HomeBlockchainToken e asset digitali: falsa promessa o vera opportunità per il fintech?

Token e asset digitali: falsa promessa o vera opportunità per il fintech?

Nel mondo fintech si sente sempre più di frequente parlare di nuove soluzioni ed evoluzioni per l’economia 3.0. e da qualche tempo a questa parte è sempre più diffuso, tra appassionati ed addetti ai lavori, il termine tokenizzazione, ovvero token che rappresentano asset reali in formato digitale.

Cosa sono i token?

I token sono una rappresentazione digitale, non riproducibile, di una particolare risorsa destinata ad uno specifico uso. 

Grazie alla tecnologia blockchain questi token possono essere inviati da un portafoglio elettronico, detto wallet, ad un altro. 

Ricordiamo che la blockchain non è niente altro che un libro mastro decentralizzato dove vengono annotate al suo interno tutte le transazioni, dalla prima sino all’ultima. 

Il fintech nella vita di tutti i giorni

Tutti noi, in passato, abbiamo fatto uso di token nella nostra vita, seppur non digitali, basti pensare ai bollini delle raccolte punti che il supermercato consegnava ai propri clienti per poter ottenere, una volta completata la tessera di raccolta, un premio o un determinato bonus. 

Gli asset digitali non sono niente altro che l’evoluzione di questo vecchio e datato sistema, pur mantenendo caratteristiche simili in quanto, ad esempio, anche i bollini non potevano essere né copiati né riprodotti e potevano essere utilizzati all’interno del loro campo di applicazione. 

 

Abbiamo visto che i token possono essere una rappresentazione digitale di un determinato asset e possono essere utilizzati, ad esempio, per dividere e raffigurare una certa quota di proprietà di un determinato bene, parliamo dei security token. 

Immagina di emettere un preciso numero di token digitali, dove ogni singolo token rappresenta una quota di proprietà del bene sottostante e dove l’intero ammontare di token emessi, ne rappresenta la totale proprietà. 

I token come metodo di investimento

Data questa premessa, si aprono infinite possibilità di tokenizzazione, basti pensare, ad esempio, per scopo di investimento: la tokenizzazione può essere applicata ad opere d’arte, auto di lusso, oggetti e gemme preziose.

Questo sistema dà la possibilità, anche al piccolo investitore che non può permettersi di acquistare l’intero bene, di entrare in possesso di una piccola parte, ad esempio, di un famoso dipinto. 

La parte di proprietà acquistata sarà rappresentata in via digitale dal token conservato nel proprio wallet; i token, grazie ad apposite piattaforme di exchange, potranno poi essere liberamente acquistati e venduti tra gli utenti di tutto il mondo.

Un altro caso di utilizzo molto interessante potrà essere nel campo immobiliare: è già infatti possibile acquistare una quota di un determinato immobile in una qualsiasi parte del mondo e riceverne in modo automatico una parte spettante delle rendite generate dall’immobile stesso in base al numero di token posseduti; il tutto gestito in modo automatico preciso e trasparente da smart contract. 

Nel momento in cui l’utente volesse liquidare l’investimento potrà mettere in vendita i propri asset che rappresentano la quota di proprietà e attendere che un investitore le acquisti al prezzo da noi fissato, il tutto in maniera istantanea e al costo di qualche centesimo di dollaro per pagare le sole fee della transazione da un wallet ad un altro. 

Questo processo, data la sua estrema facilità e velocità di utilizzo, considerando un bacino mondiale di potenziali utenti, porta una massiva immissione di liquidità in tutti i mercati in cui la tokenizzazione potrà essere applicata. 

Questo aprirà il mondo a nuovi sviluppi tecnologici e nuove  opportunità lavorative da cogliere, a patto di avere una regolamentazione chiara e favorevole a questo processo innovativo. 

Emanuele Ferrari

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