Dopo i dati per niente incoraggianti diffusi ieri, e riguardanti l’inflazione a marzo 2024 negli USA, sono letteralmente crollate le aspettative per un taglio dei tassi della Fed a breve: Bitcoin reagisce.
Secondo gli analisti della società di trading quantitativo Pythagoras, quello che è accaduto ieri suggerisce che gli attuali prezzi gli asset risk-on come Bitcoin starebbero scontando solamente due tagli dei tassi di interesse da parte della Fed entro fine anno, al posto dei tre previsti.
Il fatto è che erano state fonti interne alla Fed stessa ad ipotizzare che nel corso del 2024 avrebbero potuto esserci tre tagli dei tassi, con i mercati che addirittura fino a qualche mese fa sembravano essere ancora più ottimisti prevedendo anche cinque o sei tagli.
Invece i dati di ieri non solo hanno fatto cambiare idea ai mercati, ma forse li hanno fatto diventare ancora più pessimisti della Fed.
Summary
Le probabilità dei tagli dei tassi e la reazione del prezzo di Bitcoin
Fino all’altro ieri sul CME FedWatch Tool veniva data una probabilità superiore al 50% di un primo taglio dei tassi a giugno.
Ad aprile non ci sarà alcuna decisione da parte della Fed, ed ormai sembra quasi scontato che a maggio opterà per lasciarli stabili.
Dopo la notizia di ieri però le probabilità che vi sia un primo taglio a giugno sono crollate a meno del 20%, indicando chiaramente che i mercati si aspettano che la Fed li lascerà invariati.
Anzi, sono addirittura crollate al 40% le probabilità che la Fed inizi a tagliare i tassi a luglio, quindi l’ipotesi che circola sui mercati è che il primo taglio potrebbe avvenire solo a settembre, dato che ad agosto la Fed non prenderà alcuna decisione.
Anche lo stesso presidente Joe Biden ha dichiarato che ritiene probabile a questo punto uno slittamento dell’inizio del taglio dei tassi di qualche mese, seppur rimanga convinto che entro fine anno la Fed inizierà a tagliarli.
Due o tre tagli attesi
Ovviamente non vi sono ancora notizie provenienti dalla Fed a riguardo, perchè come già detto più volte prenderanno ogni singola decisione un passo alla volta, senza decidere preventivamente cosa fare negli appuntamenti successivi.
Quindi ora come ora la banca centrale statunitense si sta concentrando solo sulla decisione di maggio, che però sembra scontata. È possibile che non abbiano ancora nemmeno iniziato a discutere di cosa faranno a giugno, luglio o settembre.
Inoltre c’è l’elefante nella stanza: le elezioni presidenziali di novembre.
L’ipotesi che circola è che la Fed difficilmente taglierà i tassi prima delle elezioni, se questo dovesse ridurre la portata della lotta all’inflazione.
L’inflazione infatti è un elemento che aumenta la debolezza dell’attuale presidente, che a novembre sarà ricandidato, quindi sembra molto improbabile che la Fed possa iniziare a tagliare i tassi prima qualora l’inflazione non scendesse.
Quindi se da un lato si può immaginare che a novembre ed a dicembre, ad elezioni ormai avvenute, la Fed potrebbe effettivamente tagliare i tassi, c’è ancora molta incertezza sulla decisione di settembre (ad ottobre la Fed non prenderà alcuna decisione).
Secondo il CME FedWatch Tool ci sarebbero più del 65% di probabilità che la Fed inizi a tagliare già a settembre, ovvero che alla fine i tagli del 2024 saranno tre come previsto.
Tuttavia queste previsioni fino ad oggi si sono rivelate spesso sbagliate quando riguardavano decisioni previste per diversi mesi dopo.
Si può dire quindi che la previsione che la Fed non tagli i tassi a maggio sembra decisamente attendibile, e che probabilmente anche quella che non taglierà i tassi nemmeno a giugno vada considerata plausibile.
Per quanto riguarda le previsioni di luglio e settembre l’incertezza è ancora troppa per poterle considerare attendibili.
Il prezzo di Bitcoin
Il direttore della formazione del capitale di Pythagoras Investments, Semir Gabeljic, ha fatto notare che il calo del -2% rispetto a lunedì mostrerebbe che il prezzo degli asset risk-on come Bitcoin starebbe scontando in questo momento solo un paio di tagli dei tassi entro la fine del 2024.
La loro analisi svela che il prezzo di BTC alla fine ha mostrato forza nei confronti della notizia affatto positiva riguardante l’inflazione negli USA, perchè un ritracciamento fino a solamente 67.000$ è ritenuto decisamente contenuto. Oltretutto in seguito Bitcoin è tornato sopra i 70.000$ annullando tutte le perdite.
Può darsi però che questo rimbalzo sia dovuto ad un’altra notizia, ovvero in relativamente pochi BTC liquidati ieri dall’ETF di Grayscale (poco più di 2.200 contro i 4.200 del giorno prima).
L’ipotesi che circola è che, nonostante tutto, la domanda di BTC sia ancora abbastanza alta, forse grazie all’attesa per l’halving del 20 aprile.
Un’altra ipotesi è che il prezzo di Bitcoin si stia giovando dell’aumento del debito pubblico statunitense.
Bitcoin fungerebbe da copertura contro il rischio che le autorità statunitensi decidessero di lasciar risalire l’inflazione, in particolare prima delle elezioni.
Sembra infatti che parte del rialzo dell’inflazione possa essere dovuta all’aumento del deficit pubblico negli ultimi mesi, ovvero una manovra probabilmente propagandistica finalizzata a far prosperare l’economia USA sul breve o brevissimo termine.
Sebbene questa ipotesi non sembra essere confermata da prove, l’andamento dell’economia statunitense, del debito e dell’inflazione suggerisce in modo abbastanza chiaro che si tratti di manovre politiche finalizzate ad ottenere maggiore consenso da parte dell’attuale presidente.
Bitcoin però fino ad oggi si è rivelato buono soprattutto per far fronte alle politiche monetarie eccessivamente espansive, mentre l’attuale politica monetaria della Fed è decisamente restrittiva.