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Intervista a Torsten Hoffmann, regista di Cryptopia

La redazione di The Cryptonomist ha avuto l’occasione di poter intervistare il regista dietro al documentario Cryptopia, Torsten Hoffmann, per chiedere alcuni dettagli in merito al film ed al mondo delle crypto e della blockchain.

Essendo in questo settore da diversi anni, cosa ne pensi dell’evoluzione delle blockchain e delle crypto? Cosa è cambiato in questi anni?

All’inizio, nel 2014, tutte queste persone in questa piccola “industria” erano unite per combattere le banche, le banche centralizzate, una vera rivoluzione. Mentre adesso, circa 5 anni dopo, ci sono centinaia e centinaia di progetti e di investitori, ed anche il prezzo del Bitcoin è aumentato, ma queste persone non sono più unite ma si stanno combattendo tra di loro, creando fork, pensieri filosofici diversi e controversie, cosa che si nota anche nel mio film.

Cameraman e staff sapevano già cosa fosse bitcoin?

Il nostro team si è affidato a diverse persone, dall’America all’Asia, mentre il nostro team principale era nel settore da diverso tempo e conosceva la materia. È stato interessante vedere come i diversi operatori hanno iniziato a chiedersi “allora devo investire in Bitcoin” e anche durante tutto il processo del film si è visto che apprendevano loro stessi le informazioni.

Qual è la critica e l’elogio più indimenticabile che hanno ricevuto i tuoi film?

Iniziamo prima dalle critiche: adoro le critiche e come per ogni cosa non si può far contenti tutti e per coloro che non sanno nulla di questo mondo è difficile seguire, anche se la parte iniziale è molto semplice da comprendere.

Più avanti però il film diventa più dettagliato e quindi per persone come i miei genitori o di altre generazioni è difficile da comprendere; prima ho accennato ai vari gruppi che combattono tra loro ed alcuni di questi mi hanno detto che siccome avevo intervistato o non avevo intervistato questa persona oppure Roger Ver, allora non sarebbero andati a vedere il mio film. 

Ho visto una chiusura mentale; io come giornalista ho raccontato tutta la storia con tutti gli attori, le blockchain pubbliche e quelle private ed i personaggi di ogni parte.

Dimenticavo gli aspetti positivi del film, come ad esempio il punteggio su IMDB (Internet Movie DataBase) che ha superato il giudizio di 9 su 10 ed anche sui vari social ho riscontrato un gradimento del 95% e sono molto contento di questi risultati.

La maggior parte dei film che troviamo in giro a tema crypto sono documentari, ma quasi mai film. Come mai? Pensi che Hollywood ne arriverà presto a parlare?

Difficile da dirsi, io sono più nell’ambito dei documentari e sono convinto che ci saranno sempre altri di questo genere, ma spero di vederne un giorno.

La realizzazione e la distribuzione di Cryptopia ha seguito una scelta “decentralizzata” senza affidarsi a piattaforme centralizzate, ha comportato difficoltà? Quali ostacoli?

Il piano originale era quella di distribuirlo in tutto il mondo e nei vari eventi legati al cinema, ma anche ai grandi eventi legati al settore, e siamo riusciti a fare ben 5 presentazioni, ma poi il Coronavirus ha messo un freno, costringendomi a rilasciare il film online, cosa positiva perché il film può essere visto in tutto il mondo ed anche perché tutti sono a casa in questo momento proprio per il Coronavirus.

Mentre uno dei problemi che ho riscontrato con le grandi piattaforme come Amazon e Apple è che prendono una commissione molto elevata, circa 3 euro. Da notare come tutto il film si concentra su come rimuovere “l’intermediario” e quindi allo stesso modo ho preferito distribuirlo e venderlo sul sito del film; mentre il primo film ha licenze in tutto il mondo e può essere visto in ogni media, in tv ma anche sugli aerei.

Ritieni che la blockchain possa essere implementata nel settore cinematografico? Come? ci sono dei progetti interessanti che stai seguendo?

Sto seguendo un paio di progetti, ma è ancora molto presto per parlarne perché si devono confrontare con colossi come Google, Amazon e con i loro budget. Per i progetti blockchain è molto difficile poter competere con loro, anche Hollywood ha il suo canale di distribuzione dedicato e quindi nel breve periodo è difficile e serviranno diversi anni prima di vedere qualcosa.

Bitcoin pensi sia più una riserva di valore o un metodo di pagamento?

Penso che possa essere entrambi, sicuramente nel mio film c’è tanto materiale che mostra questa “guerra civile”. Io penso che la teoria della riserva del valore sia un’ipotesi sexy ed il bitcoin è certamente l’asset che ha avuto un successo incredibile degli ultimi 10 anni. Questa crisi finanziaria ed economica è la ragione per cui bitcoin è stato creato. Aspettiamo 6 mesi o 12 mesi per vedere se funziona e diventa il miglior asset per riserva di valore, oppure è stata una brillante idea ma non ha funzionato. 

Inoltre, dobbiamo fare attenzione perché in Europa o in America o Australia il sistema finanziario funziona bene ed è comprensibile che gli utenti di questi paesi si trovano abbastanza bene con le varie carte di credito e così via, ma ci sono miliardi di persone, in Africa o nel Sud America, che hanno un’esperienza diversa e per loro l’aspetto del denaro digitale è molto più importante rispetto al nostro.

Andreas Antonopoulos mi ha detto che è troppo presto per saperlo ed i soldi hanno un significato diverso per persone diverse se vivono in Venezuela o a New York, quindi meglio non giudicare troppo.

Alfredo de Candia
Alfredo de Candia
Android developer da oltre 8 anni sul playstore di Google con una decina di app, Alfredo a 21 anni ha scalato il Monte Fuji seguendo il detto "Chi scala il monte Fuji una volta nella vita è un uomo saggio, chi lo scala due volte è un pazzo". Tra le sue app troviamo un dizionario di giapponese, un database di spam e virus, il più completo database sui compleanni di serie Anime e Manga e un database sulle shitcoin. Miner della domenica, Alfredo ha una forte passione per le crypto ed è un fan di EOS.
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