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La Russia vuole legalizzare il mining di crypto

Si è diffusa la notizia che esperti di criptovalute russe abbiano creato uno standard di efficienza per il mining crypto in Russia, grazie al quale questa attività potrebbe essere consentita. 

Il crypto mining in Russia

Il rapporto della Russia nei confronti delle criptovalute è stato sempre molto complesso. 

L’ultima clamorosa novità in tal senso proviene da una recente dichiarazione del Comitato Finanze del Presidente del Congresso. 

Stando a quanto riportato da alcuni media occidentali, l’obiettivo sarebbe quello di legalizzare completamente il mining di criptovalute, nonostante il divieto di fatto di utilizzarle come monete alternative al rublo. 

Il mining consuma moltissima energia elettrica, e sebbene la Russia possegga grandi quantità di idrocarburi fossili utilizzabili per produrre energia a basso costo, fino ad ora il mining non aveva preso molto piede nel Paese. 

Dati risalenti a gennaio di quest’anno rivelano che in tutta la Russia, ovvero il più grande Stato al mondo per estensione territoriale, vi fosse allocato solamente il 4,7% dell’hashrate di Bitcoin, nonostante la grande quantità di risorse energetiche a basso costo. 

Ad esempio invece in USA era allocato il 37,8%, ed in Cina il 21,1%. Persino in Kazakistan ve ne era enormemente di più (13,2%). 

Il motivo principale per cui i russi minano poco Bitcoin probabilmente va ricercato nell’ostilità dello Stato nei confronti delle criptovalute. Tale ostilità forse si sta riducendo. 

Infatti, il governo russo sta elaborando un nuovo disegno di legge per regolamentare i pagamenti in criptovalute verso l’estero, come un valido alleato alla lotta alle sanzioni commerciali internazionali. 

In un tale contesto non stupisce che molti dipartimenti statali russi vogliano legalizzare il mining di Bitcoin in luoghi dove c’è abbondanza di elettricità a basso costo, visto che la loro vendita all’estero a questo punto sarebbe resa lecita. 

Inoltre, lo stesso Comitato Finanze del Presidente del Congresso russo, ha dichiarato: 

“Fate che guadagnino soldi”. 

Il punto è proprio questo: se il mining di Bitcoin producesse significativi introiti economico-finanziari, perché non farlo? 

russia mining bitcoin
La Russia cerca un sostegno economico nel crypto mining

L’attività di mining di Bitcoin e crypto accrescerebbe le casse della Russia

La Russia non è certo un Paese noto per la sua attenzione agli aspetti climatico-ambientali, quindi probabilmente non è molto interessata alle questioni legate all’emissione di CO2 o di altre sostanze nocive per l’atmosfera. 

Vista l’enorme disponibilità di carburanti fossili con cui produrre elettricità a basso costo, è difficile capire perché fino ad ora abbiano voluto limitare il mining

Le ipotesi sono due: o volevano evitare di dover aumentare la produzione di energia elettrica, oppure volevano semplicemente tenere i cittadini quanto più distanti possibili dalle criptovalute. 

In effetti anche il nuovo disegno di legge per i pagamenti internazionali in criptovalute non sembra voler andare a vantaggio dei cittadini, ma soprattutto delle aziende russe che esportano o importano. 

Tuttavia, dimostra un netto cambiamento riguardo l’atteggiamento delle autorità russe nei confronti delle criptovalute, evidenziato in particolare proprio dall’appoggio a questa iniziativa da parte della banca centrale del Paese, da sempre molto avversa alle criptovalute. 

La Russia è uno Stato autoritario in cui la politica preferisce non lasciare troppe libertà ai cittadini, ed il fatto che questi possano utilizzare monete non autorizzate dalla loro banca centrale è da tempo stato considerato contrario alla politica autoritaria del Paese. 

Vista però la necessità, hanno deciso di provare a sfruttare a loro vantaggio le criptovalute utilizzandole come mezzo di pagamento internazionale per aggirare le sanzioni. Quindi continua ad esserne vietato l’utilizzo interno ai cittadini, ma probabilmente verranno autorizzate all’uso le aziende che esportano ed importano beni. 

Altro utilizzo che sembra che verrà utilizzato, dato che potrebbe risultare utile, è quello del mining con vendita all’estero in cambio di altre valute. Non è tuttavia chiaro come possano procedere in questo modo aggirando le sanzioni, ma visto che far “uscire” dalla Russia le criptovalute è facilissimo. Probabilmente utilizzeranno società di comodo estere a cui le sanzioni non si applicano. 

Il fatto che esperti russi di criptovalute abbiano creato un gruppo di lavoro per creare uno standard per il mining efficiente rivela che c’è ben più della semplice volontà di ampliare il mining crypto nel Paese, tanto che potrebbe non volerci tanto prima che quel 4,7% di hashrate Bitcoin possa iniziare a crescere in modo significativo. Non sarà, però, semplice riuscire ad acquistare grandi quantità di macchinari necessari a minare BTC, visto che dovranno essere acquistati all’estero. Va, però, ricordato che è la Cina il maggior produttore di miner al mondo, e la Cina è alleata della Russia. 

La Russia inoltre può sfruttare un altro vantaggio non da poco: il clima rigido. 

Clima e Cina alleati della Russia

Il mining di Bitcoin produce moltissimo calore, tanto che le mining farm vanno raffrescate onde evitare danni ai macchinari. Il raffrescamento spesso ha un costo significativo, soprattutto nei paesi caldi, ma in Russia vi sono zone con temperature così rigide che potrebbe essere effettuato semplicemente grazie a ventilazione con aria fredda proveniente dall’esterno. Anzi, il calore prodotto dai miner potrebbe persino essere sfruttato in qualche modo per riscaldare gli ambienti utilizzando quello che di fatto è un prodotto di scarto a costo zero del processo di estrazione dei BTC. 

Tutto quindi fa credere che la Russia si stia realmente preparando a fare sul serio per quanto riguarda il mining di Bitcoin e criptovalute, con un unico grosso dubbio riguardante proprio la produzione elettrica. 

Infatti, per poter incrementare in modo significativo quel 4,7% di hashrate la produzione elettrica del Paese dovrà aumentare in modo sensibile, anche se non necessariamente molto significativo. 

La domanda che occorre porsi è: in questo momento la Russia è in grado di aumentare in modo sensibile la propria produzione di energia elettrica senza farne aumentare il costo? 

È molto probabile che in qualche modo possano farcela, ma è impossibile sapere di quanto effettivamente saranno in grado di aumentarla. 

La differenza potrebbero farla proprio solo se saranno effettivamente in grado di incrementare la produzione di energia elettrica in abbondanza, laddove decideranno di posizionare le grandi mining farm, ma senza avere impatti significativi sui costi di produzione. 

Visto che in questo momento non è per nulla chiaro se riusciranno a farlo, oppure no, non è possibile prevedere né stimare di quanto potrebbe aumentare realisticamente l’hashrate russo di Bitcoin. 

Hashrate e Bitcoin minati in tutto il mondo

Questo significa che non è nemmeno possibile stimare quanti introiti aggiuntivi potrebbero generare intensificando l’attività di mining crypto, anche se è possibile perlomeno stimare gli incassi con l’hashrate al 4,7%. 

Ogni giorno vengono minati circa 900 BTC in tutto il mondo. Di questi, in teoria in Russia dovrebbero venirne minati il 4,7%, ovvero poco più di 42. 

In questo momento 42 BTC valgono circa 800.000 dollari, quindi l’incasso giornaliero con il 4,7% di hashrate non è molto. Sono circa 290 milioni di dollari all’anno, che per un Paese grande come la Russia non sono affatto molti. 

Il PIL complessivo della Russia è di circa 1.400 miliardi di dollari, quindi 290 milioni corrisponderebbero a poco più dello 0,02%, ovvero un valore decisamente molto marginale. Inoltre, si tratta di una stima per eccesso, dato che in realtà da quei 290 milioni di dollari di incassi andrebbero detratti i costi. 

A questo punto appare lecito domandarsi fino a dove voglia spingersi la Russia per cercare di incrementare in modo significativo i suoi introiti utilizzando il mining di Bitcoin, e quali risultati potrebbe realisticamente ottenere. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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