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3 fattori da analizzare secondo Chainalysis quando si fa analisi on-chain di un token

La società di analisi blockchain Chainalysis ha pubblicato un report in cui spiega l’importanza dell’analisi on-chain quando si vuole studiare nel dettaglio lo stato di salute di una criptovaluta.

A differenza degli asset class tradizione, i token crittografici sono appoggiati ad un registro decentralizzato su cui è possibile osservare tutti i passi svolti nella loro vita studiando i meccanismi che portano al rialzo o al ribasso dei prezzi.

Secondo Chainalysis, ci sono 3 fattori in particolare da osservare in questo contesto: la distribuzione, la liquidità e la composizione di mercato.

Nel report viene spiegato il ruolo di ognuno di questi fattori analizzando determinate metriche per 4 criptovalute ben distinte, ovvero BTC, ETH, USDC e FTT.

Il fattore della distribuzione secondo Chainalysis

Nel report di Chainalysis il primo fattore ad essere menzionato è quello della distribuzione: per comprendere quanto un token sia ben distribuito all’interno del mercato è indispensabile dare uno sguardo alla metrica del “numero totale dei wallet”.

Questo dato ci spiega quanto una criptovaluta sia popolare e quanti wallet abbiano holdato anche una minima parte della moneta crittografica nel tempo.

I wallet, a differenza dei semplici indirizzi, danno una visuale più precisa del numero di “holders unici”.

chainalysis

ETH è la criptovaluta con più wallet tra le 4 prese in considerazione con un numero pari a 79 milioni di unità, seguito ovviamente da BTC con 50,2 milioni di unità.

Probabilmente la presenza di Ether nel campo DeFi ha visto un caso d’uso più diffuso per la criptovaluta che ha trovato più popolarità rispetto a Bitcoin, che di smart contract non ne supporta e dunque non può far parte del mondo della finanza decentralizzata.

USDC e FTT, lanciate più recentemente rispetto alle prime due, riflettono numeri più modesti, con la stablecoin che comunque sa il fatto suo e vede un numero di wallet pari a 1,5 milioni mentre il token dell’exchange FTT si stanzia a 52,6 mila unità, con un margine di crescita ridotto.

Questa tipologia di osservazione, che si basa esclusivamente sul numero dei wallet che holdano una moneta crittografica, è tuttavia poco esaustiva e rappresentativa del modo in cui la supply è concentrata attorno ad un determinato numero di wallet.

È molto importante infatti allegare alla metrica precedente anche quella del “numero di wallet che holdano il 50% della supply”, il che ci fa capire quanto e come una crypto sia effettivamente distribuita tra gli investitori.

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Nel caso di BTC circa 4.500 wallet, pari allo 0,009% di tutti i wallet Bitcoin esistenti, holdano il 50% della supply della coin, il che fa di essa la moneta più decentralizzata rispetto alle altre prese in considerazione. USDC  conta 196 wallet tra i top holders, ETH ne vede 131 mentre per FTT solo 1 wallet possiede più del 50% della supply.

È molto importante comprendere come la concentrazione di questa metrica varia nel tempo per vedere se una moneta tende per la decentralizzazione o per la centralizzazione attorno a pochi individui. 

Su bitcoin ad esempio tra novembre 2022 e gennaio 2023 abbiamo assistito ad una rapida contrazione della concentrazione della supply vedendo il  numero di wallet passare da 3.331 a 4.172. USDC per tutto il 2022 ha seguito questo trend di distribuzione.

analisi on-chain di un token: il concetto di liquidità secondo Chainalysis 

Un’altra dimensione d’analisi menzionata da Chainlysis è quella della liquidità.
Diciamo che per una moneta crittografica essere facilmente scambiabile sui mercati con la possibilità di eseguire grandi  ordini in vendita o in acquisto senza creare un impatto significativo sul suo prezzo è un aspetto fondamentale.

Quando una criptovaluta gode di alta liquidità significa che gli scambi sono facilitati sulle diverse fattispecie di mercati, con poche possibilità di manipolazione del prezzo e di pratiche ingannevoli. 

Inoltre, una crescita della liquidità nel tempo rappresenta un elemento positivo per la criptovaluta poiché significa che anche l’interesse per essa da parte degli investitori sta crescendo.

Per poter valutare questo importante fattore dobbiamo dare un’occhiata alla metrica del “numero di wallet attivi mensilmente”. Un wallet viene considerato attivo nell’arco di un mese se esegue almeno una transazione per l’asset in questione.

ETH guida la testa della classifica con 4,8 milioni di wallet attivi a luglio 2023, avendo visto una forte crescita durante la fase di esplosione del settore DeFi nell’estate 2020.

Anche BTC ed USDC si comportano bene, anche se l’oro digitale sta registrando numeri leggermente in decrescita negli ultimi mesi mantenendo comunque una buona base di wallet attivi.

FTT invece sembra essere andata in discesa libera da quando l’exchange FTX ha dichiarato fallimento al chapter-11 inaugurando un’era di disinteresse per la moneta.

Il fattore della composizione di mercato

Per quanto riguarda invece il fattore “composizione di mercato” è da sottolineare l’importanza dell’analisi della tipologia di entità che holdano una criptovaluta durante un determinato arco di tempo.

La metrica della percentuale della supply controllata mensilmente dai “services wallet” ci fa capire in modo molto dettagliato come evolve l’outlook generale di una criptovaluta poiché ci mostra quali soggetti stanno accumulando o vendendo una moneta crittografica, rendendo tutto lo studio decisamente più chiaro.

A tal proposito solitamente quando una valuta crittografica sta per essere venduta in maniera massiccia, essa viene spostata su exchange centralizzati, dove c’è liquidità maggiore per gli scambi. 

Al contrario quando ci sono accumulazioni in corso essa viene spostata al di fuori degli exchange, dove gli utenti non possiedono le chiavi private del proprio wallet ed hanno un punteggio inferiore in termini di sicurezza. 

In tal senso osservare i movimenti da e verso i CEX è fondamentale per capire se ci stiamo avviando a stagione di vendite o di acquisti per una distinta criptovaluta.

Generalmente per BTC ed ETH, la loro presenza è sempre più scarsa all’interno degli exchange, con i singoli investitori che accumulano mano a mano le coins. 

Ad ogni modo quando vediamo un incremento dello share in un mese sui CEX, è necessario prendere le dovute cauzioni visto l’alto rischio di capitolazione sul mercato.

Per ETH è interessante notare che la presenza della valuta nel campo DeFi è in continua crescita dal 2020 sino ad oggi.

Per FTT la presenza sugli exchange è dominante, creando contesti poco rassicuranti per la potenziale pressione di vendita che si può venire a creare.

Per USDC, al contrario di BTC ed ETH, i mesi in cui è aumentata la quota sugli exchange è conciliata con le fasi di incremento dei prezzi di tutto il mercato crypto.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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