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Sostenibilità energetica di Bitcoin ai massimi storici: Tesla accetterà di nuovo la crypto come mezzo di pagamento?

Ormai sono passati più di 3 anni da quando Elon Musk decise di interrompere il supporto di Bitcoin come mezzo di pagamento per l’acquisto di veicoli elettrici presso la sua casa di produzione Tesla Motors, sottolineando l’impatto energetico degradante del mining di Bitcoin.

Oggi le cose sembrano però notevolmente cambiate, con la crypto che è diventata notevolmente più eco-friendly a tal punto da rientrare nei criteri minimi di sostenibilità precedentemente indicati dallo stesso Musk.

C’è la possibilità dunque che Tesla riprenda nuovamente ad utilizzare Bitcoin come valuta di pagamento? Lo vediamo in questo articolo.

Elon Musk, Tesla e Bitcoin: una storia d’amore e odio nel 2021

A febbraio 2021, agli albori della scorsa bull run, Elon Musk monopolizzò l’attenzione del mercato annunciando un’operazione di acquisto di Bitcoin da parte della sua compagnia Tesla Motors per un importo totale di 1,5 miliardi di dollari.

Subito dopo la casa automobilista EV iniziò ad accettare la criptovaluta come possibile valuta di pagamento per l’acquisto di auto elettriche, dando inizio ad un’era di espansione del settore crittografico all’interno del mondo delle big company.

La festa però durò veramente poco perché appena 2 mesi dopo, a maggio 2021, Elon Musk decise di fare dietro-front, ed stoppare l’integrazione di Bitcoin nei circuiti di Tesla, citando preoccupazione lato ambientale.

Di fatto Tesla è sempre stata una società con una visione improntata sul rispetto dell’ambiente e con una mission orientata a diffondere e spingere la cultura dell’energia rinnovabile in tutto il mondo.

Il processo del mining di Bitcoin nel 2021, secondo quanto riportato da Musk, impegnava troppi combustibili fossili ed andava contro i valori che hanno guidato la casa automobilistica fino ad allora.

Da lì in poi, Tesla non ha più fatto riferimento a Bitcoin, ed anzi  nel secondo trimestre del 2022, nel pieno del mercato ribassista, ha deciso di vendere silenziosamente ( in perdita)  il 75% delle quote acquistate l’anno precedente.

Ad oggi la società rappresenta ancora il terzo maggiore detentore della moneta arancione, per un totale di 9.720 coin acquistate ad un prezzo medio di carico pari a 337 milioni di dollari, ora valutate 641 milioni di dollari.

tesla bitcoin
Fonte: https://bitcointreasuries.net/entities/2

Sebbene Tesla sia scomparsa dai radar crittografici senza far più riferimento pubblicamente  a Bitcoin, il suo fondatore Elon Musk ha più volte affrontato l’argomento su X.

Oltre ad aver ospitato alcuni “Space” in cui discuteva del tema, ed aver elogiato la comunità di altre criptovalute come quella di Dogecoin, Musk all’epoca ha esplicitamente affermato che avrebbe riconsiderato l’ipotesi di inserire Bitcoin come mezzo di pagamento in Tesla se la sua produzione fosse diventata sostenibile per almeno il 50%.

Ciò significa che quantomeno la metà dell’industria del  mining di Bitcoin sarebbe dovuta essere alimentata da fonti di energia rinnovabili (solare, eolico ecc).

BTC sempre più eco-friendly: verrà di nuovo accettato da Tesla?

A distanza di oltre 3 anni dalla storia di amore ed odio tra Musk, Tesla e Bitcoin, molte cose sono cambiate. Con il passare del tempo la pressione dei governi mondiali sull’industria dei miners per il rispetto dei fattori ESG e l’apprezzamento istituzionale della criptovaluta,, ha portato ad una concreta riduzione dell’impegno di combustibili fossili in questa pratica così contestata.

Inoltre sono stati portati avanti diversi progressi tecnologici, rendendo l’estrazione di criptomoneta sempre più efficiente in termini energetici.

Secondo  quanto riportato  infatti dal grafico dell’uso di energia sostenibile nel mining di Bitcoin, modellato dal venture capitalist nel campo della tecnologia climatica Daniel Batten e dall’analista di dati Willy Woo, la sostenibilità della crypto è in questo momento ai suoi massimi storici intorno al valore del 55%.

Ciò significa che più della metà dell’estrazione di Bitcoin è alimentata da fonti di energia rinnovabile, con un forte tendenza positiva osservata dalla seconda metà del 2021 in poi, proprio dopo lo storico dietro-front di Tesla.

Sebbene il livello di sostenibilità minima voluto da Musk sia stato raggiunto, non è scontato che Tesla riprenderà il supporto con i pagamenti in Bitcoin.

In primis, come osserva l’analista di dati e ricercatore presso la Vrije Universiteit Amsterdam e la De Nederlandsche Bank Alex de Vries, gran parte delle dichiarazioni sull’impatto energetico del mining di Bitcoin  mancano di trasparenza e verificabilità. Ecco quanto riportato da lui stesso in un intervista:

“L’industria mineraria di Bitcoin ama parlare di trasparenza finché non vengono richiesti dati specifici.”

L’analista ha specificato come anche la Energy Information Administration (EIA) degli Stati Uniti abbia avuto un’esperienza diretta poco trasparente con il settore mining, per poi essere stata citata in giudizio dai colossi Riot Platforms e il Texas Blockchain Council.

De Vries sostiene in particolare che i minatori hanno fatto alcune “affermazioni assurde” sull’uso delle energie rinnovabili, e crede che Musk sia consapevole dei dati fuorvianti.

Anche Alexander Neumüller, ricercatore presso il Cambridge Centre for Alternative Finance (CCAF), crede che le attuali metodologie per ricavare il mix elettrico di Bitcoin siano imprecise perchè si basano su ipotesi piuttosto che dati certi e verificabili.

Ad esempio, il Bitcoin Mining Council, associazione di miners nata dopo la questione con Tesla, sosteneva già a metà 2023 che l’utilizzo sostenibile di elettricità da parte del settore minerario globale ammontava al 59,9%.  

Il problema è che questi dati, ovviamente falsificabili, provengono dalle sue indagini sui minatori nel Nord America.

Ad ogni modo, secondo quanto riportato dai dati affidabili del Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index (CBECI). l’utilizzo del carbone è rimasto abbastanza stabile negli ultimi anni, diminuendo leggermente dal 40% al 36%.

Da qui possiamo intuire che il trend del mining di Bitcoin va verso una situazione sempre più user-friendly, pur non essendo ancora empiricamente sopra il 50% della sostenibilità energetica.

Gli analisti del CBECI affermano che se il gas e il nucleare fossero inclusi tra le energie sostenibili, il tasso di utilizzo delle energie rinnovabili da parte del mining di Bitcoin sarebbe pari al 63%. Tuttavia, se entrambi venissero rimossi dall’equazione, il tasso scenderebbe al 28%.

bitcoin tesla

Nel mezzo di questi dati imprecisi, Tesla ed Elon Musk non si sono esposti in una decisione che molto probabilmente aprirebbe dibattiti pubblici potenzialmente pericolosi per l’immagine pubblica del produttore di veicoli elettrici, da sempre improntato alla sostenibilità energetica.

È chiaro che se il trend attuale proseguirà indisturbato nei prossimi anni, prima o poi avremo dati affidabili che certificano il superamento del 50% di fonti di energia rinnovabili, ed in quel caso Musk sarà “costretto” ad ammetterlo pubblicamente.

Qualora poi dovesse riprendere l’integrazione con Tesla e riammettere la crypto come mezzo di pagamento, allora sicuramente avremo una nuova ondata di attenzione mondiale, con un focus che molto probabilmente si sposterà sulla speculazione portando BTC verso nuovi massimi storici.

Alessandro Adami
Alessandro Adami
Laureato in "Informazione, Media e Pubblicità", da oltre 4 anni interessato al settore delle criptovalute e delle blockchain. Co-Fondatore di Tokenparty, community attiva nella diffusione di crypto-entuasiasmo. Co-fondatore di Legal Hackers Civitanova marche. Consulente nel settore delle tecnologie dell'informatica. Ethereum Fan Boy e sostenitore degli oracoli di Chainlink, crede fermamente che in futuro gli smart contract saranno centrali all'interno dello sviluppo della società.
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