HomeCriptovaluteL’Iran e l’uso delle criptovalute per eludere sanzioni e regolamentazioni statunitensi: la...

L’Iran e l’uso delle criptovalute per eludere sanzioni e regolamentazioni statunitensi: la complessa situazione in Medio Oriente dopo la morte del Presidente Raisi

La recente morte dell’ormai ex presidente dell’Iran Ebrahim Raisi, soprannominato “il macellaio di Teheran” a causa delle numerose esecuzioni degli oppositori ordinate negli anni 80’, suscita non poche preoccupazioni per la futura evoluzione del panorama delle criptovalute all’interno del Paese.

Fino ad oggi infatti l’Iran  è stato noto per aver sfruttato le monete monete crittografiche nell’intento di eludere le regolamentazioni e le sanzioni statunitensi, e per aver sostenuto la crescita dell’industria del mining di Bitcoin.

In Medio Oriente le criptovalute hanno assunto un valore particolarmente importante anche per quello che riguarda la vita quotidiana dei cittadini, incapaci di mantenere valore di scambio dopo la pesante inflazione del Rial iraniano.

Vediamo come la scomparsa di Raisi possa aver compromesso lo scenario in corso e come l’Iran affronterà l’instabilità politica.

La morte del Presidente Raisi crea incertezze per lo sviluppo del settore crittografico in Iran

L’inaspettata morte del presidente Ebrahim Raisi in Iran, deceduto in un incidente in elicottero in una zona montuosa della regione del Tabriz al confine con l’Azerbaijan, complica assai il quadro politico ed economico del Paese, specialmente per quello che riguarda l’approccio al settore delle criptovalute e l’evoluzione delle regolamentazioni locali.

Con un’economia già di per sé difficile da gestire.a causa delle sempre più intense sanzioni statunitensi, la perdita del presidente Raisi potrebbe aumentare l’instabilità del Paese accendendo scontri interni e pressioni sociali.

Nel breve, il caos potrebbe sfociare direttamente nell’interruzione delle forniture di petrolio, con il Paese che è tuttora il terzo esportatore OPEC mondiale, proprio come accaduto in passato durante la Rivoluzione iraniana del 1979 secondo quanto riportato da Forbes.

Per quello che riguarda invece la strategia economica dell’Iran è chiaro che l’incidente accaduto suscita interrogativi sulla direzione futura da perseguire, in particolare sul fronte tecnologico.

Appena una settimana fa era stato approvato dalla Banca Centrale dell’Iran il programma pilota per il potenziamente degli asset digitali e delle CBDC, con il debutto che era previsto per il 21 giugno segnando  l’inizio del mese di calendario iraniano Tir, ma ora tutti i piani potrebbe essere sospesi.

Inoltre, essendo una delle figure più influenti nella politica iraniana, la morte di Raisi non solo interrompe le dinamiche interne della nazione, ma influisce anche sulle sue relazioni estere e strategie economiche, con le regolamentazioni internazionali che verosimilmente si faranno più stringente sul Paese.

Ciò che è sicuro è che il suo decadimento, termina un’era di repressione del dissenso, che ha visto migliaia di oppositori politici e prigionieri di guerra essere condannati brutalmente a morte ed essere sottoposti a torture fisiche e psicologiche.

Come segnalato dai documenti di Washington, nel 2019 il Tesoro Usa ha sanzionato Raisi per: 

“la sua supervisione amministrativa sulle esecuzioni di persone che erano minorenni al momento del crimine e per la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti dei prigionieri in Iran, comprese le amputazioni” .

Il trono da Guida Suprema passa ad Alī Ḥoseynī Khāmeneī, noto politico religioso che ha ricoperto la carica da presidente dal 1981 al 1989. 

L’Iran bypassa le regolamentazioni statunitensi con le criptovalute: focus su mining

L’Iran è famoso per aver più volte bypassato le sanzioni di lunga data e le regolamentazioni statunitensi, che opprimevano gli scambi ed il commercio del Paese del Golfo Persico, grazie all’uso delle criptovalute.

Le sanzioni occidentali da anni mettono a dura prova l’autonomia dell’Iran, danneggiando le esportazioni del petrolio, gli scambi finanziari e le industrie chiave.

Per mitigare gli effetti negativi, il Paese ha iniziato a commerciare all’estero con gli scambi P2P in crypto, che non coinvolgono un’entità bancaria centrale e dunque sono esenti da potenziali censure internazionali.

Come riportato anche dalla società di analisi blockchain Chainalysis, l’iran è stato protagonista di una forte campagna  di finanziamento al terrorismo e finanziamento allo scambio di stupefacenti porprio grazie alle criptovalute hanno permesso il libero scambio in tutto il mondo.

Il Governo iraniano, notando gli effetti economici positivi per il Paese, ha sostenuto (seppur con alti e bassi) l’industria crittografica nel paese, approvando l’estrazione di criptovaluta come attività commerciale legittima nel 2019 e rilasciando oltre 1.000 licenze per portare capitale nel paese fortemente sanzionato.

Diventato così hub per il mining di Bitcoin grazie al costo energetico molto basso, la Nazione medio orientale ha seguito le orme della Russia, anch’essa compromessa dalle regolamentazioni opprimenti degli Stati Uniti.

Ad ogni modo segnaliamo come negli ultimi anni l’estrazione iraniana di Bitcoin si sia ridimensionata, sia a causa delle turbolenze energetiche a seguito delle estrazioni illegali avanzate, sia a causa della crescita di altri mercati internazionali.

Secondo il Cambridge Center for Alternative Finance (CCAF) attualmente il mining di Bitcoin in Iran rappresenta lo 0,2% della filiera, in calo del 7% dal 2021.

Vedremo come evolverà il settore del mining dopo la morte di Raisi, e se questo tipo di mercato sostenuto per alleggerire le condizioni economiche interne instabili.

Bitcoin come bene rifugio in Iran dopo l’aumento dell’inflazione

In un contesto così complesso, che vede l’instabilità politica dovuta alla morte di Raisi concorrere con l’indebolimento dell’economia dovuto alle regolamentazione occidentali stringenti, la moneta di stato dell’Iran non può che accusare il colpo.

Tutti questi eventi hanno portato ad una forte svalutazione del Riyal Iraniano, che ha affrontato pesanti ondate di inflazione, spingendo i cittadini a ricorrere all’uso di criptovalute per arginare il danno.

In particolare Bitcoin, così come accaduto in passato in altri Paesi come Nigeria, Argentina, El Salvador ed altri ancora, aiuta la popolazione a mantenere valore economico fungendo da vero e proprio bene rifugio come l’oro.

A differenza dell’oro fisico, è tuttavia più complesso da sequestrare in quanto vive in un ambiente digitale crittografico, ed ha anche ottenuto rendimenti maggiori negli ultimi anni.

Come valuta digitale decentralizzata, Bitcoin offre attributi unici che lo rendono un’opzione interessante durante i periodi di tensione geopolitica, specialmente quando l’inflazioni in un Paese come l’Iran supera la doppia cifra percentuale rischiando di rovinare i sacrifici di milioni di abitanti.

Ancora una volta, Bitcoin “fix the problem”!

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
RELATED ARTICLES

Stay updated on all the news about cryptocurrencies and the entire world of blockchain.

LATEST