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Colpo di scena sull’identità di Satoshi Nakamoto: nuove prove mostrano come Craig Wright potrebbe essere il creatore del protocollo Bitcoin

Nelle ultime ore si sta parlando molto di Craig Wright, informatico australiano che si è autoproclamato più volte come creatore del protocollo Bitcoin, sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.

Ieri, è stato pubblicato un articolo da parte di Forbes che ha messo in luce nuove evidenze di una possibile correlazione tra Wright e Nakamoto.

Siamo finalmente giunti alla scoperta del secolo?

Vediamo insieme tutti i dettagli.

La storia di Satoshi Nakamoto: l’inventore dei Bitcoin

Il 31 ottobre 2008, un individuo anonimo con il nickname “Satoshi Nakamoto” pubblicò un documento molto importante sulla mailing list crittografata “metzdowd.com”.

Si tratta di uno dei manifesti più della cultura cypherpunk, intitolato “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System”, che introduce per la prima volta al mondo l’idea primordiale di una moneta digitale basata su blockchain che non si appoggia ad una banca centrale.

La filosofia di un protocollo decentralizzato che consentisse scambi di denaro virtuale P2P è stata sin da subito appoggiata da una serie di ingegneri e nerd informatici, che hanno iniziato a lavorare a quello che noi oggi conosciamo come “Bitcoin”.

Tra questi troviamo i nomi di Hal Finney, Mike Hearn, Gavin Andresen e Jeff Garzik, i quali hanno avuto l’onore di dialogare online con l’ancora sconosciuto Satoshi Nakamoto.

Il 23 aprile 2011, Satoshi scomparve definitivamente dalla scena, dichiarando come ultime corrispondenze allo sviluppatore software Mike Hearn che sarebbe “passato ad altre cose” che il progetto era stato affidato in “buone mani

Da quel momento in poi, mentre il progetto Bitcoin continuava ad espandersi e a diventare sempre più importante, nessuno sentì più Satoshi.

Ancora oggi non sappiamo se dietro questo pseudonimo c’è una singola persona o un gruppo di individui.

L’unica cosa che è certa, è che l’indirizzo con cui Satoshi ha generato il primo blocco dell’infrastruttura Bitcoin, noto con il termine di “Genesis Block”, contiene (insieme ad altri indirizzi) un quantitativo superiore ad 1 milione di BTC.

Da quel wallet non è stato speso neanche un satoshi (sat), che nel gergo indica la minima parte spendibile della moneta, ovvero un centomilionesimo di BTC.

Per questo motivo molti credono che Nakamoto sia morto, o che sia stato catturato (secondo qualche ipotesi complottista) dalla CIA o da qualche forza speciale appartenente ad un presunto governo.

Negli anni si sono fatte avanti alcuni speculazioni sulla reale identità del genio informatico, è emerso prima il nome di “Dorian Nakamoto”, programmatore giapponese, poi quello di Craig Wright, ingegnere australiano che si è autoproclamato “il creatore dei Bitcoin”.

Proprio in riferimento a quest’ultima figura, Forbes ha reso noti alcuni dettagli che mostrerebbero una correlazione impeccabile fra le due figure.

Nuove ipotesi sull’identità di Satoshi Nakamoto: il celebre creatore dei Bitcoin potrebbe essere Craig Wright 

Dopo la pubblicazione dell’articolo di Forbes, sono aumentate le speculazioni su una possibile attribuzione dell’identità di Satoshi Nakamoto, creatore dei Bitcoin, a Craig Wright.

Il soggetto rivendica dal 2016 di essere l’inventore della moneta crittografica, avendo addirittura vinto una causa legale relativa al possesso del copyright sul Whitepaper di Bitcoin.

Alcuni membri di spicco della comunità Bitcoin, come il programmatore Gavin Andresen, avevano confermato in passato che Wright fosse Nakamoto, per poi, tuttavia, ritirare gli assunti.

Secondo quanto evince dal diretto interessato, egli sarebbe stato impegnato insieme a Dave Klaiman, esperto di sicurezza informatica defunto del 2013 nella creazione del protocollo decentralizzato.

Ad oggi, le ipotesi di una reale correlazione tra l’ingegnere australiano ed il celebre Satoshi Nakamoto si fanno sempre più concrete.

In particolar modo, è emerso che Wright il 10 gennaio 2009 avrebbe pubblicato un blog post in cui annunciava il lancio di Bitcoin, che sarebbe stato effettivamente lanciato poco ore dopo. 

Il post, secondo quando si dice, sarebbe stato cancellato un giorno dopo la sua pubblicazione e riscoperto pochi giorni fa da un archivio online.

Ad ogni modo, nonostante queste “prove”, nessuno della comunità bitcoin crede alla convergenza dell’identità di Craigh Writght con Satoshi Nakamoto.

In primis poiché lo stesso Nakamoto, avrebbe dichiarato in una nota nascosta del 2015 contrassegnata da uno dei suoi indirizzi che:

“Craig Steven Wright è un bugiardo e un truffatore. Non ha le chiavi utilizzate per firmare questo messaggio. Il Lightning Network è un risultato significativo. Tuttavia, dobbiamo continuare a lavorare per migliorare la capacità on-chain. Sfortunatamente, la soluzione non è semplicemente cambiare una costante nel codice o permettere a partecipanti potenti di forzare gli altri. Siamo tutti Satoshi.”

Dopo che il reale creatore dei Bitcoin è riapparso per un istante sulla scena con questo messaggio, dopo aver abbandonato gli sviluppi del progetto del 2011, nessuno ha più creduto alle affermazioni di Wright.

Per quanto riguarda l’ultimo blog post che proverebbe una conoscenza del protocollo ancora prima che questo venisse pubblicato, sono giunti in soccorso alcuni utenti su Twitter che hanno evidenziato come sia facilmente possibile creare un URL che dichiara falsamente il riferimento di una certa data. 

La reale pubblicazione del post sarebbe datata tra il 2014 e il 2015.

Craig Wright potrà mai distruggere il protocollo Bitcoin?

Al di là della reale corrispondenza tra l’identità di Satoshi Nakamoto, ideatore della filosofia del Bitcoin, e Craig Wright, l’ultimo articolo di Forbes ha messo in guardia la community dei crypto appassionati riguardo un pericolo non indifferente.

L’informatico australiano, infatti, è in possesso di ben 800 brevetti relativi allo sviluppo di tecnologie blockchain ed in attesa di riceverne altri 3000 in 46 giurisdizioni differenti.

Secondo Forbes, l’enorme quantitativo di brevetti potrebbe costringere un giorno tutti i programmatori del mondo a smettere di approvare transazioni sul network bitcoin, qualora Wright decidesse di rendere il codice della moneta “closed-source”.

Ecco che uno dei software open-source più importanti della storia di internet rischia di essere attaccato da un soggetto meschino che, pur avendo fallito nel tentativo di rivendicare la figura di Satoshi Nakamoto, potrebbe rovinare il lavoro degli ultimi 14 anni.

Anche se al momento il pericolo sembra essere ancora lontano, ci sarà da lottare nei prossimi anni per impedire che vengano compressi gli sviluppi tecnologici dell’intero settore da Craig Wright, che dicendola tutta, se davvero fosse Satoshi Nakamoto non avrebbe mai provato a centralizzare il sistema.

Comunque vadano le cose, Bitcoin ed il suo ecosistema sono diventati talmente forti e compatti che possono essere considerati resilienti a qualsiasi tipo di censura o di privatizzazione, sia essa da parte di un’istituzione o di un privato.

La tecnologia blockchain e la crittografia permettono a chiunque di collaborare in modo anonimo al network bitcoin, consentendo la sua sopravvivenza perenne.

Craig Wright potrà anche rivendicare la sua posizione e il suo nome su una serie di attività correlate al mondo blockchain, ma non potrà mai fermare un movimento libertario che ormai si è affermato in tutto il mondo.

Craig non ci avrai mai.

We are all Satoshi.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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