HomeBlockchainRegolamentazioneProsegue la sfida crypto di Coinbase alla SEC

Prosegue la sfida crypto di Coinbase alla SEC

Come rivelato dal Chief Legal Officer della società, Paul Grewal, l’exchange crypto ha presentato alla corte una risposta alle argomentazioni che la SEC aveva presentato contro la petizione di Coinbase. 

La vicenda crypto SEC vs. Coinbase

La vicenda che vede contrapposti l’agenzia governativa statunitense che regola i mercati finanziari delle security e l’exchange USA è emersa a febbraio, quando il CEO della società ha sollevato il problema riguardante le accuse della SEC nei confronti delle criptovalute. 

La questione sollevata dall’agenzia è che molte criptovalute sarebbero security non registrati, ovvero contratti di investimento che possono essere scambiati solo se ottengono singolarmente l’approvazione esplicita della SEC. 

Negli USA la SEC sta contendendo alla CTFC la vigilanza sui mercati crypto, dato che la CFTC si occupa di commodity, mentre la SEC di security. Bitcoin è comunemente considerato una commodity, mentre sulle altre criptovalute ci sono ancora dubbi a riguardo. 

Questa è la questione di fondo, ma a marzo se ne è aggiunta un’altra specifica contro Coinbase: l’exchange ha ricevuto dall’agenzia un avviso per avvertirla proprio di aver individuato potenziali violazioni delle leggi statunitensi sulle security. 

Mentre una vicenda simile contro un altro exchange crypto statunitense, ovvero Kraken, si è chiusa con un accordo, Coinbase invece ha deciso di prendere la situazione di petto ed andare fino in fondo. 

Bisogna tener presente che Coinbase è un’azienda quotata in Borsa, quindi ha degli obblighi specifici nei confronti degli azionisti. 

Infatti, ha contro-denunciato la SEC accusandola di non aver dato chiare indicazioni su quali fossero le norme da applicare, e come dovessero essere applicate. 

Il quadro normativo crypto negli USA

Il problema di fondo è che negli USA non esiste un quadro normativo specifico per quanto riguarda le criptovalute. 

L’Unione Europea ad esempio si è appena dotata di un regolamento ad hoc (MiCA), ma negli USA si devono ancora applicare le vecchie norme pensate per i mercati tradizionali. 

Quindi, in teoria le norme da rispettare ci sono anche negli Stati Uniti, solo che sono norme antiquate rispetto alle innovazioni apportate dalla tecnologia delle criptovalute. 

Coinbase l’anno scorso aveva rivolto alla SEC una petizione con la quale chiedeva all’agenzia statunitense che vigila sui mercati delle security di specificare quali norme si dovessero applicare ai mercati crypto, ed in che modo dovessero essere rispettate. 

La SEC allora non rispose, forse anche perchè non era in grado di dare risposte certe e chiare, ma a marzo ha avvisato Coinbase di ritenere che non stessero rispettando le dovute normative. 

Suona piuttosto strano che la SEC non sappia dire a Coinbase quali normative dovrebbe rispettare, e come, salvo poi accusare l’exchange di non averle rispettate. 

Infatti non a caso la corte del Third Circuit ha dato ragione a Coinbase, emettendo un ordine con il quale intimava alla SEC di presentare una risposta a tale petizione. 

Crypto: Coinbase risponde alla SEC

Per ora la SEC non ha ancora risposto indicando con precisione quali norme dovrebbero essere applicate, e come, e quindi non ha ancora rivelato a Coinbase quali norme avrebbe violato. 

Per questo motivo l’exchange sta cercando di insistere per avere le risposte di cui necessita per poter operare a norma di legge. 

La risposta inviata ieri alla corte aggiunge alcuni elementi interessanti alla vicenda. 

Affermando che la SEC non ha nemmeno comunicato le ragioni che l’hanno spinta ad ignorare la petizione dell’anno scorso, Coinbase arriva ad ipotizzare che l’atteggiamento apparentemente attendista dell’agenzia potrebbe in realtà nascondere una precisa strategia. 

Infatti, l’agenzia ammette di aver ricevuto ben cinque petizioni normative relative agli asset digitali negli ultimi cinque anni, e di non aver agito su nessuna. 

Inoltre, il documento presentato ieri dai legali dell’exchange rivela che nè la SEC nè Coinbase hanno trovato un solo caso in cui un tribunale abbia approvato un ritardo così prolungato per un’azione di questo genere, a maggior ragione nel caso in cui un’agenzia governativa minacci una causa contro lo stesso richiedente normativo.

La strategia ipotizzata

L’ipotesi che sembra emergere da questa vicenda è che la SEC stia cercando di fare pressioni su diversi fronti per cercare di convincere il Congresso ad approvare una nuova regolamentazione specifica sulle criptovalute. 

In altre parole è come se stesse cercando di portare alla luce, nel modo più pubblico ed evidente possibile, i grossi limiti della situazione attuale. 

Il fatto è che la SEC non può legiferare, ma non può nemmeno decidere cosa sia security e cosa no. 

A legiferare deve essere il Congresso, ed a pronunciarsi sulla natura delle criptovalute dovrebbero essere i tribunali, esaminando le criptovalute una ad una. 

Coinbase praticamente si troverebbe schiacciata nel mezzo di questa lotta tutta interna alle istituzioni statunitensi, con la SEC che cerca di contendere all CFTC il controllo dei mercati crypto, e che allo stesso tempo sta cercando di spronare in modo più o meno comprensibile il Congresso a legiferare a riguardo. 

Gli unici a farne le spese sarebbero gli operatori dei mercati crypto, ed in ultima analisi anche proprio quegli investitori che la stessa SEC dovrebbe proteggere. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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