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Twitter hack, perché Bitcoin e non Monero

Sfruttando l’hack di Twitter di ieri sera i cyber criminali hanno raccolto circa 12 BTC pari ad oltre 110.000 dollari. Ma in sette transazioni da importi minimi, qualcuno ha voluto provocare gli autori dell’attacco suggerendo di utilizzare Monero invece di Bitcoin per i loro scopi criminali. 

“Rischi quando usi Bitcoin per i tuoi giochi su Twitter. Bitcoin è tracciabile. Perché non Monero?”

Questo il messaggio nascosto negli hash di 7 transazioni che hanno un importo di qualche centesimo di dollaro. Chi le ha fatte non è di certo caduto nel tranello degli hacker, a differenza di qualche malcapitato che ha abboccato ai tweet pubblicati sui più disparati profili. Da Binance a Bill Gates, da Elon Musk a Justin Sun, Persino Joe Biden e Barack Obama sono stati colpiti e tutti promettevano di regalare Bitcoin a chi inviava dei fondi su un indirizzo. 

Twitter hack, Monero non è abbastanza famoso

Ma perché proprio Bitcoin e non Monero? Per prima cosa va detto che un attacco di questo tipo molto probabilmente non è stato perpetrato per fare una fortuna economica. 

Del resto il bottino da 110.000 dollari circa, per quanto di tutto rispetto, non può di certo definirsi il furto del secolo. 

L’hack di Twitter ha avuto ben altra forza dirompente: ha minato la credibilità e l’affidabilità del social network di Jack Dorsey. Un attacco studiato, preparato, con messaggi specifici e a volte diversi. Ma che lascia intendere che chi l’ha messo in atto non cercasse Bitcoin. 

Ma ha usato Bitcoin per un motivo molto semplice: è la regina delle criptovalute. 

Riccardo Spagni, sviluppatore di Monero, così ha spiegato la scelta degli hacker:

“Bitcoin è un miliardo di volte più facile da comprare rispetto a Monero. Ha un nome che istantaneamente riconoscibile, dove la maggior parte delle persone che hanno visto i tweet non ha mai sentito parlare di Monero. Gli indirizzi Bitcoin sono molto più corti di quelli di Monero, lasciando spazio ne tweet”. 

Ma che i criminali non fossero interessati a Bitcoin lo dimostra il fatto che tra gli account hackerati ci fosse anche quello di Ripple

In questo caso i criminali chiedevano l’invio di 1.000 XRP per restituirne 2.000. Perché l’indirizzo indicato nel post è rimasto praticamente vuoto? Non solo perché sia Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, sia il CTO David Schwartz sono immediatamente intervenuti per segnalare che si trattativa di truffa. Ma perché, dice Spagni:

“Non perché o fan di Twitter non siano ingenui (lo sono eccome), ma perché quei tweet non hanno avuto la stessa portata di quelli legati a Bitcoin”. 

Insomma Bitcoin è stato un mezzo. Non è un caso che oggi sia tra i trend topic di Twitter. Sicuramente i cyber criminali sono riusciti ad attirare molta attenzione sulla regina delle criptovalute.

E per chi ritiene che questo episodio dimostra che Bitcoin sia il male, giova ricordare che non è Bitcoin ad essere stato colpito, ma Twitter.

La stessa società ha spiegato cosa potrebbe essere accaduto: probabilmente gli hacker hanno preso di mira dei dipendenti di Twitter con accesso a tool di sistema. Grazie a questi accessi hanno preso il controllo di diversi account verificati, iniziando a postare i tweet con richieste di Bitcoin. Gli account infetti sono stati bloccati e i tweet rimossi.  

“L’attacco è stato distruttivo ma è stato un passo importante per ridurre i rischi”. 

Questa la posizione di Twitter, la vera vittima dell’attacco, e non Bitcoin.

Anzi, il fatto che Bitcoin non sia affatto anonimo ma pienamente tracciabile sta permettendo di monitorare i fondi sottratti con l’inganno. Secondo quanto riporta Chainalysis  al momento 5 BTC sarebbero stati spostati su un altro wallet, ma non verso exchange dove potrebbero essere liquidati. 

Del resto, che la credibilità di Bitcoin sia ancora integra lo dimostra l’andamento del mercato, per nulla scalfito dall’evento di ieri sera. Bitcoin oggi registra una perdita contenuta dell’1,2%, con il prezzo ingabbiato ormai da troppo tempo in un range di qualche centinaio di dollari. 

Gli investitori si attendono l’esplosione di un forte movimento direzionale, verso l’alto o verso il basso. Non era l’hack di Twitter l’evento dirompente in questione. Bisognerà attendere ancora.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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