Vitalik Buterin ha espresso la sua opinione in merito a tutti i token che rappresentano bitcoin sulla blockchain di Ethereum (ETH).
I'm worried about the trust models of some of these tokens. It would be sad if there ends up being $5b of BTC on ethereum and the keys are held by a single institution.
— vitalik.eth (@VitalikButerin) May 21, 2020
Quello che Vitalik critica, quindi, è la loro centralizzazione, non il progetto in sé, visto anche che alcuni mesi fa lo aveva espressamente richiesto alla comunità.
I'm pro-interoperability. But interoperability can be accomplished with light clients and merkle proofs; a lot of the stuff seems too complex for its own good. Years of theorizing, still no *good* BTC <-> ETH cross chain DEXes….
— vitalik.eth (@VitalikButerin) February 22, 2020
Il commento parte dall’osservazione di un grafico che compara i Bitcoin (BTC) bloccati su Ethereum rispetto a quelli bloccati sulla blockchain di Liquid, mostrando che Ethereum è 2,5 volte più utilizzato rispetto al concorrente.
Buterin sottolinea che il modello che c’è dietro ad alcuni di questi token ERC20 è preoccupante perché mette nelle mani di pochi una liquidità enorme, sia nel bene che nel male: infatti, in questo modo si conferiscono in uno smart contract tutti i bitcoin che poi saranno convertiti in token.
Le preoccupazioni sono fondate perché ci sono alcuni protocolli che non sono del tutto decentralizzati, pensiamo per esempio a wBTC (Wrapped Bitcoin) che ha un sistema confederato e attraverso cui bisogna passare da una procedura KYC (Know Your Customer); tra l’altro di recente è diventato anche collaterale per la stablecoin DAI.
Oppure possiamo vedere anche il recente fallimento dei tBTC, che non sono riusciti a gestire il lancio in mainnet, nonostante il modello fosse più decentralizzato di wBTC.
Ovviamente non tutti i token peggati al bitcoin sono dannosi, infatti ci sono alcune soluzioni che offrono soluzioni più decentralizzate ed economiche in merito alla gestione sia alle firme che agli smart contract stessi, pensiamo ai pTokens che hanno un hardware certificato e protetto che non permette di essere manomesso dall’esterno, e che sono anche facili da utilizzare sulla blockchain di EOS.