Non circolano previsioni particolarmente buone sul prezzo di Bitcoin, a causa soprattutto per le preoccupazioni riguardanti il mining.
Tuttavia bisogna distinguere tra previsioni a breve termine, e previsioni a medio/lungo termine.
Summary
Il crollo del prezzo di Bitcoin: previsioni negative all’orizzonte, mining ed ETF ne sono la causa
Il prezzo di Bitcoin ieri ha perso il 4%.
Rispetto ad una settimana fa ora è sotto del 4,7%, e rispetto ad un mese fa del 7%.
In particolare ieri le borse USA hanno riaperto dopo il weekend ed il lunedì chiuso per festività, e lo hanno fatto con forti perdite. L’indice S&P500 ad esempio è sceso del 2% in una singola seduta.
Tutto ciò ha finito per pesare anche su Bitcoin, che prima della riapertura delle borse statunitensi era sopra i 59.000$, ed alla loro chiusura era già sceso a 57.500$. In seguito però il calo è proseguito, in particolare con un crollo improvviso fino a 55.500$ poco prima dell’apertura delle borse cinesi.
Oggi ad esempio la borsa giapponese di Tokyo ha perso addirittura il 4%, quindi è probabile che siano i mercati asiatici ad aver buttato giù bitcoin.
In seguito il calo si è poi fermato, sia sulle borse asiatiche che su Bitcoin.
Questo calo di BTC potrebbe sembrare un crollo, ma in realtà probabilmente non lo è.
È vero che è sceso sotto il supporto dei 57.000$, andando a sfiorare il supporto a 55.000$, ma è anche vero che dal 29 luglio al 5 agosto, praticamente un mese fa, era passato in pochi giorni da 70.000$ a meno di 50.000$. Un calo da 59.000$ a meno di 56.000$ in un giorno non è propriamente un crollo, dopo ciò che è accaduto un mese fa.
Le previsioni a breve termine
A breve termine le previsioni non sono positive.
Dato che il supporto a 57.000$ non ha retto, ci si potrebbe aspettare un ritorno a 55.000$, o addirittura a quei 50.000$ toccati ad inizio agosto.
In questo momento il prezzo di BTC è tornato sopra i 56.000$, ma questa non sembra essere una zona di sicurezza sufficientemente forte.
Il problema principale in questo momento sembrano essere le vendite dei miner. In teoria l’halving di aprile avrebbe dovuto ridurle, ed invece i miner stanno vendendo più del previsto perchè stanno dando fondo anche ai NTC che hanno accumulato nel corso degli anni scorsi, pur di sopravvivere.
I problemi del mining di Bitcoin: scatenate previsioni negative sul prezzo di BTC
Infatti a fronte di un forte ed improvviso calo dei ricavi, arrivato inevitabilmente con l’halving, non c’è stato un altrettanto forte calo dei costi, perchè la difficulty e l’hashrate sono rimasti alti.
Stanno lottando per sopravvivere, ed alcuni di loro sicuramente non ce la faranno. Affinchè termini questo periodo di attesa della loro capitolazione, occorre attendere che qualcuno alzi bandiera bianca.
Ovviamente non tutti chiuderanno, ed anzi è sufficiente che chiudano in pochi per tornare a rendere profittevole il mining.
Stando alle stime di BitInfoCharts, la profittabilità del mining è crollata dagli 0,1$ al giorno per THash/s di marzo agli attuali 0,04$, a causa dell’halving da un lato, e dall’hashrate ancora troppo alto dall’altro.
Va ricordato che Bitcoin non necessita di tutto questo hashrate per sopravvivere, e che è solamente una scelta autonoma ed arbitraria dei miner tenerlo così alto. Il fatto è che i miner ricavano di più quanto più hashrate utilizzano, ma questo alza anche i costi di esercizio. Dato che i ricavi sono fortemente ed inevitabilmente diminuiti con l’halving, mantenere costi più o meno invariati è una scelta apparentemente suicida, ed è per questo che molto probabilmente alcuni miner chiuderanno, mettendo fine a questo problema.
Le previsioni a medio termine
Le cose però cambiano se si allunga la prospettiva.
Innanzitutto prima o poi qualche miner inizierà a capitolare, quando avrà esaurito le riserve di BTC da vendere, e questo ridurrà l’hashrate facendo risalire la profittabilità del mining. Quando ciò avverrà si ridurranno necessariamente anche le vendite dei miner.
Inoltre ottobre spesso è stato un mese positivo per Bitcoin, ed i mercati potrebbero già iniziare a prezzare l’eventuale risalita seguente alle elezioni americane, cosa che finora in tutti i cicli passati è sempre avvenuta.
Infine tra un paio di settimane la Fed taglierà i tassi, e questo potrebbe far aumentare un pochino la liquidità.
Le performance recenti degli ETF su Bitcoin spot
Non va dimenticato che da gennaio Bitcoin è indirettamente presente anche sulle borse USA.
Ieri, alla riapertura delle borse, in un solo giorno gli ETF su Bitcoin hanno registrato quasi 290 milioni di dollari di deflussi, che si sono andati ad aggiungere ai 175 milioni di venerdì.
Questo significa che i gestori degli ETF su Bitcoin sono stati costretti a vendere BTC, aumentando così ulteriormente la pressione di vendita.
Questa tipologia di degli ETF però è sempre per sua stessa natura di breve durata, perchè può variare di giorno in giorno. Ad esempio lunedì scorso c’erano stati afflussi per 200 milioni di dollari.
Quindi la situazione sul breve periodo è fluida ed apparentemente non ottimistica, ma a medio termine è tutta un’altra cosa.