Ieri Sophos Labs ha pubblicato un report di approfondimento in merito al fenomeno della sextortion, una truffa che avviene via email chiedendo riscatti in bitcoin.
Mezzo milione di dollari di profitto è quanto in pochi mesi i criminali hanno recuperato con delle semplici email minacciando di pubblicare video e immagini privati. Per evitare che ciò avvenga, alle vittime viene richiesto un pagamento in bitcoin (BTC) di circa $800.
In realtà, i criminali non hanno nessuna immagine o video privato in loro possesso, ma fingono di averne, dando altre informazioni personali quali una vecchia password o altro.
Questo, e la paura di essere smascherati su tutto il web, ovviamente inducono gli utenti a inviare denaro.
Sextortion e Bitcoin: i dati
Considerando che Bitcoin permette un sistema di pseudo-anonimato, visto che la blockchain è pubblica, è possibile tracciare i movimenti dei soldi ricevuti dai criminali ed è quello che è stato fatto in questo report, scoprendo che i cyber criminali hanno guadagnato ben 50 bitcoin (BTC) con una media di circa $3100 al giorno.
Oltre ad incassare questi BTC, i criminali sono anche riusciti a convertirli e portarli fuori grazie ad exchange come Binance ma non solo, infatti nel report viene menzionato anche LocalBitcoins.
Queste sono le transazioni:
- Binance, 70 transazioni;
- LocalBitcoins, 48 transazioni;
- Coinpayments, 30 transazioni;
- Altre piattaforme 45 transactions;
- Altre 54 transazioni di address non riconosciuti.
Se analizziamo invece la mappa di questi attacchi e i Paesi più colpiti vediamo che al primo posto troviamo il Vietnam, con una percentuale del 7%; al secondo posto c’è il Brasile con il 5,9% e sempre sul podio troviamo l’Argentina con il 4,8%.
In Europa la media è del 3%, quindi non sembra che i criminali abbiano molta presa sugli utenti europei, mentre invece le popolazioni sudamericane e dell’est asiatico sembrano più esposte.