I ministri dell’economia dei paesi del G7 oggi potrebbero imporre un nuovo stop a Libra, la criptovaluta di Facebook.
Lo rivela Reuters, che avrebbe avuto accesso a una bozza del documento che sarà analizzato nel corso del meeting. Vi prenderanno parte Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia, Italia e Regno Unito.
Il documento, da una parte apre ai pagamenti digitali per la loro capacità di essere inclusivi. Tuttavia la bozza prosegue imponendo che i sistemi di pagamento debbano essere supervisionati e regolati per garantire:
- Stabilità finanziaria,
- Protezione dei consumatori,
- Privacy,
- Sicurezza.
Senza queste garanzie, il rischio è quello che monete come Libra siano usate per riciclaggio di denaro e finanziamento al terrorismo, o comunque per scopi illegali.
Il G7 colpirà Libra. E le stablecoin?
L’incontro dei ministri del G7 e la loro eventuale risoluzione su Libra, arriva in un momento in cui le stablecoin private stanno crescendo in modo esponenziale. Non c’è solo Libra infatti. Tether, la più usata stablecoin del mercato, ancorata al dollaro USA, ha appunto una capitalizzazione di mercato di 15 miliardi di dollari.
Ad ogni modo, le banche centrali non sono state a guardare né Libra né Tether, né tantomeno la Cina che sta sviluppando la sua valuta digitale.
Forse proprio per rispondere alla sfida delle stablecoin, sembra partita la corsa verso la valuta digitale di stato (CBDC, central bank digital currency).
La Cina sta già facendo dei test e potrebbe rilasciarla entro uno o due anni al massimo (il progetto è utilizzarla già per le olimpiadi invernali di Pechino del 2022).
L’Europa sembra decisa a emettere l’euro digitale. A breve partirà una consultazione pubblica da parte della BCE, ma nel frattempo l’eurozona potrebbe contare sui test che sta facendo la Banca centrale francese. Infatti la Francia in quanto membro della zona Euro, non può emettere una propria moneta.
Diverso il caso della Svezia, perché pur essendo membro dell’Unione Europea, ha mantenuto la corona svedese come moneta, e potrebbe presto emettere la sua e-krona. Che in virtù della libera circolazione dei capitali potrebbe essere usata da tutta l’Unione Europea. Oltre oceano, anche gli Stati Uniti e la Fed studiano il dollaro digitale.
E Libra? Libra continua nel suo progetto insieme alla Libra Association e al team che lavora a Novi, il wallet di Libra. Ma sembra che quando anche il progetto sarà tecnicamente pronto, dovrà affrontare tutte le perplessità degli stati nazionali, ostili ad una moneta privata a portata di smartphone.
Insomma, il team di Libra dovrà tenere duro e cercare di non cedere come Telegram. Anche in questo caso il colosso della messaggistica istantanea voleva emettere una sua criptovaluta, Gram, su una propria blockchain, TON. L’ostilità della SEC e dei regolamentatori USA convinsero Pavel Durov ad abbandonare il progetto.
Libra dovrà avere più tenacia per proseguire la sua missione di portare il sistema finanziario ai cosiddetti unbanked. Altrimenti potrà soccombere alle stablecoin e alle valute digitali di Stato.