In Svizzera è stata lanciata la proposta di pagare i frontalieri con la criptovaluta TicinoCoin.
L’idea, lanciata dal fondatore di TicinoCoin Michele Fiscalini, è stata pubblicata sul sito di informazione svizzero Mattinonline e prevederebbe che una parte del salario dei frontalieri venisse pagato in TicinoCoin. In particolare, Fiscalini propone di pagare con questa criptovaluta la differenza tra il salario percepito in Svizzera e quello che percepirebbero in Italia se svolgessero le stesse mansioni.
Nel Canton Ticino i frontalieri sono i lavoratori esteri, che vivono in Italia ed hanno cittadinanza italiana, ma che lavorano nel Cantone. Ogni giorno varcano la frontiera entrando in Svizzera per lavorare, per poi fare ritorno in Italia dove dimorano.
L’ultimo dato disponibile a riguardo è del secondo trimestre del 2019, quando il numero dei frontalieri è stato quantificato in 66.316 unità, in crescita del 3,8% rispetto al trimestre precedente e del 3,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il TicinoCoin invece è la proposta di una stablecoin complementare al franco svizzero, con un cambio fisso 1:1 rispetto alla valuta nazionale, che ha come scopo quello di sostenere proprio l’economia locale del Canton Ticino.
Secondo Fiscalini la questione dei frontalieri è un problema ampiamente riconosciuto nel Cantone, proprio a causa del fatto che continuano ad aumentare, e fino ad ora non sarebbero state trovate soluzioni, tanto che il problema sarebbe destinato a peggiorare.
A tal proposito lancia la proposta provocatoria di pagarli in TicinoCoin.
L’esempio che porta è quello di un impiegato di commercio frontaliero il cui stipendio lordo sia di 4.000 franchi. Ipotizzando che, agli attuali tassi di cambio, lo stipendio che prenderebbe in Italia per lo stesso ruolo potrebbe essere di 2.000 franchi, Fiscalini propone di retribuire il lavoratore con 2.000 franchi, che il lavoratore potrebbe convertire in euro in modo da poterli spendere in Italia, e con 2.000 TicinoCoin (Tic), che potrà spendere unicamente in Canton Ticino.
Infatti, il regolamento dell’Associazione TicinoCoin prevede che le aziende che accettino i Tic debbano avere precisi requisiti etici e ambientali, sebbene ancora da definire ufficialmente, tra cui quello di avere almeno l’80% dei dipendenti ticinesi, ed una quota di frontalieri non superiore al 20%.
In questo modo di fatto si obbligherebbero i lavoratori italiani frontalieri a spendere una parte consistente del loro reddito svizzero in attività del Canton Ticino.
Fiscalini tuttavia si chiede se una proposta tale abbia i requisiti legali per poter essere approvata, mentre al momento risulta essere pendente un’interrogazione parlamentare riguardo TicinoCoin alla quale non risulta ancora essere stata data risposta dal Governo ticinese.
Qualora la risposta fosse positiva, ed arrivasse entro la fine del 2019, i test operativi della stablecoin ticinese potrebbero iniziare nel 2020.