di Giustizia aggiunge che OneCoin operava come una rete MLM attraverso la quale i membri ricevevano commissioni per reclutare altri membri per l’acquisto di pacchetti della loro “criptovaluta”.

Grazie a questa struttura MLM la rete dei membri di OneCoin è cresciuta rapidamente, ed oltre tre milioni di persone hanno finito per acquistare i pacchetti di “criptovalute” fraudolenti. 

Tra il quarto trimestre del 2014 e il quarto trimestre del 2016, ovvero in due anni, OneCoin ha generato 4,037 miliardi di euro di ricavi e “profitti” per 2,735 miliardi di euro.

La “crypto” dello schema Ponzi OneCoin 

Sebbene venisse definita “criptovaluta”, OneCoin in realtà non lo era affatto. 

Una criptovaluta è basata su crittografia perchè i suoi registri sono pubblici, e l’accesso è libero a tutti. 

Invece OneCoin non ha mai avuto un registro pubblico, e l’accesso era riservato ai membri che entravano a far parte della rete. 

In altre parole la “valuta” OneCoin non era basata su crittografia, e quest’ultima veniva utilizzata solo per l’accesso da parte degli utenti ai loro conti sulle piattaforme private e centralizzate dell’azienda. 

In realtà le aziende erano due, OneCoin Ltd con sede in Bulgaria e a Dubai, e OneLife Network Ltd, con sede in Belize. 

Si trattava a tutti gli effetti di una piattaforma monetaria aziendale che non aveva nulla a che fare con Bitcoin o con le vere criptovalute decentralizzate. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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