Bitcoin anche questa mattina si è svegliata con il sorriso, continuando la sua corsa al rialzo e rompendo il livello dei 59.000 USD: ora la situazione per la crypto è molto calda, specialmente negli Stati Uniti dove si respira l’entusiasmo crescente degli investitori per gli ETF BItcoin e per le attività di mining-
Questo genere di prodotti finanziari, approvati a Wall Street ad inizio gennaio, stanno creando una supply crunch senza precedenti, visti i forti e costanti flussi di domanda che tolgono BTC sui mercati.
Allo stesso tempo la Casa Bianca mostra alcune preoccupazioni per le implicazioni ambientali della pratica del mining di Bitcoin, e propone un’imposta per chi utilizza energia elettrica a questo scopo.
Vedamo tutti i dettagli di seguito.
Summary
Gli ETF spot e le attività di mining portano Bitcoin in un’altra dimensione: la fomo entra sul mercato crypto
Ancora rialzi per Bitcoin che questa mattina ha superato con forza i 59.000 USD, sospinto dalle continue news positive in relazione agli ETF spot di Wall Street e dalla crisi di offerta creatasi sul mercato.
Gli “exchange traded fund” lanciati sulle Borse USA da BlakcRock, Fidelity, ARK e compagnia attirano costantemente nuovi compratori, i quali acquistando vanno effettivamente a togliere il sottostante in BTC dagli exchange.
Secondo i dati presenti su “Heyapollo.com” , al 26 febbraio il netflow complessivo dei Bitcoin acquistati e venduti tramite ETF spot da inizio anno ha raggiunto l’incredibile cifra dei 127.100 BTC.
La pressione da parte della domanda è proseguita in realtà anche ieri, e molto probabilmente l’esito sarà lo stesso anche oggi, con Grayscale che liquida parte del suo fondo GBTC ma ad un ritmo sempre più lento, e allo stesso tempo gli altri Fund Manager continuano imperterriti ad aumentare le proprie dimensioni.
Da notare in un contesto del genere come gli ETF spot negli Stati Uniti contribuiscono ad eliminare quotidianamente dal mercato molti più Bitcoin di quanti ne vengono generati con il mining.
Due giorni fa ad esempio, come sottolineato da Bitcoin Magazine, al netto di una produzione da mining di 900 BTC, gli ETF hanno acquistato 9.163 BTC, una cifra maggiore di oltre 10 volte.
Al di là della tendenza dei vari gestori di exchange traded fund di acquisire o vendere monete, che tra l’altro non dipende dalla loro volontà ma piuttosto da quella dei clienti che si servono dei loro strumenti finanziari per tradare Bitcoin, è interessante notare che anche i volumi stanno raggiungendo cifre record.
In totale secondo i dati di The Block Dashboard, dall’approvazione degli ETF spot il valore cumulativo degli scambi ha superato la soglia dei 58 miliardi di dollari, risultando essere uno dei lanci più di successo a Wall Street.
BlackRock, che con il suo cavallo di battaglia “iShares Bitcoin Trust” (IBIT) rappresenta il fondo più acquistato e con più AUM dopo Grayscale, sta battendo record su record sul fronte dei volumi di mercato.
Proprio l’altro giorno ha superato l’ennesimo massimo registrato sul proprio ETF andando a totalizzare 1,3 miliardi di dollari di scambi in una sola sessione di contrattazioni.
Nell’aria inizia a sentirsi un profumo di FOMO, con Bitcoin scatenato che sembra non volere arrestarsi e continuare la scalata verso nuovi massimi storici.
In questo momento la crypto è a +38% dai prezzi di inizio febbraio e a +153% rispetto ai prezzi di un anno fa.
L’hype dei crypto investitori è palesemente visibile, semplicemente osservando il grafico “Fear And Greed Index” di Alternative.me, che al momento segna un valore di 82 su 100.
La Casa Bianca propone un’imposta del 30% sull’energia elettrica sfruttata per il mining di BTC
Mentre il mondo intero è in fibrillazione per gli effetti positivi sul mercato scaturiti dagli ETF spot Bitcoin, c’è chi trova il modo di opporsi comunque all’innovazione citando la classica storia dell’inquinamento innescato dalla pratica del mining delle criptovaluta.
Ricordiamo infatti che alimentare la rete Bitcoin è molto costoso in termini di hashrate, e indirettamente anche di Co2, ma la situazione sta migliorando con il passare degli anni visto che gli operatori di mining sono sempre più incentivati (sia economicamente che socialmente) ad utilizzare fonti di energia rinnovabile.
Ad ogni modo la Casa Bianca negli Stati Uniti sembra preoccupata delle implicazioni negative per l’ambiente derivanti dalla costante richiesta di energia elettrica per alimentare le macchine che mantengono operativo il network Bitcoin, e propone una tassa proprio su questa attività.
In particolare vediamo come, secondo quanto evidenziato da un rapporto di Charles Gasparino di Fox Business, la residenza ufficiale del Presidente USA avrebbe dichiarato di voler approvare un’imposta del 30% per chi usa energia elettrica per fare mining.
In ballo c’è una nuova proposta di legge, chiamata Digital Asset Mining Energy (DAME), la quale affronterebbe il “costo economico e ambientale” dell’estrazione del Bitcoin.
Gasparino ha osservato che in un momentum del genere dove l’entusiasmo sul mercato è molto alto e ci sono parecchie speculazioni al rialzo per BTC, anche l’eco dei detrattori della criptovaluta viene amplificato a livello mediatico.
Sebbene non sia una novità che la Casa Bianca si opponga a Bitcoin e alle sue radici crittografiche, è chiaro che in una situazione del genere certe parole potrebbero essere carne sul fuoco delle prossime discussioni del governo.
Gli esperti infatti prevedono che a breve si cercherà di regolamentare ulteriormente il settore, stabilendo delle soglie massime per il mining di Bitcoin e dettando regole precise per ridurre al massimo l’impatto della combustione fossile.
Per ora l’obiettivo del DAME è quello di “far pagare ai minatori di criptovalute i costi che impongono ad altri”, in attesa che vengano trovate nuove soluzioni più sostenibili, sia per l’ambiente che per i miners.
Intanto la componente di energia rinnovabile nel Power Grid di Bitcoin aumenta, e secondo i dati presentati recentemente da GreenminingDAO, quest’ultima ha raggiunto uno share del 56% rispetto al totale delle operazioni di estrazione.
Bitcoin è sempre più ecofriendly e sembrerebbe poter fare a breve il grande salto e diventare rispettoso dei criteri ESG, se ancora altri miners decideranno di convertirsi all’uso del rinnovabile.