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Il Texas è leader nel mining di Bitcoin

Il Texas è diventato lo Stato americano leader nel mining di Bitcoin. 

Stando a dati recenti pubblicati da CNBC, e provenienti da Foundry, sarebbe salito sopra il 28% dell’intero hashrate posseduto dagli USA. 

Il Bitcoin mining in USA: Texas al primo posto 

Gli Usa ormai sono il paese leader al mondo nel mining di Bitcoin da quando la Cina, nel 2021, lo ha messo al bando. 

In precedenza infatti la maggior parte dell’hashrate era concentrato in Cina, ma da allora il paese asiatico è sceso al 21%. 

In questo momento invece negli USA sembra essere concentrato quasi il 38% dell’hashrate utilizzato a livello globale per il mining di Bitcoin

Addirittura a luglio del 2021 non risultavano esserci più grosse mining farm in funzione, con l’hashrate del paese precipitato praticamente allo 0%. All’epoca gli USA salirono al 35%, partendo dal 17% di due mesi prima. 

Da allora la percentuale di hashrate localizzato negli Stati Uniti è ancora aumentata, fino all’attuale 38%. 

Nel frattempo la Cina ha recuperato, anche se prima del ban aveva il 44% mentre ora è scivolata al 21%. 

In questo momento in seconda posizione c’è il Kazakistan, vicino della Cina, con il 13%, seguito dal Canada con il 6,5% e dalla Russia con il 4,5%. 

Il record del Texas nel mining di Bitcoin

Tuttavia la distribuzione dell’hashrate negli USA non è affatto uniforme. 

Nel 2021 in Texas c’era soltanto l’8,5% dell’hashrate nazionale, superato dal 9,5% dello Stato di New York, ma soprattutto dal 12% del Kentucky e dal 34% della Georgia. 

Ma con il ban cinese negli USA c’è stato un vero e proprio boom, guidato per l’appunto dal Texas. 

Ora la Georgia è precipitata dal 34% al 9,5%, lo Stato di New York è sceso al 9%, ed in Kentucky rimane solo l’1% dell’hashrate nazionale. 

Ormai questa classifica è letteralmente dominata dal Texas, con il suo 28,5%, seguito per l’appunto a molta distanza da Georgia e New York. 

Il record del Texas probabilmente si deve alla grande disponibilità di energia elettrica prodotta con fonti di scarto, come il flare gas, o comunque disponibile a prezzi molto bassi. 

Facendo i calcoli, il Texas da solo è il terzo Stato al mondo per hashrate per il mining di Bitcoin, con il 10% del valore mondiale, superato solo da Cina e Kazakistan. 

L’analisi della CNBC

L’articolo di CNBC è stato redatto in seguito ad un’intervista a Kevin Zhang, che si occupa di mining di Bitcoin da dieci anni. 

Zhang è nato in America, ma ha trascorso la sua prima infanzia in CIna. Per questo afferma di aver sfruttato le sue competenze linguistiche per diventare uno dei primi e maggiori clienti esteri dei produttori cinesi di ASIC. 

In seguito ha creato una mining farm in Montana, diventato il maggior impianto di mining di Bitcoin del Nord America. 

Secondo Zhang, l’halving del prossimo anno sarà il test definitivo per i miner, dato che di fatto da un giorno all’altro verranno loro dimezzati gli incassi. Afferma che alcuni potrebbero non farcela, ma altri dovrebbero sopravvivere. 

Il Texas, oltre ad avere un vantaggio legato alla produzione di energia elettrica, è anche uno degli Stati USA con le norme più convenienti per i miner, insieme al Wyoming. Quest’ultimo però è uno Stato con relativamente poche risorse, tanto che detiene solamente lo 0,4% dell’hashrate americano. 

CNBC riferisce che c’è stata una sorta di piccola migrazione dei miner americani verso il Texas, perchè lì risulta nettamente più conveniente minare BTC.

Oltretutto non solo le autorità locali sostengono questa attività, ma l’operatore della rete energetica statale, ERCOT, storicamente lotta contro la fluttuazione dei prezzi dell’energia, fornendo continuità al servizio, prezzi flessibili, ed incentivi ai miner affinchè utilizzino le loro macchine per smaltire l’energia prodotta in eccesso. 

Il mining come sfruttamento degli scarti

Il mining di Bitcoin si presta molto bene allo sfruttamento di risorse energetiche che altrimenti verrebbero semplicemente scartate. 

In primis il cosiddetto flare gas, ovvero il gas che esce naturalmente dai giacimenti di petrolio e che solitamente viene semplicemente bruciato. 

Ma è soprattutto un modo eccellente per monetizzare l’energia elettrica prodotta in eccesso, dato che la rete per fornire sempre sufficiente energia a tutti deve per forza di cose assicurarsi di poterne distribuire perlomeno tanta quanta ne viene richiesta. 

Dato che non si riesce ancora ad immagazzinarla su larga scala, la soluzione è quella di produrne in eccesso, e dato che tale energia prodotta in eccesso andrebbe semplicemente dispersa, utilizzarla per minare Bitcoin è un affare. 

Non è un caso che negli USA vi siano anche diverse società di mining crypto quotate in borsa, dato che possono disporre di grandi quantità di energia a prezzi davvero ridotti, in parte provenienti da scarti dei processi di lavorazione o distribuzione. 

Monetizzare questa energia minando Bitcoin risulta essere un’operazione redditizia, a patto che il prezzo di BTC non crolli. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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