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Nel 2018 la SEC era certa che Ethereum non fosse un security token

Il caso della SEC contro Ripple sta rivelando retroscena molto interessanti, soprattutto riguardo la natura di Ethereum come presunto security token. 

Per difendersi dalle accuse di aver venduto XRP come una security non registrata, Ripple ha ottenuto dal tribunale un ordine nei confronti della SEC che ha obbligato l’agenzia a pubblicare alcune email degli anni scorsi. 

In quelle email non si parlava di XRP, ma di Ethereum, anche se ovviamente Ripple spera che ciò che affermavano per Ethereum valesse anche per XRP. 

Le email della SEC non ritenevano Ethereum un security token

Le email sono state pubblicate qualche giorno fa, e rivelano che nel 2018 diversi membri della SEC ritenevano piuttosto chiaramente che Ethereum non potesse essere considerata una security. 

Da queste email emergono due conclusioni. 

La prima è che, all’epoca, l’ipotesi che Ethereum fosse una security risultava essere piuttosto vaga, e quindi molto debole. La seconda è che invece l’ipotesi che non lo fosse risultava essere molto più solida, e quindi più forte. 

Non va dimenticato che nonostante sia proprio la SEC l’agenzia governativa che vigila sul mercato delle security negli USA, non ha il potere di decidere arbitrariamente ed unilateralmente cosa vada considerato security e cosa no. 

Infatti, per la questione XRP ha dovuto rivolgersi ad un tribunale, e dopo due anni e mezzo di dibattimento il tribunale non è ancora giunto ad una conclusione. 

Va però detto che le parti, soprattutto Ripple, hanno preso molto tempo grazie a scaramucce legali che fino ad ora hanno impedito alla corte di poter giungere al dunque. 

Oltretutto ciò che nel 2018 valeva per Ethereum non valeva necessariamente anche per XRP, e con l’introduzione dello staking nel 2022 non è nemmeno detto che valga anche oggi. 

La situazione nel 2018

Il 2018 è stato l’anno del grande boom di XRP, che arrivò persino per qualche giorno a superare Ethereum per capitalizzazione di mercato. 

A dire il vero fu gennaio 2018 il grande momento di XRP, perchè poi nei mesi seguenti perse molto del valore di mercato che aveva acquisito a partire da fine 2017. 

Il fatto è che nelle email della SEC di quell’anno emerge chiaramente la non necessità di regolamentare Ethereum, e dato che non emerge chiaramente nemmeno la necessità di regolamentare XRP, è lecito ritenere che la SEC nel 2018 non ritenesse che vi fosse il rischio reale che XRP fosse una security. 

Anche perchè le due criptovalute all’epoca non erano molto distanti tra di loro, se non per caratteristiche strettamente tecnologiche. 

La situazione attuale: la SEC pensa ancora che Ethereum non sia un security token?

Le questioni aperte pertanto sono due. 

Prendendo per buono il fatto che la SEC nel 2018 non considerasse Ethereum una security, la prima questione riguarda l’introduzione dello staking. 

Con il passaggio a Proof-of-Stake nel 2022, Ethereum è diventata una security? 

Molti sostengono di no, anche perchè il vero e proprio staking lo si fa da soli, in autonomia, sul proprio nodo validatore. 

È vero che invece esistono alcuni intermediari che offrono il servizio di staking-as-a-service che potrebbe essere considerato una forma di contratto di investimento (e quindi una security), ma questo non riguarda il protocollo Ethereum.

Quindi potrebbe essere una security solo lo staking-as-a-service offerto da alcuni intermediari, ma non ETH. 

La seconda questione invece riguarda XRP, perchè da sempre è basato su un meccanismo di validazione delle transazioni simile a Proof-of-Stake. 

La domanda che ci si pone è se davvero ciò che la SEC sosteneva di Ethereum nel 2018 poteva essere riferito anche a XRP. 

Su questo punto invece ci sono molti dubbi a riguardo, anche perchè a creare ed emettere XRP sul mercato è stata una società privata, Ripple per l’appunto. 

Non è un caso che negli ultimi giorni il prezzo di XRP non sia salito. 

A dire il vero poco dopo la pubblicazione della notizia che sarebbero state rese note le email della SEC del 2018 il suo prezzo salì da 0,51$ a 0,56$, ma solo per tornare sotto gli 0,51$ non appena sono state effettivamente pubblicate. 

In seguito è sceso anche fino a 0,46$, per poi risalire leggermente fino agli attuali 0,49$. 

In altre parole il mercato non ha ritenuto che quelle email abbiano aiutato Ripple nella sua causa contro la SEC. 

Il prezzo di Ethereum

Il prezzo di ETH invece non è variato in modo significativo nè dopo la pubblicazione della notizia, nè dopo la pubblicazione delle email, forse anche perchè i mercati già si aspettavano che da quelle email emergesse il concetto che nel 2018 non era considerato una security. 

Anzi, il giorno successivo è sceso da 1.740$ a 1.630$, ma a causa di altri motivi. Infatti nel giro di due giorni ha poi recuperato l’intero gap, tornando a circa 1.730$. 

Basti pensare che già il 2 febbraio di quest’anno aveva toccato i 1.710$, dopo essere sceso fino a 1.070$ a novembre dell’anno scorso. 

Praticamente sono quattro mesi e mezzo che il prezzo di ETH oscilla attorno a quota 1.700$, sebbene con alti e bassi che lo hanno portato fino oltre i 2.100$, ma anche sotto i 1.400$. 

Rimane un asset decisamente volatile sul medio periodo, anche se molto meno che in passato. E sul breve periodo ormai da un po’ di mesi sta oscillando in modo decisamente più contenuto rispetto al passato. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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