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Singapore dichiara lo stop allo staking e il lending crypto

Singapore ha di recente confermato il divieto di staking e lending di crypto, secondo le ultime notizie. 

L’Autorità di regolamentazione di Singapore ha emesso una restrizione specifica per gli exchange di criptovalute, vietando loro di fornire servizi di staking e lending ai clienti retail.

Inoltre, di recente Vitalik Buterin ha dichiarato di non avere in staked tutti i suoi ETH, ma solo una “piccola parte”. Vediamo di seguito tutti i dettagli. 

Le nuove regole crypto di Singapore: divieto di staking e lending per i clienti retail

Come anticipato, l’Autorità monetaria di Singapore (MAS) ha implementato nuove politiche di regolamentazione per le crypto, le quali includono il divieto di staking e lending per i clienti retail.

Inoltre, entro la fine del 2023, MAS richiederà agli exchange di spostare le risorse digitali dei clienti in un trust, al fine di evitare situazioni simili a quella di FTX, che è crollato dopo l’accusa di mescolare i fondi dei clienti con quelli aziendali.

Non solo, anche la Thailandia ha seguito le stesse direttive di Singapore, vietando i servizi di deposito che offrono rendimenti ai depositanti e ai prestatori, ovvero il divieto di staking e lending.

Notiamo che questa mossa da parte di Singapore si inserisce nel contesto di un rinnovato interesse dell’Asia nell’accogliere la tecnologia blockchain

Ad esempio, Hong Kong, territorio autonomo cinese, sta promuovendo una politica favorevole al settore delle criptovalute, differenziandosi dagli approcci ostili degli Stati Uniti e della Cina.

Infatti, le società crypto a Hong Kong sono state concesse per un periodo di prova di un anno per aprire una sede e, se approvate dalle autorità, potranno ottenere una licenza commerciale.

Inoltre, Hong Kong ha istituito una task force per la promozione attiva del Web3. Anche in Corea del Sud, il governo sta sviluppando una strategia per regolamentare il settore delle criptovalute.

Vediamo che grandi istituzioni e aziende industriali continuano a investire nell’industria del Web3, come la Bank of Korea e Samsung.

Mentre Singapore vieta lo staking, Hong Kong fa passi avanti nel settore crypto

La Securities and Futures Commission (SFC) di Hong Kong ha recentemente annunciato che le piattaforme crypto autorizzate avranno la possibilità di offrire i loro servizi anche al pubblico retail.

Nell’ambito di questa notizia, il regolatore ha introdotto una nuova licenza specifica per le operazioni di trading di asset crypto. Le piattaforme interessate potranno infatti richiedere questa licenza, a condizione che rispettino le linee guida stabilite dalla SFC.

Le linee guida comprenderanno vari aspetti, come i requisiti di sicurezza per la custodia degli asset, la separazione delle partecipazioni dei clienti e gli standard di sicurezza informatica.

Julia Leung, CEO della SFC di Hong Kong, ha sottolineato l’importanza di stabilire chiare aspettative di regolamentazione per creare un ambiente di sviluppo “responsabile” e innovativo: 

“La nostra approvazione normativa per le risorse virtuali di Hong Kong segue il principio di ‘stessa attività, stessi rischi, stesse regole. L’obiettivo è fornire una solida protezione agli investitori e gestire i principali rischi associati a queste attività.” 

Vediamo che, durante il periodo di consultazione, la SFC ha ricevuto 152 feedback da diverse entità del settore crypto, come riportato nell’annuncio.

Per garantire la protezione degli investitori retail, saranno implementate una serie di misure robuste, tra cui una buona governance, un processo di onboarding adeguato e un’approfondita analisi dei token. 

Inoltre, verranno introdotti nuovi criteri di ammissione e divulgazione. Infine, l’annuncio della SFC ha evidenziato che la maggior parte delle piattaforme di trading di asset virtuali attualmente accessibili al pubblico non sono regolamentate. 

Pertanto, le piattaforme che non desiderano conformarsi alle nuove linee guida dovranno procedere alla chiusura ordinata delle loro operazioni.

Le dichiarazioni di Vitalik Buterin sullo staking dei suoi Ether 

Vitalik Buterin, il co-fondatore di Ethereum, ha recentemente discusso delle sue scelte di staking riguardo agli Ether (ETH) e dei rischi associati alle pratiche di restaking su altre reti emergenti.

Nello specifico, durante un episodio del podcast Bankless del 29 Giugno, Buterin ha spiegato che non mette in staking tutti i suoi Ether a causa della complessità dei wallet multi-firma. 

Ha infatti rivelato che sta mettendo in staking solo una piccola parte dei suoi ETH e ha citato le complicazioni associate a questi wallet come motivo principale, come si legge: 

“Perché se si mettono in staking i propri ETH, le chiavi che accedono ai propri fondi devono essere pubbliche su un sottosistema online. Per sicurezza, deve essere un Multisig. Il Multisig per lo staking è ancora piuttosto difficile da configurare; è complicato in un sacco di modi.”

In risposta a ciò, il 30 Giugno, Charles Hoskinson, co-fondatore di Ethereum e fondatore di Cardano, ha commentato su Twitter di essere “a corto di parole” dopo aver appreso che Buterin mette in staking solo una piccola parte dei suoi Ether. 

Al contrario, Hoskinson ha sottolineato che “tutti” i suoi Cardano (ADA) sono in staking: 

“Ho dovuto ascoltarlo più volte. Non ho parole. Tutti i nostri ADA sono in staking. Indovinate un po’: è così che dovrebbe essere per un protocollo Proof of Stake progettato correttamente.” 

Buterin: “i rischi di centralizzazione sono la principale sfida”

Nello stesso discorso, Buterin ha anche menzionato il protocollo EigenLayer, che permette ai validatori e agli staker di Ethereum di effettuare il restaking dei propri asset su reti emergenti. 

Nonostante il protocollo sia ancora in fase di test e il lancio sia previsto per il terzo trimestre del 2023, Buterin ha indicato i rischi di centralizzazione come principale sfida, come si legge di seguito: 

“Gli staker affidabili sarebbero più apprezzati dal sistema rispetto a quelli inaffidabili. Gli staker affidabili hanno molte meno probabilità di essere “tagliati”. 

Da parte sua, Sreeram Kaanan, il fondatore di EigenLayer, ha sottolineato i complessi rischi associati al restaking e ha sottolineato l’importanza di un approccio vincolato nella sua implementazione: 

“I vincoli rappresentano ciò che è veramente positivo per l’ecosistema e avere vincoli sulla costruzione di quale nuova innovazione può essere liberata sulla base di questo concetto.” 

Sottolineiamo che queste discussioni arrivano dopo che Buterin, in un post del 9 Giugno, ha evidenziato le lacune dell’infrastruttura di scaling di Ethereum, affermando che la blockchain “fallisce” senza un adeguato sistema di scalabilità per rendere le transazioni economiche. 

Nello stesso contesto, ha inoltre sottolineato le problematiche legate agli smart contract wallet e le complessità associate all’esperienza utente quando si gestiscono contemporaneamente più indirizzi.

Alessia Pannone
Alessia Pannone
Laureata in scienze della comunicazione e attualmente studentessa del corso di laurea magistrale in editoria e scrittura. Scrittrice di articoli in ottica SEO, con cura per l’indicizzazione nei motori di ricerca, in totale o parziale autonomia.
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