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Mining bitcoin: 100mila ASIC portano l’hashrate ad un nuovo record

L’hashrate della rete di bitcoin continua a macinare record su record, ritoccando il proprio valore con cadenza ormai settimanale, forse grazie a 100mila nuovi ASIC.

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Oggi, infatti, bitcoin ha concluso il precedente periodo di mining iniziato ben 2016 blocchi fa (circa 13-14 giorni), correggendo la difficoltà ed arrivando ad un nuovo valore stimato in base all’hashrate ed al tempo medio per blocco registrato nel precedente periodo.

L’ultima correzione ha comportato un innalzamento del 10,78% della difficoltà di estrazione, che ora si attesta sui 9.99 trilioni.

Inutile dire che si tratta di un nuovo valore record mai toccato in precedenza e superiore al picco registrato a fine giugno 2019. Tale valore è dovuto all’hashrate record registrato durante gli ultimi 14 giorni, assestato attorno ad un valore medio di circa 72 Exahash/s.

Mining Bitcoin difficoltà hashrate record

Tale innalzamento della difficoltà è sicuramente dovuto al tempo medio per blocco piuttosto basso registrato, pari ad un valore medio prossimo a 9 minuti ed 2 secondi, ben al di sotto del tempo per blocco ideale scelto dal protocollo Bitcoin, fissato a 10 minuti.

Il tempo medio per blocco di Bitcoin, infatti, è predisposto per essere attorno ai 10 minuti. Per mantenere il più possibile costante tale tempo medio per blocco, la difficoltà di Bitcoin regola il processo di estrazione, consentendo di bilanciare un hashrate sempre più elevato che altrimenti accorcerebbe notevolmente il tempo medio per blocco, come accaduto in questo caso.

100mila nuovi ASIC per bitcoin accesi sulla rete

Analizzando i dati di BTC.com è possibile notare come negli ultimi giorni l’hashrate abbia subito un corposo salto di oltre 7 Exahash/s, passando dai precedenti 67 Exahash/s agli attuali quasi 75, vicini al precedente picco di 80 Exahash/s, che probabilmente verrà battuto a breve.

Per quanto un balzo del 11% possa sembrare contenuto, 7 Exahash/s sono assimilabili ad un imponente numero di nuovi ASIC ad alte prestazioni per il mining di bitcoin attivati sulla rete.

In particolare, considerando gli attuali device top di gamma, ovvero il Bitmain Antminer S17 Pro da 56 TH/s ed il Whatsminer M20s da 55 TH/s è facile fare alcuni semplice calcoli per ricavare che per ottenere questi 7 Exahash/s sono stati accesi almeno 100mila nuovi ASIC di questa tipologia (per la precisione quasi 125mila).

Considerando che questi device vengono venduti ad un prezzo medio di 1800 dollari, si tratta di un investimento assai corposo, probabilmente effettuato da qualche grossa azienda che ha deciso di aprire una nuova mining farm assai competitiva. Va anche chiarito che spesso i prezzi all’ingrosso sono assai inferiori.

Come sempre buona parte dell’hashrate proviene dal continente asiatico, dove la corrente elettrica disponibile spesso a prezzi assai economici consente di aprire mining farm in grado di garantire guadagni assai elevati e dunque un tempo di ROI piuttosto basso.

E’ noto, infatti, che circa l’80% dell’hashrate di bitcoin generato dala Cina provenga dalla regione dello Sichuan, caratterizzata da decine di dighe idroelettriche attualmente ai massimi regimi per via della stagione delle piogge.

Tuttavia, tante altre mining farm trovano sede in Islanda, Norvegia, Québec, Georgia e Colombia, tutti Paesi noti per avere un alto tasso di energia elettrica prodotta mediante fonte rinnovabili e dunque a basso costo.

Matteo Gatti
Matteo Gatti
Ingegnere informatico appassionato di tecnologia e di tutto ciò che vi ruota attorno. Segue con interesse il mondo delle criptovalute e lo sviluppo della tecnologia Blockchain. Scrive anche di Linux su LFFL.
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