HomeCriptovaluteMiningIl consumo di energia del mining di Bitcoin sta diventando sostenibile

Il consumo di energia del mining di Bitcoin sta diventando sostenibile

Il Kosovo, poche settimane fa, è stato l’ultimo paese, in ordine di tempo, ad imporre il bando all’attività di mining di criptovalute a causa del suo eccessivo consumo di energia. 

Mining e consumo di energia: la situazione nel mondo

Cina, Islanda, Iran e Kazakistan, è ormai lunga la lista di paesi che hanno deciso di fermare o comunque limitare un’attività, che anche se molto redditizia, è considerata come grandemente energivora. 

Secondo il Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, l’elettricità totale utilizzata per l’estrazione di Bitcoin, in tutto il mondo, ammonterebbe a 135,11 terawattora di elettricità, che è più del consumo energetico annuale di un paese come per esempio la Finlandia, o più di un terzo dell’energia utilizzata in tutti gli Stati Uniti per il riscaldamento residenziale.

Proprio negli Stati Uniti, in Texas attualmente sembra si stia concentrando la maggior concentrazione di farm di mining di criptovalute, proprio grazie all’abbondanza di energia a costo contenuto.

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Il mining di Bitcoin consuma più della Finlandia

Il dibattito tra sostenitori e oppositori

In generale il dibattito sul consumo e sulla sostenibilità del Bitcoin è acceso da anni. C’è chi sostiene da tempo che si tratti di attività poco sostenibile dal punto di vista energetico ed ambientale e chi invece la pensa in maniera totalmente differente. Elon Musk ha contribuito ad alimentare questo dibattito, quando nel maggio scorso, via tweet ha annunciato che Tesla non avrebbe più accettato pagamenti in Bitcoin. Secondo l’uomo più ricco del mondo il Bitcoin non era abbastanza sostenibile.

Ma dopo pochi mesi a luglio lo stesso Musk ha “riammesso” il Bitcoin come forma di pagamento sostenendo che in realtà il mining stava diventando più green e che comunque Bitcoin aveva un futuro.

In effetti a parte il grande utilizzo che si sta facendo di energia rinnovabile per alimentare i potentissimi data center utilizzati per fare i complicatissimi calcoli necessari a risolvere un blocco (circa il 65/70 % dell’energia utilizzata deriva da fonti rinnovabili). Alcune recenti ricerche sembrerebbero dimostrare che l’impatto del mining sull’ambiente sarebbe tutto sommato trascurabile.

Mentre perciò il fondatore di DigiEconomist Alex de Vries, per esempio, ha affermato poche settimane fa: 

“non ho mai visto nulla di inefficiente come bitcoin”. 

Secondo l’esperto di consumo energetico, il mining consumerebbe come tutti i dati center del mondo messi insieme.

Dall’altro lato, una ricerca di ARK Investment Management ha rilevato che l’attività Bitcoin consumerebbe meno del 10% circa dell’energia richiesta dal solo sistema bancario tradizionale. 

Pochi giorni fa nel dibattito è entrato anche il leader russo Vladimir Putin che ha definito il mining come un’attività assai vantaggiosa per un paese che ha energia ed esperti informatici in abbondanza.

 

Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo è genovese di nascita ma milanese di adozione. E' laureato in scienze politiche. E' un giornalista, blogger, scrittore, esperto di marketing e digital advertising. Dopo una lunga esperienza nel marketing tradizionale, comincia attività con il web e il digital advertising nel 2011 fondando una società Le enfants. Da sempre appassionato di web e innovazione, nel 2018 approfondisce le tematiche legate alla blockchain e alle criptovalute. Trader indipendente in criptovalute dal marzo 2018, collabora con aziende del settore come content marketing specialist. Nel suo blog. mediateccando.blogspot.com, da tempo si occupa soprattutto di blockchain, che considera come la più grande innovazione tecnologia dopo Internet. A novembre è prevista l'uscita del suo primo libro sulla blockchain e il fintech.
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