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Venezuela: bloccata la blockchain della crypto di Stato Petro

Negli ultimi giorni si sono verificati grossi problemi sulla blockchain della crypto di Stato del Venezuela, il Petro. 

La notizia è stata data su Twitter da CryptoLand.Vzla, che ha rivelato una situazione definita allarmante “che mina l’asset più importante di qualsiasi sistema economico: la fiducia”.

Infatti, da mercoledì 24 maggio la blockchain del Petro è stata bloccata, improvvisamente e senza preavviso, rendendo impossibili le transazioni tra i wallet. 

Inoltre, poche ore dopo, sempre senza preavviso, sono stati bloccati e cancellati gli account di centinaia di utenti della piattaforma Patria. 

Venezuela: il progetto crypto del Petro digitale

Il Petro in realtà non è una vera criptovaluta, perchè non è per nulla decentralizzata. È una valuta digitale completamente centralizzata, emessa di fatto dallo Stato del Venezuela, basata su una sorta di blockchain, anch’essa non decentralizzata e soprattutto non pubblica.

Si tratta comunque del primo esperimento simile che sia mai stato tentato al mondo, dato che è nato addirittura cinque anni fa

Il progetto ha comunque sempre avuto dei problemi, tanto che già l’anno successivo c’erano forti dubbi sul fatto che fosse realmente utilizzata dai venezuelani. 

Nel 2020 fu avviato un tentativo di far resuscitare quello che sembrava in realtà un progetto già morto, tanto che nel 2021 venne lanciato un progetto di rinascita. 

A più di due anni di distanza invece è evidente che vi siano ancora grossi problemi, che ne minano probabilmente la stessa sopravvivenza. 

A gennaio del 2021 il Presidente venezuelano Maduro annunciò in pompa magna che sarebbe stato “l’anno del Petro”, ed invece quello fu l’anno della grande bull run delle vere criptovalute, quelle decentralizzate. 

Disse che il rilancio dell’uso del Petro e delle tecnologie basate su blockchain, insieme allo sviluppo del sistema Patria e la generazione di nuove applicazioni, avrebbero dato il via già nel 2021 allo sviluppo di soluzioni a problemi specifici. Ad oggi invece pare che nulla di tutto ciò sia accaduto. 

Crypto news: i problemi del Petro in Venezuela

Anzi, a quanto pare è la stessa blockchain del Petro ad avere dei problemi. 

Ieri in realtà la blockchain del Petro poi è ripartita, ma il fatto che venga chiusa arbitrariamente dallo Stato fa capire quanto poco innovativo sia in realtà questo progetto. 

Oltretutto il 27 maggio era già stata fatta ripartire una prima volta, per poi invece essere nuovamente bloccata il giorno successivo. 

Quindi il fatto che ieri sia ripartita non è affatto garanzia che possa continuare a funzionare. 

Essendo una valuta digitale completamente controllata dallo Stato, non si capisce quale vantaggio reale possa dare ai propri utilizzatori rispetto alla valuta tradizionale utilizzata con strumenti digitali. 

In teoria il Petro (PTR) dovrebbe essere una valuta collateralizzata in petrolio, come dice il nome stesso, ma non essendo convertibile in petrolio questa risulta essere solo una dichiarazione propagandistica per convincere i meno esperti che abbia un valore intrinseco. 

Di questa valuta digitale ad esempio non è nota la circulating supply, quindi non è nemmeno verificabile se effettivamente sia collateralizzata o meno. 

Non essendo nemmeno scambiabile liberamente sul mercato non ha un vero e proprio valore di mercato, ma un prezzo fisso creato arbitrariamente dallo Stato venezuelano. 

Il Petro è una valuta fiat

L’ipotesi è che sostanzialmente sia solo una trovata propagandistica per emettere nuova moneta fiat spacciandola per una stablecoin, ma senza una reale copertura in grado di garantirne il valore. 

Va ricordato che l’inflazione del Bolivar venezuelano è superiore al 400%, quindi una valuta alternativa che apparentemente mantiene il proprio valore rispetto al dollaro USA sembrerebbe essere un’ottima alternativa. 

Il Petro non ha nulla in comune con una vera criptovaluta o una vera stablecoin collateralizzata, mentre ha praticamente quasi tutto in comune con una normale valuta fiat basata solo sulla fiducia. 

Non è probabilmente un caso che non sia mai stata listata su alcun exchange pubblico, proprio perchè eventuali scambi liberi avrebbero rivelato il suo vero valore di mercato, presumibilmente di molto inferiore a quello fissato arbitrariamente dallo Stato. 

Infatti se è sempre possibile acquistare Petro dallo Stato venezuelano dandogli così dollari USA, Bitcoin o Ethereum, pare che ormai da più di due mesi non sia più possibile vendere PTR allo Stato incassando altra valuta. 

I problemi dell’emittente del Petro

Ma c’è anche di peggio. 

Sunacrip è l’agenzia governativa venezuelana che emette e gestisce il Petro. 

A marzo il capo di Sunacrip, Joselit Ramirez, è stato arrestato per la presunta partecipazione ad uno schema di corruzione multimiliardario.

L’accusa è quella di aver sottratto addirittura 3 miliardi di dollari dalla vendita del petrolio venezuelano. Il Venezuela è uno Stato socialista in cui l’azienda che si occupa di estrarre e vendere petrolio è statale. 

Da allora il Sunacrip è sotto la gestione temporanea di un comitato di intervento. 

Quindi sebbene qualcuno abbia ipotizzato che i problemi di questi giorni alla blockchain del Petro potrebbero essere dovuti ad un attacco informatico, o ad un bug, non è assurdo immaginare che invece possano essere dovuti ad un qualche intervento statale dall’alto. 

In altre parole il progetto Petro ormai fa acqua da tutte le parti, e non è detto che non faccia una fine simile al Bolivar finendo per perdere gran parte del proprio valore reale. 

Infatti, va ricordato che se i token PTR non possono essere utilizzati, ad esempio perchè la blockchain non funziona o perchè i wallet sono stati bloccati, il loro valore reale è zero. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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