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L’estorsione nel mondo dei crypto wallet: rapinati dirigenti di Binance

Dei dirigenti di un cliente VIP del crypto exchange Binance sono stati ingannati e rapiti in Montenegro durante un presunto “viaggio d’affari” in cui hanno dovuto obbligatoriamente assecondare alle richieste dei malviventi svuotando i propri wallet crittografici.

In questo “hack da rapimento”, i fondi rubati ammontano a 12,5 milioni di dollari.

Changpeng Zhao, CEO di Binance, ed il suo team hanno seguito gli spostamenti on-chain del bottino e sono riusciti a bloccare fino al 94% della somma.

11,8 milioni di dollari sono stati freezati in USDT e riportati al sicuro su un portafoglio Tron.

Questa storia evidenzia la ferocia con cui vari criminali tentano in ogni modo di ottenere illegalmente criptovalute, arrivando addirittura a rapimenti ed estorsioni.

Di seguito tutti i dettagli.

Dirigenti di un cliente Binance truffati per 12,5 milioni di dollari: rapiti in Montenegro ed obbligati a svuotare i propri crypto wallet

Parliamo di un attacco hack diverso dai soliti metodi con cui criminali informatici riescono ad accedere virtualmente alle chiavi private della vittima tramite phishing, malware e quant’altro.

Questa volta la violenza è stata messa in atto fisicamente arrivando a rapire alcuni dirigenti di un cliente VIP dell’ exchange Binance ed obbligandoli a trasferire tutti i loro 12,5 milioni di dollari in crypto dai loro wallet  a quelli del malviventi.

I dirigenti in questione si trovavano in Montenegro con la scusa di un presunto “viaggio d’affari” con il quale erano stati ingannati e finiti in una situazione molto spiacevole.

A rendere nota questa storia è il CEO della stessa piattaforma di scambi Binance, che con un post su X ha raccontato alla propria community la vicenda.

Non sappiamo chi sono le vittime e per conto di quale cliente lavorino, né per quale motivo si trovavano in Montenegro.

Tutto ciò che è stato diffuso è che il 94% dei fondi rubati nel particolare “hack” sono stati recuperati grazie al sostegno di una squadra di intelligence che ha messo a setaccio tutte le tracce on-chain lasciate dai rapitori.

In particolare Tether ha svolto un ruolo centrale in questo contesto avendo freezato 11,8 milioni di USDT rubati, rendendo impossibile ai criminali usufruire delle crypto.

Le stablecoin bloccate sono state trasferite su un wallet sicuro tramite un  trasferimento su rete Tron.

Questa storia evidenzia i modi sempre più originali con cui diversi criminali in tutto il mondo cercano di rubare criptovalute, tramite hack o violenze fisiche.

Dopo che CZ ha raccontato il fatto di cronaca, l’assistenza clienti di Binance ha ricordati alla community di X quelle che sono le procedure standard che l’exchange deve seguire quando si segnalano abusi tramite gli account della piattaforma:

“A seconda delle informazioni fornite, Binance può concedere un congelamento temporaneo di cortesia di eventuali beni presumibilmente rubati… Per mantenere congelati i beni rubati, è necessario fornire un rapporto della polizia entro 7 giorni dopo aver contattato il Supporto Binance. Binance può estendere il periodo di congelamento per te se hai bisogno di più tempo per ottenere un rapporto della polizia (caso per caso)”

La censura di Binance e Tether: le crypto iniziano ad assomigliare alle valute fiat

Sotto al post di CZ in cui veniva raccontata la storia di questo “hack reale” avvenuto in Montenegro ai danni di un cliente di Binance, un utente in particolare si è fatto notare per un commento alquanto polemico che ha aperto un dibattito molto interessante.

Si tratta del profilo “Crypto Eagles”,  agenzia di marketing e fundraising partecipe anche di un progetto NFT, che in maniera molto provocatoria ha chiesto a CZ se  in che modo le crypto sono migliori delle valute fiat visto che le prime possono essere “freezate”.

La domanda di Crypto Eagles sottende una filosofia che in passato, agli albori della nascita di Bitcoin, era condivisa dalla quasi totalità delle persone che si avvicinavano a questo mondo.

Bitcoin, infatti, e più in generale le criptovalute, sono nate con l’intento di offrire un’alternativa trustless alle valute fiat, con cui gli utenti avrebbero potuto scambiare denaro liberamente senza paura di essere censurati da un’entità centrale.

Con il tempo però sono nate sempre più istituzioni ed intermediari nel settore, portando obbligatoriamente a situazioni in cui la componente libertaria viene meno a favore di comodi servizi, come per esempio il supporto di un exchange.

Crypto Eagles si chiede se ha senso che Tether e Binance, anche in caso di hack o abuso,  abbiano il potere di bloccare un saldo in USDT e di riportare le crypto in questione al proprietario originale.

Di fatto, anche se l’azione è stata svolta in buona fede, rappresenta un episodio di vera e propria  censura monetaria.

Qui i Bitcoin maxi direbbero immediatamente che BTC non è censurabile e che chi ha seguito le orme di Satoshi Nakamoto ora non deve affrontare questo dilemma, ma le cose sono più complesse di tutto ciò.

A fornirci una spiegazione molto rappresentativa della realtà, è lo stesso CZ, che commentando sotto al suo post ha detto:

“il punto centrale è che la scelta è tua”

Secondo lui tutto è relativo e dipende dalla scelta che viene fatta dal proprietario di un wallet.

Se si decide di operare in Monero, ovviamente si gode della massima privacy e libertà possibile (con tutti i rischi associati come ad esempio l’estorsione) mentre se si detengono USDT si è soggetti ad una possibile censura.

Chi possiede invece BTC, si trova in una via di mezzo in quando non è freezable (se non inviati ad un CEX), ma è possibile tenere traccia degli spostamenti grazie all’ausilio di una blockchain pubblica.

Le crypto si stanno avvicinando, quantomeno in maniera ideale, alla logica che c’è dietro al mondo fiat.

Ad ogni modo ognuno di noi è libero di oltrepassare questi vincoli e di scegliere un wallet non custodiale e una crypto anonima per godere della libertà più assoluta.

Tutto dipende essenzialmente dallo scopo per cui deteniamo crypto e dal modo con cui le abbiamo ottenute.

Per un hacker è impensabile detenere crypto su un CEX, mentre per un utente onesto che non ha nulla da nascondere non c’è nulla di male nell’avere la propria liquidità in USDT.

A voi la scelta.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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