HomeCriptovaluteBitcoinL’azienda di pulizie che mina Bitcoin e ricicla denaro

L’azienda di pulizie che mina Bitcoin e ricicla denaro

Un’azienda di pulizie consumava fin troppa energia: un controllo della Guardia di Finanza ha scoperto il perché: minava bitcoin e poi li rivendeva a imprenditori riciclando denaro.

La singolare scoperta è avvenuta in Veneto, una tra le regioni in Italia economicamente più florida.

La storia dell’azienda di pulizie che minava Bitcoin

A raccontarla il comandante regionale della Guardia di Finanza Generale Giovanni Mainolfi: 

“C’era un’azienda che si occupava di pulizie che però consumava tantissima energia elettrica, ce ne siamo accorti analizzando i bilanci, certo gli aspirapolveri consumano energia, ma questo era un consumo di energia elettrica davvero anomalo. Così abbiamo scoperto che in realtà minavano bitcoin che vendevano poi a imprenditori che avevano del ‘nero’ e, trasformandolo in criptovalute, riuscivano a portarlo all’estero”.

In pratica, dietro l’insegna di un’azienda di pulizie si nascondevano tanti computer impegnati a convalidare nodi e transazioni. Poi i BTC erano acquistati in contanti così che gli acquirenti riuscivano a “pulire” del denaro. 

La notizia è stata raccontata nel corso di una conferenza nella sede della giunta regionale del Veneto, in occasione della firma di un protocollo tra Regione e Guardia di Finanza per la tutela delle attività che operano nella legalità. 

L’Italia scossa dagli hackeraggi

Il caso dell’azienda di pulizie che minava Bitcoin arriva anche quando l’Italia è sconvolta dalla notizia dell’hackeraggio al sito della Regione Lazio. L’episodio ha bloccato il portale di prenotazione dei vaccini. Sebbene non si parli espressamente di un riscatto in bitcoin, l’attacco è di tipo ransomware

Un attacco di tale portata su un server regionale, che addirittura ha criptato i dati ufficiali e le copie di backup sta scuotendo le istituzioni e sta alzando l’asticella dell’attenzione su possibili iniziative simili.

Come quella avvenuta a Galileo, azienda informatica di Padova alla quale sono stati richiesti 20 BTC di riscatto. 

Tutti episodi che mettono in luce un uso illegale delle criptovalute, proprio mentre la Consob certifica che in Italia sta crescendo l’utilizzo delle crypto

Nel rapporto ‘Congiuntura e rischi del sistema finanziario italiano in una prospettiva comparata’ di luglio 2021 si mette in evidenza proprio il fatto che è cresciuto l’utilizzo di BTC e delle crypto soprattutto tra i più giovani. Lo stesso report della Consob però quantifica, con dati riferiti al 2019, in 4,5 miliardi di dollari l’impatto economico delle frodi e degli attacchi informatici.

In definitiva, anche in Italia si sta alzando la soglia di allerta nei confronti delle criptovalute.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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