Il Kazakistan è diventata la nuova frontiera del mining di Bitcoin ma per rimanere tale potrebbe avere bisogno di importare nuova energia.
È quel che ha rivelato Reuters.
Summary
Il mining di Bitcoin si è spostato in Kazakistan
Dopo il ban imposto dalla Cina al mining di Bitcoin, molti miners si sono spostati in altri stati. Primeggiano in questo senso Stati Uniti e Kazakistan.
Nel paese asiatico, ad attirare gli investitori è il costo dell’energia molto basso. Il paese ha accolto volentieri i minatori di Bitcoin, perché le grandi aziende di mining equivalgono a più investimenti e quindi più tasse e fondi nelle casse dello stato.

I problemi del mining crypto in Kazakistan
C’è però un problema che giustifica anche la carenza di energia. Accanto ai grandi minatori legali, ce ne sono altri non registrati e che dunque minano BTC illegalmente.
Secondo quel che riporta Reuters, i miner “grigi” sono il doppio di quelli “bianchi” o ufficialmente registrati. Per questo il governo si sta impegnando a scovarli e a implementare un sistema legislativo che permetta di contrastarli.
Al momento però ci sono due conseguenze di quanto sta accadendo:
- il Kazakistan sta importando fonti energetiche dalla Russia;
- la gran parte delle risorse energetiche locali sono legate al carbone.
Va da sé che il mining in questo paese pone problemi ambientali oltre che costi economici superiori alle aspettative.
Murat Zhurebekov, ministro dell’energia, ha dichiarato:
“Penso che avremo la direttiva (che limita il potere ai minatori non registrati) emessa prima della fine di quest’anno, perché questa questione non può essere ritardata più a lungo”.
Quello che i miner vorrebbero è che si possa arrivare ad un compromesso: non essere sottoposti a tassazione in cambio dell’impegno ad investire in energie rinnovabili. In un paese che ha una delle più grandi miniere di carbone al mondo, questo può segnare una svolta.
Ricavi da considerare
Al governo locale probabilmente non interessa emettere una stretta sul mining di Bitcoin, ma solo fare in modo di garantirsi le cospicue entrate economiche che possono derivare dalla tassazione settore.
Come riporta Kapital, il mining di Bitcoin può fruttare 98 miliardi di tenge l’anno, equivalenti a più di 226 milioni di dollari. In cinque anni, potrebbero esserci entrate per 1,5 miliardi di dollari, pari a 300 milioni di dollari di tasse.
Ma prima bisogna trovare una soluzione per stanare i miner grigi e per contenere il consumo di energia e l’inquinamento. Il tutto senza vanificare gli sforzi fatti che hanno reso il paese il cuore del mining di Bitcoin dietro gli Stati Uniti.