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Russia, il mining di criptovalute diventa professione

La Russia potrebbe presto emanare una legge che renderebbe legale il mining di criptovalute. La professione del miner sarebbe quindi riconosciuta. 

Lo rivela il giornale Izvestia che cita fonti governative.

Russia, il mining di criptovalute diventa una professione

Secondo quanto riportato, il ministero dello sviluppo economico e quello dell’energia sarebbero inclini a rendere quella del miner una vera e propria professione. La proposta troverebbe favorevole la Duma, ma non la Banca Centrale

Le ragioni sono semplici: in questo modo i miner pagherebbero le tasse sui loro guadagni, cosa che attualmente non accade. Sarebbero in pratica dei veri e propri imprenditori. 

Tuttavia le leggi russe attualmente in vigore non menzionano mai il concetto di mining a proposito di criptovalute. E sebbene per minare Bitcoin sia necessario molto più di un computer domestico, la nuova legge, qualora fosse autorizzata e approvata, permetterebbe ai miner di specificare che il loro consumo energetico è per attività imprenditoriale (e non domestica appunto). Tuttavia appare difficile identificare i piccoli miner

A proposito di energia, Izvestia riporta che nella Duma ci sarebbe già chi vuole aumentare il costo della corrente per i minatori. 

La Banca Centrale Russa invece non sarebbe favorevole all’iniziativa. Significherebbe sostenere di fatto l’estrazione di una moneta alternativa, a scapito del rublo. 

Russia mining criptovalute
Rendere legale il mining crypto permetterebbe di far pagare le tasse ai miner

Il ruolo della Russia nel mining di Bitcoin

I dati riportati dal giornale russo indicano che il reddito derivante dal mining di Bitcoin è pari a 19,7 miliardi di dollari nel mondo. Di questa cifra, il 12% pari a 2,4 miliardi sono proprio in Russia. Ecco perché per i sostenitori della proposta, è necessario legalizzare l’attività e farne pagare le tasse. 

Queste percentuali di reddito si avvicinano molto alle percentuali di hashrate tenuto dalla Russia ad agosto 2021 pari all’11,23%. 

Hanno una quota di hashrate maggiore solo Stati Uniti (35%) e Kazakistan (18%).

Questi dati evidenziano come in Russia sia presente una comunità di miner che il governo pensa di sfruttare a suo favore.

I dubbi sul futuro delle criptovalute in Russia

Il futuro delle criptovalute in Russia resta alquanto dubbio. Legalizzare le attività di mining potrebbe non essere un’ottima soluzione. Come accaduto con il ban della Cina, nulla può escludere che i miner si spostino verso lidi più favorevoli e dove il fisco non sia una zavorra. 

Mentre si ipotizza un futuro in cui il mining di criptovalute avvenga recuperando gli scarti di gas utilizzati per l’estrazione del petrolio, resta da definire il quadro normativo. 

Nella Duma, il parlamento russo, sarebbe in lavorazione una proposta di legge per limitare l’attività di trading solo ai trader esperti, per proteggere i meno esperti dagli investimenti a rischio. Ma questo si tradurrebbe in una restrizione tra l’altro non semplice da applicare. Anche gli exchange sono guardati con sospetto in quanto si teme che possano diventare “complici” involontari di attività illegali svolte con le criptovalute.

Quel che è certo è che la Russia non bannerà Bitcoin, dal momento che per il presidente Vladimir Putin, hanno diritto di esistere. Resta da vedere se questa opinione è legata alla natura delle crypto in sé o se non sia un modo per mettere in difficoltà la moneta più forte al mondo, il dollaro USA. 

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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