Secondo l’azienda di mining crypto MARA, gli USA dovrebbero fare di più per mantenere la loro leadership nel mining di Bitcoin.
Con un lungo articolo pubblicato ieri sul loro profilo X ufficiale spiegano perchè ritengano che gli USA stiano correndo il rischio di perdere questa leadership.
Summary
La leadership degli USA secondo MARA mining
Stando alla “mining map” di Chain Bulletin, gli USA attualmente detengono circa il 38% dell’intero hashrate complessivo globale di Bitcoin.
Al secondo posto, dopo il ban del 2021 che in teoria è ancora in corso, ci sarebbe la Cina, con il 21%. Al terzo il Kazakistan con il 13%.
Nessuno altro Stato detiene più del 10%, con il Canada quarto al 6%, e la Russia quinta sotto il 5%.
Sembrerebbe una leadership forte e consolidata, ma secondo MARA non è così.
I rischi per gli USA
Nel suo lungo articolo di ieri MARA spiega che gli USA starebbero affrontando un’urgente necessità di proteggere i propri interessi economici e di sicurezza nazionale.
A dire il vero questa affermazione sembra un po’ troppo in linea con la propaganda elettorale di Trump, così come una seconda affermazione secondo cui il mondo starebbe assistendo a una significativa tendenza verso la de-dollarizzazione sembra un po’ troppo in linea con la propaganda filo-cinese e filo-russa.
Pertanto conviene prendere con le pinze ciò che dichiara la società, che oltretutto è quotata in borsa al Nasdaq dove non sta facendo segnare performance particolarmente rilevanti in questo 2024.
L’unico vero rischio che traspare chiaramente dal ragionamento di MARA è quello legato all’acquisto di BTC da tenere come riserva strategica.
Scrivono che stanno aumentando le speculazioni su Paesi che costruiscono riserve in Bitcoin, e ciò corrisponde a quello che emerge da qualche settimana a questa parte dalle notizie che provengono da mezzo mondo.
Aggiungono:
“Prima dell’imminente amministrazione Trump, gli Stati Uniti devono muoversi rapidamente per assicurarsi posizioni dominanti in bitcoin e nel mining di Bitcoin”.
La posizione dominante degli USA
Attualmente gli USA hanno già a tutti gli effetti una posizione dominante a livello globale sia per possesso di BTC, tra gli Stati, sia nel mining di Bitcoin.
La questione sollevata da MARA è che non è detto che tale posizione rimanga dominante, anche se a dire il vero con l’amministrazione Trump potrebbe consolidarsi o addirittura rafforzarsi.
Tuttavia, mentre gli USA posseggono più di 200.000 BTC, che con Trump dovrebbero essere tenuti come riserva strategica, la Cina ne possiede circa 190.000, che però non sembra che verranno tenuti come riserva.
Inoltre dopo il ban del 2021, la Cina è passata dal primo al secondo posto per hashrate globale nel mining di Bitcoin.
Se da un lato ad oggi sembra improbabile che il grande paese asiatico possa decidere di tenere i suoi BTC come riserva, sembra invece molto meno improbabile che possa decidere di togliere il ban, che tanto non funziona, e cercare di ridiventare leader nel mining di Bitcoin.
Le richieste di MARA sul settore del crypto mining negli USA
A tal proposito MARA chiede esplicitamente non solo che venga creata una riserva strategica in Bitcoin negli USA, ma soprattutto che il Paese investa nel mining di Bitcoin nazionale.
Questa però è chiaramente una richiesta non disinteressata, e se contestualizzata all’interno della situazione attuale lo appare ancora meno.
Ad aprile c’è stato il quarto halving di Bitcoin, che di fatto ha dimezzato gli incassi in BTC dei miner, compresa MARA.
Infatti mentre il prezzo di Bitcoin a novembre ha fatto segnare un nuovo massimo storico del 35% superiore a quello di marzo, il prezzo delle azioni MARA in borsa a novembre ha fatto segnare un picco inferiore a quello di febbraio. Inoltre è ancora a -70% dai massimi di fine 2021.
Anzi, il prezzo attuale di circa 25$ è in linea con quello di aprile 2022 e di gennaio 2021, cosa che dimostra che agli investitori le azioni MARA interessano molto meno di Bitcoin, nonostante la società principalmente non faccia altro che minare BTC.
Inoltre al termine dell’articolo invitano esplicitamente a contattare il loro team Government Affairs and Corporate Social Responsibility via email, quasi a voler invitare il governo USA a contattarli.
Le riserve in Bitcoin
Detto questo, il ragionamento sulle riserve strategiche degli Stati in BTC sembra però avere senso.
Il fatto è che i BTC sono limitati, perchè attualmente ne esistono quasi 19,8 milioni, ma non ne potranno mai esistere più di 21 milioni.
Questo significa che se gli Stati iniziano ad accaparrarseli, necessariamente si ridurranno quelli disponibili sui mercati pubblici.
Un Bitcoin è frazionabile fino a cento milioni di parti (un centomilionesimo di BTC si chiama Satoshi), ma l’eventuale riduzione dell’offerta sui mercati facilmente potrebbe portare ad un aumento del prezzo, e quindi dei costi per chi li vuole acquistare.
Alla luce di ciò MARA fa bene ad avvisare che in futuro potrebbero esserci meno momenti buoni per acquistare BTC ad un buon prezzo, e che quindi conviene che gli Stati inizino il prima possibile a ragionare sul fatto che convenga o meno crearsi una riserva strategica in Bitcoin, da affiancare magari a quelle in oro.

