La Russia ha messo in atto un disegno di legge volto ad autorizzare l’utilizzo e trading di crypto, con un inaspettato ban alle stablecoin.
Summary
I primi passi verso crypto e stablecoin da parte della Russia
Dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, le criptovalute hanno giocato un ruolo importante a favore di entrambi gli schieramenti in campo.
Mentre l’Ucraina si è vista crescere le tasche a suon di aiuti umanitari con fondi crypto per il reperimento di derrate alimentari, munizioni, vestiti e medicinali, Mosca è riuscita ad arginare le sanzioni internazionali e ad avviare nuove transazioni commerciali in Bitcoin con alcuni paesi dell’Africa.
Un mese fa il viceministro dell’energia del Cremlino, Evgeny Grabchak, ha espresso che sarebbe il caso di legalizzare il mining di Bitcoin nella grande madre Russia.
La possibilità di minare Bitcoin offre un vantaggio strategico rilevante a un così grande paese già ricco di materie prime, in particolar modo dopo il ban di questo tipo di pratica da parte della Cina.
Le crypto stanno per essere legalizzate ma con dei distinguo
Di recente una copia di una bozza di un nuovo testo di legge volto a normare lo strumento delle criptovalute è giunto sulla scrivania di Kommersant che non ha perso tempo nel divulgare la notizia bomba.
Secondo l’agenzia di stampa russa infatti il Ministero delle Finanze russo ha messo a punto un disegno di legge non solo volto ad autorizzare l’utilizzo di valute digitali, del sistema crittografico e del Mining di Bitcoin ma si è occupato anche di indicare le soglie di accesso alle figure di investitori ed operatori di trading (si vocifera 30/100 milioni per questi ultimi) e infine ha posto un inaspettato ban alle stablecoin.
Quest’ultima limitazione evidenzia ancora di più l’attenta analisi che pongono in essere in Russia sul tema, preferendo approfondire lo strumento prima di renderlo fruibile.
Tra le restrizioni anche chi potrà o meno registrarsi come operatore di borsa e/o operatore per le piattaforme di trading digitale. Per essere riconosciuti come operatore di borsa pare sarà introdotto un requisito minimo di 30 milioni di Rubli, mentre per operatore delle piattaforme di trading la cifra sale all’importo di 100 milioni di Rubli.
Nel suo recente articolo a tema legalizzazione delle crypto ha commentato:
“Secondo il disegno di legge, la valuta digitale può essere accettata “come mezzo di pagamento che non è l’unità monetaria della Federazione Russa”, nonché come investimento, mentre non deve esserci alcun soggetto obbligato in relazione ad essa.”
In sostanza dando il via alla grande apertura ma per ora al blocco delle stablecoin salvo ulteriori approfondimenti futuri (Tether, Luna ecc..).
La Russia potrebbe diventare quindi un hub interessantissimo per la circolazione di Bitcoin nel proprio territorio e nel mondo.
La questione del gas
Nelle settimane scorse il Presidente Russo aveva emanato un dictat per il quale il gas russo che rifornisce in maniera ingente i paesi dell’Europa, il 40% del fabbisogno italiano, più del 50% del fabbisogno tedesco ecc si sarebbe dovuto pagare solo e soltanto in rubli.
La notizia scosse i mercati che avrebbero aiutato una valuta straniera ad affermarsi negli scambi internazionali a discapito del dollaro e avrebbe funzionato come operazione contenitiva delle sanzioni economiche a Mosca.
Di lì a pochi giorni però, Putin corresse il tiro dichiarando che il processo sarebbe avvenuto gradualmente e solo per i paesi ritenuti ostili da una lista emanata dal paese.
L’ultima puntata della serie “Gas Russo” è stata però la vera bomba, il Cremlino infatti ha disposto la possibilità di pagare il gas in Bitcoin mettendo in atto la più grande operazione commerciale in Bitcoin della storia recente.
In Russia c’è decisamente voglia di crypto e il fenomeno non pare essere una bolla temporanea, staremo sul pezzo attenti ad ogni ulteriore step sul caso.