La navigazione sul web spesso ci occupa molto tempo, e c’è chi vorrebbe “investire” tale tempo per guadagnare ad esempio con il mining di criptovalute.
Summary
Guadagnare con il web mining
In realtà il mining non ha nulla a che fare con il tempo, perché invece è un vero e proprio lavoro di estrazione e calcolo di codici crittografici, ma esiste un’estensione del browser in grado di fare mining mentre stiamo usando il browser stesso per navigare sul web.
Si tratta pertanto di un add-on che aggiunge al browser la funzionalità di estrarre codici crittografici che vengono inviati ad una mining pool che li utilizza per cercare di minare criptovalute.
Ultimamente il più noto di questi add-on, CryptoTab, ha anche rilasciato un suo browser che si può utilizzare in alternativa a quelli già comunemente in uso.
Limitazioni al mining via web
Quindi è possibile minare criptovalute con il proprio browser mentre si naviga sul web, ma ci sono due importanti limitazioni.
La prima è dovuta al consumo energetico. L’estrazione degli hash crittografici funziona solo se ne vengono estratti in enorme quantità, e questo lavoro di estrazione produce inevitabilmente un significativo consumo energetico aggiuntivo.
Quindi l’energia elettrica consumata dall’add-on non è quella utilizzata normalmente dal browser, ma va ad aggiungersi a quest’ultima aumentando significativamente il consumo totale.
Tuttavia chi può disporre di energia elettrica a basso costo, o addirittura gratis, può ignorare questa limitazione, che invece risulta decisiva per chiunque non disponga di energia elettrica a basso costo.
La seconda limitazione invece riguarda la potenza di calcolo utilizzata. Infatti gli incassi del mining dipendono in modo proporzionale dalla potenza di calcolo che si è in grado di utilizzare per estrarre gli hash crittografici.
Da questo punto di vista va chiarito subito che un qualsiasi computer standard, o smartphone, non ha nemmeno lontanamente la potenza di calcolo necessaria per riuscire a minare Bitcoin.
Basti pensare che uno dei dispositivi standard per minare Bitcoin, l’Antminer S19 XP di Bitmain, ha una potenza di calcolo di 140TH/s, ovvero ogni singolo secondo è in grado di estrarre 140mila miliardi di hash. Un normale computer non arriva nemmeno ad un milionesimo di questa potenza, risultando pertanto inefficace nel tentativo di minare Bitcoin.
Il discorso cambia per altre criptovalute, come ad esempio Monero (XMR), che si riescono a minare anche con potenze di calcolo inferiori. Nonostante ciò però gli incassi che si possono produrre minando con computer standard o smartphone sono irrisori, se non irrilevanti.
Va però detto che i software che consentono di minare mentre si naviga spesso ripagano gli utenti in BTC, nonostante magari minino XMR, perchè per l’utente medio Bitcoin è più facile da usare rispetto a Monero.
Quando il software invia gli hash alla mining pool, nel caso in cui si riesca a validare un blocco incassando il relativo premio è la mining pool ad incassarlo, e non l’utente. Quindi spetterà poi ai gestori della mining pool distribuire gli incassi a tutti i partecipanti in proporzione alla quantità di hash che hanno estratto.
Oltre al consumo energetico però c’è un altro svantaggio: il rallentamento delle prestazioni del dispositivo in uso. Infatti l’estrazione degli hash richiede molta potenza di calcolo, che non potrà essere utilizzata dal dispositivo per altri scopi. Nel caso in cui non si disponga di un dispositivo particolarmente potente, il rallentamento può essere significativo, mentre con dispositivi particolarmente potenti il rallentamento può non essere apprezzabile, se ci si limita a navigare sul web mentre si mina.