Striscia la notizia ha mandato in onda, mercoledì 14 novembre, un approfondimento su come funzionano le transazioni bitcoin sul dark web.
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Summary
Il Bitcoin non è anonimo
Camisani Calzolari, l’autore del servizio, cercando di spiegare “come funzionano i sistemi di pagamento del dark web”, ha infatti dichiarato:
“Le transazioni sono fatte prevalentemente in Bitcoin, che è una moneta, una criptomoneta, in cui le transazioni sono anonime.”
Chiunque sia familiare con il tema sa che questa criptovaluta non è affatto anonima. Anzi, tutte le transazioni effettuate con il BTC sono completamente pubbliche.
I trasferimenti bancari tradizionali sono, da un certo punto di vista, molto più privati, visto che essi non sono pubblicamente consultabili come avviene, invece, nel caso del Bitcoin su siti come blockchain.info.
Al contempo, però, mentre tutti i conti bancari sono collegati ad un intestatario, questo non accade con gli indirizzi dei portafogli Bitcoin. Detto questo, sebbene esistano piani per rimediare a questo difetto che mette in pericolo la fungibilità del BTC, in questo momento è difficile utilizzare il Bitcoin in maniera realmente anonima.
Diverse autorità degli Stati Uniti d’America, infatti, spendono ingenti somme per analizzare la blockchain e identificare i possessori dei vari indirizzi. L’ente che più investe a questo scopo, non a caso, è l’Internal Revenue Service, in altre parole, l’esattore delle tasse.
Se bitcoin fosse già del tutto anonimo non avrebbero senso altre criptovalute come Monero (XMR) o Zcash (ZEC) che hanno incentrato il loro sviluppo sull’ottenere una valuta il più possibile anonima, sviluppando soluzioni come le cosiddette “zero knowledge proof” o le “bulletproof”.
Gli utenti di localbitcoins non sono criminali
Nel servizio, l’inviato di “Striscia la notizia” riferisce di aver contattato “uno spacciatore di Bitcoin” e organizzato a Londra uno scambio di denaro contante “esattamente come una volta, nel parchetto” con tanto di screenshot di localbitcoins.
La transazione, però, non va a buon fine, riferisce Camisani Calzolari:
“Poi, trovo una scusa per allontanarmi e ovviamente non concludo la transazione.”
Per ricevere chiarimenti a riguardo della legalità del genere di transazioni descritte nel servizio, abbiamo contattato Federico Monti, co-fondatore di Comproeuro, fondatore ed amministratore delegato di Zerobanks.
Comproeuro, secondo il sito ufficiale, è “il primo negozio fisico interamente dedicato all’universo Bitcoin.”
Nel caso di Comproeuro viene richiesta una copia dei documenti prima della compravendita di bitcoin. Questa, però, è una regola autoimposta atta a evitare impatti negativi sull’impresa da parte di ipotetiche misure retroattive. Ma come specifica Camisani:
“In Italia non c’è una regolamentazione ufficiale e precisa sulla compravendita di bitcoin, in contanti e anche non in contanti.”
Per cui, seppure sia un dato di fatto che potrebbe essere soggetto a cambiamenti, gli scambi, come quello illustrato nel servizio andato in onda su Canale 5, non hanno niente di illegale in Italia.
È il caso di specificare anche che l’inviato di Striscia la Notizia ha tentato lo scambio a Londra, non in Italia, e che questo non è stato esplicitamente descritto come illegale, pur avendo definito localbitcoins come uno dei “canali non ufficiali”, lasciando erroneamente intendere che esistano “canali ufficiali” dove scambiare bitcoin.
Il dark web non è destinato ai criminali
Il dark web, secondo Marco Camisani Calzolari, è
“una giungla di illegalità in cui si può comprare tutto ciò che è illegale.”
In realtà, il dark web è semplicemente il contenuto delle darknet, reti interne ad internet le quali necessitano di specifici software, configurazioni o autorizzazioni per potervi accedere, come ci spiega Wikipedia. La rete specifica alla quale il servizio sembra far riferimento è chiamata Tor.
Il software alla base di questa rete è stato finanziato prevalentemente dal governo federale degli Stati Uniti. Infatti, lo scopo e l’utilizzo di Tor vanno ben oltre.
Sono molti gli usi leciti di Tor: dalla protezione della privacy alla circonvenzione della censura in Stati dove non viene rispettata libertà di parola. Infatti, non solo siti come il famoso Wikileaks, ma anche Facebook stesso, offre un mirror su Tor ai suoi utenti.
Tuttavia, come ogni tecnologia, anche questa può essere sfruttata da ogni genere di persona, criminali compresi, e come spiega il servizio in questione, sulla rete Tor troviamo siti dedicati alla compravendita di droga, armi, documenti e banconote false.
Il mito dei “sicari online”
In realtà, anche in questa parte, il servizio contiene delle inesattezze.
In particolare, Calzolari cita siti di “sicari che offrono i loro servizi protetti dall’anonimato del dark web.” Questi siti, però, sono una delle ben conosciute truffe tipiche di questa rete.
Infatti, bastano il buon senso e la logica per capire che per un sicario sarebbe poco intelligente accettare clienti sconosciuti ed anonimi via internet, i quali potrebbero essere in realtà agenti sotto copertura che cercano di trarlo in trappola.
Per cui, a differenza di quanto riferito dall’inviato, “con diecimila euro e il computer di casa” non “è possibile assoldare un killer”.
Conclusione
Bitcoin, internet e il dark web sono tecnologie disponibili all’utilizzo per tutti e perciò non ci si dovrebbe sorprendere che possano essere usate anche a scopi criminali.
Dire che bitcoin è uno strumento destinato a delinquenti dopo averlo visto utilizzato per scopi illeciti sul deep web è come concludere che il dollaro è una valuta per criminali dopo aver visto una scena di spaccio. In fondo, 9 banconote di dollaro su 10 contengono tracce di cocaina.
I criminali sono stati tra i primi a sfruttare il bitcoin per portare il commercio illegale anche online, ma ciò non significa che bitcoin, di per sé, sia negativo e criminogeno.
A dimostrare il contrario, una startup italiana è stata recentemente premiata come migliore d’Europa nel settore fintech per aver creato un sistema di beneficenza più trasparente grazie all’utilizzo di Bitcoin ed altre criptovalute.