Gli NFT di Cipher Punks lanciati dalla startup ItsBlockchain hanno sollevato un’ondata di proteste che ha convinto ItsBlockchain e OpenSea a rimuovere la collezione che era stata messa in vendita nei giorni scorsi.
È un caso destinato a fare scuola per i suoi possibili risvolti legali.
Summary
La collezione NFT Cipher Punks
La collezione lanciata lo scorso 25 dicembre da ItsBlockchain.com avrebbe dovuto celebrare i padri della blockchain e delle criptovalute. Si trattava di una collezione rara: 450 NFT raffiguranti 45 personaggi della crittografia e della decentralizzazione, protettori della privacy, dagli anni Settanta ad oggi. Erano presenti da Satoshi Nakamoto a Paul Kocher, passando per personaggi più “discutibili” per alcune vicende personali.
Ma la community si è sollevata contro questo drop perché molte immagini non erano state autorizzate. Gli stessi creatori hanno ammesso con un post su Medium:
“Ci siamo accorti che a molti Cypher Punks non piaceva l’idea che le loro immagini fossero usate come NFT e disegni digitali. Non eravamo a conoscenza delle leggi sulla somiglianza negli NFT, dato che il mercato non è regolamentato. È un nostro errore. Dobbiamo ammetterlo”.
Cypher Punks contrari agli NFT
I protagonisti della collezione probabilmente erano all’oscuro che la loro immagine sarebbe stata tramutata in non-fungible token. Sebbene l’intento di ItsBlockchain fosse di condividere e celebrare la loro storia, loro stessi non l’hanno presa bene. Anche perché a loro non è stato chiesto nessun consenso. Dal team ammettono:
“Sfortunatamente, molti Cypher Punks erano contrari a questa idea e non volevano partecipare in alcun modo. Noi lo rispettiamo. Lo facciamo davvero. Quindi ci scusiamo con ogni Cypher Punk per non aver dato il consenso e aver creato i vostri NFT”.
Quindi, nonostante lo scopo divulgativo, nonostante la promessa di devolvere parte degli introiti nello sviluppo di Bitcoin, la storia si è conclusa con il team che ha dovuto ritirare la collezione, ricomprare gli NFT già acquistati, bruciare tutto, e rimborsare gli acquirenti che già avevano investito.
NFT e diritto d’autore
Questa storia apre ancora una volta la questione spinosa del diritto d’autore e dei diritti d’immagine nel settore degli NFT.
In questo caso, per stessa ammissione dei creatori, gli NFT erano stati mintati senza il consenso dei protagonisti che non hanno gradito. Il problema è che in un settore deregolamentato come quello degli NFT non ci sono leggi che stabiliscano una procedura e chi vuole lanciare degli NFT non può che affidarsi all’originalità e al buon senso. Buon senso che in questo caso è mancato.
Le cause note
Il fatto che manchino delle leggi non aiuta a risolvere le controversie che sono già nate, e che vedono protagonisti personaggi famosi. Ad esempio Quentin Tarantino è stato citato in causa da Miramax, che non ha gradito la collezione degli NFT lanciata dal regista ispirata al film cult Pulp Fiction.
Anche il primo album di Jay Z è finito al centro di una controversia giudiziaria: l’ex socio Damon Dash lo ha trasformato in NFT ma la casa discografica lo ha portato in tribunale.
Dubbi analoghi li ha sollevati la vendita in formato NFT del murale di Banksy raffigurante il gorilla con la maschera rosa, perché ad emetterlo non è stato l’artista ma un’altra azienda.
In definitiva, se grazie alla blockchain possiamo avere opere d’arte uniche e originali, la questione della proprietà intellettuale resta al momento irrisolta.