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Bitcoin: hashrate tornato ai livelli di ottobre

L’hashrate di Bitcoin si è ridotto parecchio in questi giorni, a causa del ban cinese. 

Infatti la chiusura forzata di diverse mining farm in Cina ha fatto precipitare l’hashrate del 43% dal picco di metà maggio. 

Va però sottolineato che a metà maggio si era verificato il picco massimo storico della potenza di calcolo complessiva utilizzata per minare bitcoin, pari ad oltre 170 Ehash/s. 

Escludendo il repentino calo di metà aprile, dovuto all’annuncio della Cina di voler mettere al bando il mining di Bitcoin, era da fine dicembre 2020 che l’hashrate continuava a crescere. Infatti è passato dai circa 130 Ehash/s della fine dell’anno scorso ai 170 Ehash/s di metà maggio, con un incremento del 30% in quattro mesi e mezzo. 

A metà aprile era momentaneamente sceso a 98 Ehash/s, ma nel giro di soli quattro giorni era tornato alla normalità. 

Il crollo dell’hashrate di Bitcoin

Invece l’attuale crollo, dovuto in gran parte alla recente chiusura forzata delle mining farm in Cina, sembra essere più duraturo. 

È iniziato il giorno successivo al picco massimo storico di metà maggio, probabilmente a causa del calo del prezzo di bitcoin. Infatti nel giro di una decina di giorni da 170 è sceso sotto i 120 Ehash/s, per poi riposizionarsi nei giorni seguenti in un range compreso tra 120 e 140 Ehash/s. 

Il 10 giugno invece è passato di colpo da 140 a 99 Ehash/s, ovvero con un crollo di quasi il 30% in un solo giorno. Questo crollo è dovuto proprio alla chiusura delle mining farm cinesi. 

Infatti fino ad ora molta potenza di calcolo per il mining di Bitcoin era localizzata in Cina, ma a quanto pare il paese asiatico ha deciso di proibire questa attività, o comunque di disincentivarla molto, tanto che diversi miner cinesi hanno spento le loro macchine ed ora le stanno trasferendo all’estero. 

Questa dinamica ha impedito per ora all’hashrate di tornare sui livelli precedenti, tanto che addirittura ieri è sceso persino sotto quota 90 Ehash/s. 

Questo era un livello che non si vedeva da inizio novembre dell’anno scorso, dopo che a fine ottobre ci fu un piccolo crollo che portò improvvisamente l’hashrate da 130 a 85 Ehash/s in tre giorni. Allora furono sufficienti un paio di settimane prima che tutto tornasse alla normalità. 

Ora invece lo scenario sembra differente. Il crollo è avvenuto quasi due settimane fa, e per ora non si scorgono segni chiari di un ritorno abbondantemente sopra quota 100 Ehash/s. 

Infatti il block-time è schizzato sopra i 13 minuti, con un picco di 15 minuti ieri, in concomitanza con la discese dell’hashrate sotto quota 90 Ehash/s. 

Tuttavia le fee non sono cresciute di molto, anche perchè in questo momento non sono molte le transazioni in coda sulla mempool che attendono di essere confermate dai miner.

Inoltre anche la profittabilità del mining non si è mossa molto da quando è crollata a metà maggio a causa del crollo del prezzo di bitcoin, e ciò rende evidente che il sistema del mining di Bitcoin non sia affatto in pericolo. 

Il prossimo aggiustamento della difficulty, che dovrebbe riportare il block-time ai soliti 10 minuti, è previsto per fine mese, o inizio luglio, e potrebbe essere una delle maggiori singole riduzioni di sempre, in percentuale. 

In altre parole Bitcoin non ha bisogno dei miner cinesi, la cui fuga al massimo può rallentare per qualche giorni la velocità con cui vengono confermate le transazioni.

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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