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Pitture rupestri e token economy

Gli uomini di Neanderthal, che circa 64.000 anni fa dipinsero le prime cronache di vita vissuta sulle pareti delle grotte di La Pasiega e Maltravieso, inaugurarono il mestiere più longevo e immune alle crisi della nostra storia: il narratore

Oggi, qualche tempo dopo e con molte novità su cui aggiornarsi, sarebbero ancora i professionisti più ricercati dal mercato. Il motivo è tutto sommato semplice e verificabile quotidianamente. La nostra vita si basa sulle narrazioni di successo. Economia, politica, filosofia e perfino scienza e tecnologia non possono prescindere da una buona storia che le descriva e le renda partecipabili dalla comunità. Dite che per la blockchain e le criptovalute è diverso? Non credo. 

È intuitivo affermare che il successo della token economy e della blockchain passa dallo scontro tra vecchie narrazioni di successo e nuove storie che siano in grado di affascinare e conquistare la fiducia di una consistente massa di potenziali utilizzatori. Ma non sto parlando di marketing. 

Prendiamo la parte della narrazione riferita alla blockchain e alle criptovalute che, fino ad ora, ha riscosso maggior successo. Sì, proprio lui, Bitcoin. L’oro digitale. 

Eh già, perché la moneta di gran lunga più diffusa e famosa di questo “nuovo mondo” ha rubato una narrazione di grande successo per entrare nei cuori e nei portafogli digitali della maggior parte dei suoi possessori. 

L’oro, quello fisico, è una narrazione di successo convenzionalmente accettata da tutti, su tutto il pianeta, in tempi diversi lungo tutta la storia dell’umanità. Argento, rame e platino, per dire le più famose, avrebbero potuto essere il re dei metalli preziosi per altrettante ragioni. 

Adottare il parallelismo oro – bitcoin è vincente poiché traduce le caratteristiche dell’uno nell’altro e confeziona ardite ma coerenti metafore per rendere comprensibile il valore della nuova moneta digitale. 

Innanzitutto il termine “mining” che richiama fisicamente lo scavo dei filoni nelle miniere. Il piccone, la pala e la forza meccanica sono facilmente trasponibili nel lavoro dei pc, la corrente elettrica e i software che “scavano” le preziose stringhe, che rappresentano il bene finanziario, nelle complesse miniere di formule matematiche. 

Azzeccato, e commercialmente vincente, richiamare la basilare caratteristica della “rarità”. Come per l’oro, anche per i bitcoin si è sottolineato con forza come il numero sarà artificialmente limitato con il doppio risultato di proteggerne il valore e stimolare l’acquisto. 

Sono il solo a pensare che il netto successo di bitcoin sulle altre proposte derivi, oltre che dalla sua validità intrinseca, anche dall’efficacia di questa storia? 

La difficoltà, a mio parere, sarà scardinare altre narrazioni universalmente condivise e molto forti. La priorità saranno le banche. Soggetti strani. Tutti le odiano e le ritengono colpevoli di malefatte e veri e propri crimini contro l’umanità e, tuttavia, sembra impossibile poter fare una transazione commerciale senza avere come fiduciaria una banca.

Ma le narrazioni non devono per forza essere affogate nel buon senso: vogliamo parlare del mondo della moda e della creazione del valore in quell’ambito? 

Riuscire a raccontare in maniera convincente, tanto convincente da conquistare la fiducia della massa dei consumatori, concetti come “validazione di blocchi”, “garanzie crittografiche”, “assenza di intermediari” richiede di costruire storie completamente nuove in cui la fiducia si costruisce, letteralmente, un mattoncino alla volta ma in pochi minuti. Un intero paradigma da stravolgere. 

L’ingresso delle carte di debito nel mondo delle criptovalute farà da ariete. Un mezzo già maturo per più generazioni che potrebbe invogliare molti all’utilizzo e iniziare a far circolare le questioni tecniche di più difficile comprensione. Magari cercando un vocabolario che eviti il ricorso ossessivo a sigle respingenti come DeFi, EVM, Hodl, PoW e chi più ne ha più ne metta. 

Le narrazioni di successo devono essere accessibili e tutti vogliamo che questa arrivi all’Oscar. Credo che tutta la comunità debba fare lo sforzo di creare una narrazione condivisibile anche da chi non possiede le nozioni tecniche necessarie a crearsi una visione autonoma e cercare di entrare nella vita di tutti i giorni con le storie che la blockchain costruisce e, soprattutto, costruirà nelle nostre esistenze domani. É un lavoro informativo e immaginativo, sfidante per ogni narratore. 

La nuova missione per chi vuol sostenere la crescita di queste tecnologie sarà raccontare a un artigiano come l’acquisto di un macchinario o l’accesso ad un credito a lungo termine sarà garantito da una comunità di persone che da ogni parte del globo contribuiscono al suo desiderio di lavorare e crescere e non più da una costosa banca, non molto trasparente nei suoi giudizi e nelle sue prassi. 

Saremo in grado di far appassionare un pensionato alla storia di come lui stesso, mettendo a disposizione i suoi risparmi su una piattaforma decentralizzata, potrà guadagnare qualcosa aiutando l’economia reale? Riusciremo a fargli capire che potrà assicurarsi attraverso un semplice controllo che non sta arricchendo un fondo speculativo sede in un paradiso fiscale? Che ne direste di rassicurare una famiglia sull’effettivo percorso che ha seguito il cibo che metterà in tavola? 

Raccontarle di come non sarà più una multinazionale ad autocertificare “sulla fiducia” la salubrità dei suoi prodotti e l’equità dei prezzi pagati ai produttori (spesso violentemente sfruttati) ma che questo controllo sarà fatto da altre persone come loro, che parteciperanno ad una tecnologia inviolabile e incorruttibile. 

La tecnologia blockchain e le sue infinite applicazioni potranno portare molti benefici alla nostra vita quotidiana e contribuire a una società più giusta e partecipata dai cittadini. Credo che il compito della comunità di crypto entusiasti sia anche quello di iniziare a raccontarla, già da adesso. È necessario costruire narrazioni che lascino tracce di questo futuro di modo che tutti le possano seguire. 

Andrea Michelotti

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