Dopo il fallimento dell’exchange FTX, la SEC americana iniziò una vera e propria guerra alle crypto. Sostanzialmente, l’agenzia affermava che la maggior parte delle criptovalute, escluse Bitcoin e forse Ethereum, fossero da considerare security non registrate. Se fosse passata questa impostazione, avrebbero dovuto essere delistate da tutti gli exchange centralizzati che fornivano servizi agli statunitensi.
Dato che il mercato USA è di gran lunga quello principale in ambito crypto, questo avrebbe significato la fine di molti progetti crypto, e probabilmente anche una sorta di implosione del loro mercato.
Così, però, alla fine non è stato, perché la SEC ha finito per fare marcia indietro sulle crypto, ed ha completamente rinunciato alla sua guerra.
Summary
La SEC di Gary Gensler: una sfida continua contro il mercato crypto
Quando ha chiuso l’exchange FTX, a capo della SEC c’era Gary Gensler.
Gensler è un democratico, ed era stato nominato a capo della SEC dal presidente democratico Joe Biden nell’aprile del 2021.
A dire il vero nel 2021, in pieno bull-market, né Biden, né Gensler, né la SEC avevano dato segni di voler iniziare una guerra contro le crypto.
Durante il bear-market del 2022, invece, le cose cambiarono. Dopo l’implosione dell’ecosistema Terra/Luna di maggio, e dopo il fallimento di FTX di novembre.
Ad indurre la SEC di Gensler ad avviare una vera e propria guerra contro le crypto è stato probabilmente questo secondo evento, anche perchè il CEO e co-fondatore di FTX, Sam Bankman-Fried, nel corso degli anni aveva donato ai politici democratici parecchi milioni di dollari prelevati dagli account dei loro clienti senza il loro consenso.
L’obiettivo di quella guerra era di fatto quello di uccidere il mercato crypto negli USA.
La SEC getta l’ascia di guerra contro le crypto
In particolare, la SEC aveva avviato cause in due direzioni: contro le criptovalute, ritenute spesso security non registrate e contro gli exchange che ne consentivano lo scambio.
Va detto che, nel caso in cui effettivamente fossero state ritenute security non registrate, gli exchange sarebbero stati effettivamente colpevoli di consentirne illegalmente lo scambio.
Ma così non fu.
Infatti, nel corso dell’anno successivo, il 2023, una prima sentenza di tribunale diede torto alla SEC in merito a XRP, dichiarando che non poteva essere considerato un contratto di investimento quando veniva venduto sul mercato secondario (ovvero gli exchange).
Una seconda sentenza diede torto alla SEC anche su un altro punto, perché l’agenzia si era rifiutata di approvare gli ETF su Bitcoin spot dopo aver approvato quelli sui future sul prezzo di BTC.
Da allora l’agenzia ha iniziato a collezionare una lunga serie di sconfitte giudiziarie, tanto che alla fine, quest’anno, ha deciso praticamente di ritirare tutte le cause in corso di questo tipo.
Nel frattempo l’anno scorso gli ETF su Bitcoin sono sbarcati sui mercati a gennaio, ed a maggio la SEC ha approvato anche quelli su Ethereum spot.
Tra le cause ritirate quest’anno, spicca quella contro Coinbase, il principale exchange crypto statunitense, ma ci sono anche quelle contro Gemini, Tron, Uniswap, MetaMask, eccetera.
Allo stato attuale negli USA non sembra essere rimasta attiva alcuna causa importante della SEC nei confronti di un exchange crypto accusato di aver consentito la compravendita di security non registrate.
Il motivo della marcia indietro
La svolta è avvenuta a novembre 2024, con la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali, ma già nel 2023 la vicende aveva iniziato a prendere una piega sfavorevole alla SEC.
Infatti non solo ora come ora sono state ritirate tutte le principali cause crypto, ma praticamente dal 2022 ad oggi la SEC non ne ha vinta nessuna, tra quelle che riguardavano la natura delle criptovalute come security non registrate.
In altre parole l’inversione di marcia è iniziata già nel 2023, in particolare quando un tribunale ha dato torto all’agenzia in merito a XRP. Tuttavia in quel momento a capo della SEC c’era ancora Gensler, e Biden era ancora il presidente degli USA.
Che si stessero preparando per una vera e propria marcia indietro si era capito a maggio dell’anno scorso, quando la SEC fu invitata (probabilmente da Biden) ad approvare gli ETF su Ethereum spot, probabilmente controvoglia.
Gensler a quel punto era diventato più un problema che una risorsa, a livello politico, ma l’iniziativa non consentì a Biden di recuperare consensi elettorali all’interno del mondo crypto.
La vittoria di Trump
Donald Trump è il Presidente USA più crypto-friendly della storia.
Da questo punto di vista le sue politiche stanno all’opposto di quelle di Joe Biden, tanto che ha dichiarato di voler fare degli USA il principale hub crypto mondiale.
Non stupisce quindi che pochi giorni dopo la sua vittoria Gensler abbia annunciato le sue dimissioni, diventate effettive il giorno dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca (20 gennaio 2025).
La nuova SEC a guida repubblicana ha completato la marcia indietro per allinearsi alle politiche pro-crypto di Trump, ed ha finito per ritirare tutte le cause crypto ancora in corso.
Il nuovo Presidente dell’agenzia non è ancora stato nominato, ma dovrebbe essere Paul Atkins, repubblicano e pro-crypto. Nel frattempo il presidente pro-tempore è Mark Uyeda, repubblicano e pro-crypto.
Tutto ciò ha sicuramente fatto bene ai mercati crypto, tanto che dopo la vittoria elettorale di Trump si è innescata una vera bullrun. Ma la luna di miele di Trump con i mercati crypto sembra essere finita.
I problemi creati da Trump
Innanzitutto, parte della bull run era stata spinta dalle memecoin.
Il 18 gennaio Trump ha lanciato la sua memecoin ufficiale $TRUMP, seguita il giorno successivo da quella della moglie Melania.
Dopo un primo momento di euforia, entrambe queste memecoin si sono rivelate deleterie per i trader a medio-breve termine, tanto che la cosa, unita alla scamcoin Libra promossa dal presidente argentino Javier Milei, ha finito per far scoppiare la mini-bolla delle memecoin.
Tutto ciò ha sicuramente contribuito al forte calo recente dei mercati crypto.
Ma c’è dell’altro.
Riguardo le politiche crypto, Trump non ha fatto nulla di negativo per i mercati, ma neanche nulla di concreto e positivo. In molti si attendevano l’annuncio dell’istituzione di una riserva strategica in Bitcoin, ma tale annuncio non c’è ancora stato.
In realtà, però, i problemi principali sembrano essere altri, come evidenziato ad esempio dal prezzo dell’oro che di recente ha fatto segnare i massimi storici salendo per la prima volta della sua storia sopra i 2.900$ l’oncia.
I mercati finanziari temono che, se veramente Trump andasse fino in fondo con le sue minacce sui dazi, questo potrebbe generare una crisi economica mondiale. Ciò sta creando molta paura, anche se in molti sono ancora convinti che il suo sia un bluff solo per cercare di ottenere qualcosa di altro in cambio.
Se tale questione non si risolverà, è possibile che le conseguenze sui mercati crypto continueranno ad essere negative.