Recentemente Longhash ha pubblicato un report in cui ha analizzato diversi progetti blockchain dal 2012 ad oggi, nonché le crypto legate ad essi, scoprendo che una buona percentuale di essi sono ormai defunti.
A partire dal 2012 fino ai giorni nostri, oltre il 60% dei progetti sono deceduti per diverse motivazioni e, come era intuibile, il picco di “morti” si è registrato nel 2017, anno in cui c’era stato un vero e proprio rally per lanciare le varie ICO (Initial Coin Offering) e con molti casi di scam.
Così, la maggior parte dei progetti sono stati abbandonati oppure i token hanno avuto un volume basso, quasi pari a 0. Una buona parte di essi, infatti, quasi il 30%, si sono rivelati essere degli scam, mentre circa il 4% ha fallito nel recuperare fondi in ICO.
Dai relativi grafici si può quindi notare come nel mondo crypto, specialmente nel 2017, c’è stata una vera e propria inflazione di progetti crypto inutili. Nel 2019 la situazione non è molto migliorata, anche se gli investitori sono molto più attenti alle false promesse.
Le ICO, come sappiamo, si sono trasformate in IEO (Initial Exchange Offering) anche se il fatto che siano lanciate attraverso un exchange, bisogna dire, non ne garantisce sempre l’autorevolezza.
Oltre ai progetti e alle crypto decedute o rivelatesi scam, anche molti exchange in questi anni si sono rivelati inutili, hanno scambiato pochi volumi oppure i team sono scappati via con la cassa, come forse è successo con QuadrigaCX.
Negli anni, infatti, si è assistito a diversi episodi di questo genere, come il caso di Mt. Gox.
Insomma, nonostante siano passati ormai diversi anni dalla nascita di bitcoin e delle ICO, vale sempre il detto “Don’t Trust, Verify”, celebre motto del mondo crypto ripreso e modificato dalle parole del Presidente Ronald Reagan.